Ha fornito i dettagli di un presunto (almeno finora) reato e ha scelto di farlo tramite il social network più popolare, Facebook. Francesca Acquisti, 27 anni, residente a Sansepolcro, si trovava sabato mattina alla stazione di Arezzo, quando avrebbe assistito a insulti e calci nei confronti di due giovani senegalesi. Francesca ha dettagliato i fatti e lanciato precise accuse tramite social network, attraverso un post che nelle ultime ore ha ricevuto centinaia e centinaia di interazioni.
Siamo riusciti a contattare Francesca, che nonostante le pressioni di queste ultime ore, ha risposto.
Francesca, tutto vero? “Tutto vero“
Abbiamo chiesto perchè ha scelto un post su Facebook per rendere pubblico il tutto: “Ho provveduto ad agire come ritenevo opportuno e utilizzerò quello che avrò nelle sedi che ritengo più appropriate e qualora ce ne sarà bisogno, indirizzando chi ha subito il reato in oggetto a denunciare ciò che ha subito sia innanzi all’Autorità competente sia innanzi alle reti di comunicazione“.
Ci sono dubbi sulla veridicità dei fatti narrati, può fornirci altri dettagli? “Ogni altro dettaglio verrà comunicato dai protagonisti della vicenda nelle sedi opportune. La ringrazio ancora”.
Dalle dichiarazioni della Acquisti, emerge che sta sollecitando i diretti interessati a sporgere denuncia. Parla inoltre di “materiale che avrò”, forse si tratta di un video che qualcuno avrebbe registrato e che potrebbe supportare il suo racconto.
L’antefatto: un giovane senegalese di nome Paul, a bordo di un autobus proveniente da Pieve al Toppo, è stato sottoposto a un controllo del biglietto ed è`risultato non in regola. Per emettere la sanzione, il controllore gli avrebbe chiesto i documenti, ma Paul si sarebbe rifiutato. L’operatore Tiemme ha chiesto quindi l’intervento della polizia in Piazza della Repubblica ad Arezzo. È qui che sarebbero avvenuti i fatti, narrati da Francesca nel suo post.
Tiemme ha fatto scattare un’indagine interna, sentendo i quattro controllori presenti in Piazza della Repubblica. Secondo informazioni assunte, confermerebbero di avere sanzionato un giovane senegalese, ma smentirebbero i fatti di violenza ricostruiti dalla giovane. Anche la Questura sta svolgendo le opportune verifiche e accertamenti sui fatti denunciati da Francesca.
Massimiliano Dindalini, presidente Tiemme, in proposito ci ha dichiarato: “La vicenda, se confermata, sarebbe di una gravità assoluta. In questo momento stiamo facendo le opportune verifiche, con la massima attenzione e il massimo scrupolo“
Il testo integrale del post di Francesca:
“Questa mattina mi trovavo ad Arezzo, comune toscano di circa 100 mila abitanti.
All’autostazione mi imbattevo in quattro carabinieri, due volanti della polizia e cinque addetti al controllo dei titoli di viaggio all’interno dei bus.
Tutti quanti stavano bloccando un giovane ragazzo alla discesa dell’autobus per presunta violazione e trasgressione delle regole, per possesso di un titolo di viaggio non valido.
Dopo un controllo effettuato iniziavano urla e violenza contro il ragazzo che provava a difendersi verbalmente in inglese. L’impossibilità di comunicazione sia in in lingua italiana che inglese da parte del personale addetto al controllo in veste di pubblico ufficiale, carabinieri e polizia, costringeva il ragazzo a chiedere aiuto.
Mi accingevo ad aiutarlo.
Versava in uno stato di smarrimento e shock tra le grida che lo accerchiavano: “negro di merda, impara l’italiano, sudicio, fai schifo, sei un cane…”.
Constato che aveva un titolo idoneo al viaggio che aveva effettuato, che la sua condotta risultava regolare e che era stato sequestrato dal controllore presente nel bus fino all’autostazione di Arezzo, dove veniva portato e bloccato per esibizione dei propri documenti e generalità.
La situazione si è protratta per 45 minuti, dopo la quale hanno lasciato andare il giovane ragazzo di nome Paul.
Paul in lacrime mi dice di essere senegalese, di non avere più una famiglia e che stava viaggiando per andare al lavoro quando un tipo dal comportamento molto arrogante gli chiedeva nell’autobus di esibire il biglietto e, non contento, di fare lo stesso con i suoi documenti.
Paul ha continuato a raccontarmi, dicendomi di essere stato bloccato dallo stesso controllore e di essere stato portato ad Arezzo per essere identificato.
Il resto l’ho già raccontato.
Dopo questo episodio, vedo chiedere ad un altro ragazzo da altri due controllori, alla stessa fermata dell’autobus, l’esibizione dei propri documenti.
Vedo il ragazzo rifiutarsi e un attimo dopo il ragazzo a terra preso a calci coperto dalle urla: “negro di merda, dovete stare a casa…”. E’ passata un’ora dagli episodi, i ragazzi se ne sono andati rialzandosi da terra fisicamente e moralmente e io sto aspettando ancora un autobus perché nel frattempo la viabilità di una tratta si è interrotta a causa di presunti problemi alla circolazione.
I controllori sono ancora qua, i carabinieri e la polizia se ne sono andati e sono intervenuti solo nei confronti di chi la violenza l’ha subita. Loro mi guardano e mi additano mentre sono seduta in una panchina ad aspettare l’autobus.
Parlano sottovoce ma sento tutto: “quella puttanella che ha intralciato il nostro lavoro, dovrebbe morire insieme a tutti questi neri di merda…” dicono altre cose ma mi vergogno a ripetere”.
Non sono solita scrivere post di questo genere, ho visto tante cose brutte in questo mondo ma mai come stamani mi sono in prima persona vergognata di essere italiana, di far parte di uno stato come quello in cui vivo e anche di un mondo avvolto dalla violenza, dal razzismo, dall’ignoranza e dagli stereotipi.
Mi sento totalmente indifesa e non oso immaginare chi, meno fortunato di me, adesso non andrà a casa per sentirsi meglio, perché una casa l’ha persa e l’ha lasciata, come Paul e altri mille ragazzi, ragazze, uomini, donne e bambini.
In questa era digitale e’ potente quella che si chiama comunicazione e diffusione dell’informazione digitale.
Spero che quello che ho raccontato, privo di distorsioni da ciò che è realmente accaduto, possa essere diffuso e possa essere importante per una riflessione personale e sociale”.
La Acquisti, ancora su Facebook, commenta i messaggi ricevuti nelle ultime ore: “Oggi mi chiedo ancora più di prima in che mondo viviamo, in cui l’odio sia verbale che fisico dilaghi a più non posso. Mi sono soffermata a pensare alle vostre critiche e alle vostre accuse, offese e cattiverie che mi avete rivolto. Ho pensato poi a cosa fosse successo se difronte a tutto questo ci fosse stato qualcuno di più piccolo, più sensibile e più emotivo. Mi sono sempre chiesta leggendo fatti di cronaca giornalieri come si possa arrivare anche al suicidio difronte alle calunnie dopo la condivisione di qualsiasi messaggio privato in un canale digitale come Facebook. Non è il mio caso ovviamente, certi vostri messaggi mi intristiscono molto e mi disorientano ma non mi fanno male. Mai come ora peró capisco il mondo in cui viviamo che è molto diverso da quello che pensavo e speravo. La cattiveria si sparge, l’odio dilaga, l’ignoranza si diffonde nella parola e nei gesti non facendo più spazio a sentimenti diversi come la pace, la condivisione, l’altruismo, l’amore, la solidarietà, il rispetto, il senso di legalità e cultura ecc ecc ecc. Ho pubblicamente raccontato un fatto successo, a mio avviso gravissimo. Il racconto e’ stato più volte distorto e arricchito di falsi messaggi ed ideologie. Tutto questo è terribilmente inaspettato“.