Cronaca
Manifattura del Casentino, nuovo raid nella notte: la fabbrica simbolo del Made in Italy smantellata dai ladri pezzo dopo pezzo
Un’altra notte, un altro furto. Alla Manifattura del Casentino, la fabbrica storica dei celebri cappotti in lana ‘panno del Casentino’, i ladri sono tornati a colpire. È il secondo raid in meno di dieci giorni, dopo quello di fine novembre, l’ennesimo episodio di una sequenza che ha trasformato una crisi industriale in una vera e propria emergenza di ordine pubblico.
Lo stabilimento, chiuso da circa due mesi per le difficoltà produttive, è completamente al buio e privo di sistemi di sicurezza attivi. Una condizione che lo rende un obiettivo facile, quasi annunciato. Nello scorso fine settimana, nottetempo ignoti sono entrati ancora una volta dal cancello principale, hanno caricato su un furgone interi fasci di cavi elettrici e sono fuggiti senza incontrare ostacoli. Un colpo rapido, mirato, devastante.
Il danno va ben oltre il valore del rame sottratto. I cavi erano parte integrante degli impianti: senza di essi, molti macchinari non potrebbero essere riavviati, anche nell’ipotesi di una ripresa della produzione. È uno smantellamento sistematico, che rischia di compromettere definitivamente la possibilità di salvare l’azienda.
I titolari parlano apertamente di resa forzata: «Non abbiamo più difese. L’unica soluzione sarebbe dormire in fabbrica. Ci stanno portando via tutto, pezzo dopo pezzo». Nei giorni scorsi avevano provato a proteggere gli accessi con barriere improvvisate di pancali, una misura simbolica più che efficace. I ladri hanno trovato varchi evidenti e sono entrati senza difficoltà.
Le forze dell’ordine stanno indagando e hanno intensificato i controlli nella zona, ma una sorveglianza fissa non è praticabile. Gli investigatori seguono la pista di una banda specializzata nei furti di rame, già attiva in altre aree industriali della Toscana e del Centro Italia. Colpiscono capannoni dismessi o temporaneamente inattivi, sanno dove andare e cosa prendere, agiscono velocemente. Non rubano per rivendere macchinari, ma per smontare il cuore elettrico delle fabbriche.
La vicenda di cronaca si intreccia con una fase di grande incertezza sul futuro. La Regione Toscana ha più volte dichiarato di avere soggetti interessati all’acquisizione o al rilancio, ma a oggi non sono stati ufficializzati nomi né tempi. Intanto lo stabilimento resta fermo, esposto, vulnerabile. E ogni giorno che passa aumenta il rischio che non resti più nulla da salvare.



