Cronaca
Alberoro, morte e intossicazione dopo la disinfestazione: c’è un indagato, un superperito al lavoro
			C’è un indagato nell’inchiesta aperta dalla Procura di Arezzo sulla morte della donna di 66 anni stroncata da un malore improvviso lo scorso 26 ottobre nella sua abitazione di Alberoro, nel comune di Monte San Savino e sulla grave intossicazione del marito, un imprenditore orafo di 69 anni, da poco dimesso dall’ospedale San Donato.
Il pubblico ministero Marco Dioni ha iscritto nel registro degli indagati, come atto dovuto, il titolare della ditta specializzata nella disinfestazione antitarlo che aveva eseguito un intervento nella villa dei coniugi pochi giorni prima della tragedia. L’iscrizione serve a consentire lo svolgimento degli accertamenti tecnici e delle verifiche all’interno dell’abitazione, tuttora sotto sequestro.
Le indagini e gli accertamenti in corso
Come riferito dal Corriere di Arezzo, nei prossimi giorni verrà affidato l’incarico a un perito tossicologo, individuato in Luca Morini, attuale Vice-presidente del Gruppo Tossicologi Forensi Italiani (GTFI), professore dell’Università di Pavia, che dovrà analizzare in laboratorio le provette contenenti i campioni di sangue e urine dell’uomo, prelevati durante la degenza al San Donato.
“L’obiettivo – spiegano fonti investigative – è verificare se vi sia un nesso tra le sostanze rinvenute nell’organismo e il prodotto utilizzato per la disinfestazione.”
Solo se i risultati dovessero confermare la presenza di sostanze tossiche riconducibili al trattamento antitarlo, sarà valutata la possibilità di disporre l’autopsia sulla salma della donna, che nel frattempo è stata sepolta lo scorso 28 ottobre nel cimitero di Montagnano.
Il sospetto: possibile avvelenamento accidentale
Secondo quanto emerso, i Vigili del Fuoco hanno già effettuato un sopralluogo nella casa, posta sotto sequestro dopo la morte della donna e il malore del marito, raccogliendo campioni e materiali per ulteriori analisi. L’attenzione è puntata su un prodotto a base di solfuro di magnesio, sostanza comunemente impiegata nei trattamenti antitarlo, ma che – in ambienti non correttamente areati – può sviluppare vapori potenzialmente nocivi.
Le travi e i mobili trattati si trovavano in una stanza attigua alla camera da letto dove la 66enne dormiva. Gli inquirenti vogliono ora chiarire se siano state adottate tutte le cautele previste, come la bonifica dei locali e l’eventuale divieto di accesso per almeno 48 ore, oltre ad un uso congruo della sostanza.
“Le verifiche dovranno accertare se il prodotto fosse conforme agli standard di sicurezza, se i quantitativi impiegati fossero corretti e se la famiglia fosse stata adeguatamente informata sui tempi di rientro nell’abitazione”, spiegano fonti vicine all’inchiesta.
La ricostruzione
Tutto è iniziato domenica 26 ottobre, quando la donna ha accusato nausea e vomito improvvisi. Nonostante i tentativi di soccorso, è deceduta in breve tempo.
Il marito, anche lui colto da malore, si è recato al pronto soccorso ma, non ritenendo gravi i sintomi, è stato dimesso. Due giorni dopo ha partecipato ai funerali della moglie.
Il giovedì successivo, però, le condizioni dell’uomo sono peggiorate: nuovi sintomi, questa volta più gravi, hanno portato al ricovero in codice rosso. Solo allora i medici hanno ipotizzato un’intossicazione legata a sostanze presenti in casa.
La ditta e le verifiche sulle procedure
La ditta incaricata del trattamento, con sede in Valtiberina, è regolarmente autorizzata e vanta una lunga esperienza nel settore. Tuttavia, la Procura vuole verificare nel dettaglio modalità, prodotti e tempi di esecuzione del lavoro.
L’iscrizione nel registro degli indagati del legale rappresentante – misura definita “atto dovuto e non indice di colpevolezza” – consente di garantire le verifiche tecniche in contraddittorio, come previsto dalla legge.
Le indagini della Procura
La famiglia dell’imprenditore orafo, padre di due figlie, vuole che venga fatta piena chiarezza su quanto accaduto, per capire se alla base della tragedia possano esserci state omissioni, errori o negligenze. L’inchiesta, condotta dal sostituto procuratore Marco Dioni, è supportata dagli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Arezzo, incaricati di raccogliere testimonianze e riscontri tecnici.
“Sarà un’indagine lunga e meticolosa – spiegano fonti giudiziarie –. Solo i risultati delle analisi tossicologiche potranno chiarire se la morte della donna e il malore del marito siano effettivamente riconducibili a un avvelenamento accidentale.”





