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sabato | 23-08-2025

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Indagini dei Nas nella Casa della Salute di Stia dopo il video di protesta contro i farmaci israeliani. Nessun reato accertato

Pratovecchio – Stia (Arezzo) – Sono scattate giovedì mattina le indagini dei Carabinieri del Nas nella Casa della Salute di Stia, struttura poliambulatoriale della Asl Toscana Sud Est. Una pattuglia composta da otto militari ha ispezionato gli spazi sanitari su indicazione della Compagnia dei Carabinieri di Bibbiena, con l’obiettivo di verificare le modalità di conservazione dei medicinali, le date di scadenza e la corretta gestione dei campioni gratuiti. Accertamenti sono stati eseguiti anche sui cestini dei rifiuti. L’ispezione, dalla quale emerge che nessun reato è stato accertato dai NAS presso la Casa della Salute di Stia, arriva a pochi giorni dalla diffusione di un video, girato dalla dottoressa di famiglia convenzionata con la Asl Rita Segantini e dall’infermiera dipendente di una cooperativa Giulia Checcacci,  in cui le due professioniste inscenavano il gesto di gettare nel cestino alcune confezioni di parafarmaci di produzione israeliana. Un’azione simbolica per aderire al boicottaggio lanciato da sanitari toscani contro il genocidio a Gaza, ma che ha rapidamente fatto il giro del web scatenando polemiche.

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Le scuse

Dopo la bufera mediatica, le due operatrici hanno diffuso un nuovo filmato per scusarsi e chiarire la natura del gesto:
«Questo video è per chiedere scusa da parte nostra alle persone che si sono sentite offese dal nostro video e per i modi. Il video faceva parte di una campagna più ampia. I farmaci che sono stati gettati in realtà sono qua, campioni gratuiti, non acquistati con soldi pubblici. Sono integratori di sodio e potassio e salviette. Non li butteremmo mai via, sappiamo che quello non è il corretto smaltimento dei rifiuti. Un gesto simbolico rivolto alla pace, non volevamo offendere nessuno, né coinvolgere la Asl o i colleghi della Casa della salute. Abbiamo finito il lavoro alle 16.30, il video è stato registrato un’ora dopo, quando tutti i compiti erano stati assolti. Ci dispiace tanto per il fraintendimento, chiediamo scusa».

Le due sanitarie hanno ribadito la buona fede, specificando che i prodotti erano “campioni gratuiti” e che il video era stato registrato fuori dall’orario di servizio. «Volevano fare solo un gesto simbolico, un gesto di pace» ha aggiunto l’avvocato Saverio Agostini, che le assiste.

Fazzoletti e integratori israeliani nel cestino, dottoressa e infermiera si scusano: “Gesto dimostrativo, non volevamo offendere nessuno”

Le conseguenze disciplinari

Nonostante le scuse, entrambe rischiano conseguenze sul piano professionale. La Asl Toscana Sud Est ha già avviato un iter disciplinare, mentre l’Ordine degli infermieri e quello dei medici hanno annunciato valutazioni deontologiche.

In una nota ufficiale, la Asl Tse ha precisato:
«Relativamente al video diffuso sui social che mostra due persone all’interno della Casa di Comunità di Pratovecchio Stia mentre gettano scatole di medicinali, la Asl Toscana Sud Est si è già attivata per ricostruire l’accaduto e si riserva di intraprendere ogni azione utile a tutela della propria immagine e del personale che, ogni giorno, opera con impegno, dedizione e correttezza. Le riprese effettuate all’interno di un ambiente aziendale non sono state in alcun modo autorizzate né condivise. Le persone riprese nel video sono un medico di medicina generale e un’infermiera dipendente di una cooperativa».

Anche l’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Arezzo è intervenuto: «Eseguiremo una seria e approfondita valutazione deontologica di quanto accaduto, a tutela dei cittadini e di tutti gli iscritti. Il ruolo professionale non può e non deve mai essere utilizzato per veicolare le proprie personali opinioni, utilizzando i social media come una pericolosa vetrina».

L’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Arezzo (OPI) ha diffuso una nota ufficiale: «L’OPI di Arezzo, in qualità di Ente sussidiario dello Stato, ha il compito istituzionale di vigilare sul rispetto delle norme deontologiche ed etiche contenute nel Codice Deontologico della Professione Infermieristica e, qualora vengano riscontrati comportamenti non conformi, di attivare i procedimenti disciplinari previsti dalla normativa vigente».

L’Ordine ricorda inoltre che il ruolo degli organismi professionali è quello di tutelare la salute dei cittadini e della collettività, garantendo che l’attività infermieristica – sia generale che pediatrica – venga sempre esercitata «con competenza, responsabilità e nel pieno rispetto dei principi e dei valori che caratterizzano la professione». «Questo dovere – sottolinea l’OPI – si estende anche alla comunicazione pubblica, compresa quella digitale».

Posizioni solidali

La FP CGIL Arezzo esprime solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori della sanità che hanno aderito al boicottaggio contro i prodotti dell’azienda farmaceutica Teva, ribadendo che «chi cura la vita non può essere complice della sua negazione».

Gabriella Petteruti, responsabile Sanità FP CGIL Arezzo, sottolinea come il vero scandalo non sia un video simbolico, ma «le oltre 60.000 vittime civili e la privazione sistematica di cibo, acqua e medicinali» a Gaza. La CGIL richiama il dovere etico dei sanitari ad aderire a pratiche non violente di non-collaborazione, come il boicottaggio, per contrastare guerra e apartheid.

Giulia Da Mario, responsabile CGIL Casentino, denuncia la “gogna” mediatica contro chi agisce secondo coscienza e invita a partecipare alla Giornata Nazionale di Digiuno del 28 agosto, per chiedere cessate il fuoco e corridoi umanitari sicuri.

Il sindacato chiede rispetto per le professioniste coinvolte e sollecita che il dibattito pubblico torni a concentrarsi sulle vere atrocità: le vittime civili e la distruzione dei diritti fondamentali.

Sulla vicenda prende posizione anche il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Vincenzo Ceccarelli, che via social denuncia: «In questi giorni sto assistendo al linciaggio nei confronti della dottoressa e dell’infermiera che gettavano presunti farmaci prodotti da aziende israeliane nel cestino. Ora basta. Mi pare sufficiente che l’Asl abbia disposto un’inchiesta interna per comprendere l’accaduto».

Ceccarelli ricorda come le due professioniste abbiano già chiarito e chiesto scusa: «Si è trattato di un gesto simbolico legato al dramma della guerra di Gaza». E aggiunge un affondo: «Vorrei sapere dove fossero e perché si sono improvvisamente svegliati tutti coloro che erano silenti mentre l’esercito di Netanyahu massacrava decine di migliaia di bambini innocenti, come ci dice l’Unicef».

Il capogruppo dem non risparmia critiche a quella che definisce «la logica brutale del tifo che alimenta questa guerra» e conclude: «L’incapacità di distinguere il vero obiettivo rischia di offuscare tutto. L’unico traguardo deve essere il cessate il fuoco immediato e la fine di una strage che ormai tutto il mondo giudica assolutamente inaccettabile».

Sulla vicenda prende posizione anche la Conferenza delle Donne Democratiche – Provincia di Arezzo
La Conferenza delle Donne Democratiche della provincia di Arezzo esprime la propria “solidarietà alla dottoressa Rita Segantini, medico di medicina generale, e all’infermiera Giulia Checcacci della Casa di Comunità di Pratovecchio-Stia, finite al centro di un’inaccettabile gogna mediatica.
L’Azienda sanitaria per cui lavorano ha già avviato le indagini interne e, se necessario, prenderà i provvedimenti opportuni. Non spetta ai social o ai commentatori improvvisati ergersi a giudici: il clima di odio, diffamazione e richieste di licenziamento che si è scatenato è ingiusto e lesivo della dignità personale e professionale delle due operatrici.
Il gesto da loro compiuto – gettare nel cestino campioni gratuiti di prodotti a marchio israeliano, poi recuperati – è stato un atto simbolico di protesta contro il massacro in corso a Gaza. Le due professioniste hanno inoltre chiarito pubblicamente, con un video di scuse, che si trattava di un gesto simbolico e che non vi è stato alcuno spreco di farmaci.
Ciò che colpisce è la sproporzione tra il gesto e la violenza mediatica subita: un accanimento che non solo mette a rischio la loro reputazione e il loro lavoro, ma pesa anche sulle loro famiglie e sulla loro salute. Episodi del genere ci ricordano quanto facilmente la macchina dell’odio possa diventare devastante, fino a conseguenze estreme.
Concordiamo pienamente con la valutazione del Consigliere regionale Vincenzo Ceccarelli, che ha espresso solidarietà e sostegno alle due professioniste, ribadendo come sia necessario difendere la loro dignità e professionalità.
Come Conferenza delle Donne Democratiche ribadiamo la nostra vicinanza e sostegno alla dottoressa Rita Segantini e all’infermiera Giulia Checcacci e chiediamo che l’attenzione torni al tema che esse hanno voluto sollevare: la necessità di fermare il massacro a Gaza.
Un gesto simbolico di coraggio non può trasformarsi in una condanna pubblica. La realtà e la solidarietà prevalgono sulla manipolazione e l’odio”.