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martedì | 06-05-2025

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Crac Ciet, 2 anni e 4 mesi per Mancini. Assoluzione su filone Arezzo calcio. L’ex presidente: “Soddisfatto” Ar24Tv

Dopo la Camera di consiglio al Tribunale di Arezzo, il primo commento di Piero Mancini, a capo della Ciet ed ex presidente dell’Arezzo calcio, alla lettura della sentenza di condanna a due anni e quattro mesi per il fallimento del Gruppo, avvenuto nel 2013, una bancarotta da 62 milioni di euro. Un impero nato ad Arezzo, tra Ciet, Mbf e Flynet, con oltre 3mila dipendenti in tutta Italia e decine di milioni di fatturato all’apice della massima espansione. E a salvare le sue aziende ha sempre pensato Mancini: “Soddisfatto che il Giudice abbia ben visto il nostro comportamento, il tempo per resistere e tutto quello che abbiamo impiegato per tentare di salvare il Gruppo. Non ce l’abbiamo fatta, ma quello che abbiamo fatto lo abbiamo fatto a vantaggio delle aziende e degli operai. Niente altro“. Pena praticamente dimezzata quella emessa dal Giudice Filippo Ruggiero, rispetto alle richieste di condanna a 5 anni del pm Marco Dioni. Piero Mancini è stato condannato a due anni e quattro mesi per aver omesso di dichiarare come redditi nel corso degli anni circa 1,4 milioni di euro sottratti a Ciet, assolto per 8 dei 9 capi d’imputazione. I legali hanno già annunciato il ricorso in appello. Due anni di condanna, con sospensione della pena, per Paolo Grotti, uno degli amministratori del gruppo Ciet, assoluzione per Augusto Sorvillo, Giovanni Cappietti e Jessica Mancini, questi due ultimi assistiti dall’avvocato Luca Fanfani. Mancini è stato assolto per il filone legato all’Arezzo calcio, 13 milioni passati dal Gruppo e finiti ad Arezzo Immagine, società amaranto. Tutto legittimo per il Giudice. Piero Mancini ricorda: “Sull’Arezzo ho avuto così tante amarezze, come quella del lodo, calunnie nei nostri confronti. Eravamo stati accusati di illeciti sportivi, ma non c’è stato mai niente. Per avere ragione, bisogna trovare un Giudice che te la dà. E io ho avuto ragione e sono soddisfatto“. Di “parziale soddisfazione” parla Maurizio Canfora, del pool di avvocati difensori di Piero Mancini: “La sentenza ci ha soddisfatti quasi del tutto, perché Mancini è stato riabilitato come imprenditore, ha dimostrato che ha fatto sempre cose fatte bene in questi quarant’anni di attività professionale ed è stato assolto su tutti i capi d’imputazione ad eccezione di un capo d’imputazione che è assolutamente discutibile per come è arrivata fuori la condanna, perché Mancini è già stato assolto per questo stesso fatto con sentenza passata in giudicato dal Tribunale di Arezzo. Per cui siamo convinti che in appello riusciremo a riformare questo capo d’imputazione. Abbiamo cercato di dimostrare che il fallimento è intervenuto per fattori che sono non imputabili al commendatore (Mancini, ndr), che ha, con tutte le sue forze, tentato di mantenere i livelli occupazionali fin quando è stato possibile e non ha mai abbandonato la nave. E questo è un merito che la città deve riconoscere. Ha dedicato tanto del suo tempo alla squadra di calcio e fatto sì che l’Arezzo calcio avesse prestigiosi riconoscimenti sportivi. E’ stato il presidente che ha condotto la società fino alla Serie B, purtroppo poi calciopoli e i fatti ben noti (stagione 2006/2007, con l’ingiusta penalizzazione e relativa retrocessione per Calciopoli ndr) ma Mancini ne era completamente estraneo“. 

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