Handicap, ragazzi trasferiti. I genitori: “Un trauma, ridateci Il Veliero”

“Che le istituzioni cittadine ci aiutino a riportare i nostri ragazzi al Veliero”. Lancia un appello Massimo Aliverti, presidente dell’associazione valdarnese genitori ragazzi handicappati e la sua speranza è che non possa cadere nel vuoto. Dallo scorso 27 maggio i 28 ragazzi diversamente abili con patologie medio-gravi sono stati trasferiti dalla struttura diurna presente al Pruneto di San Giovanni in un’altra di Montevarchi in Via Piave, ben più piccola e senza un minimo spazio esterno che possa permettere di stare all’aria aperta. Tutta colpa di una gara d’appalto persa: a uscire vincitrice è stata la Cooperativa Lego di Montevarchi, che ha così preso la totale gestione del servizio e deciso di trasferire i ragazzi lontano da quell’edificio di ben 1600 metri quadrati, con otto stanze al suo interno e uno spazio verde di grandi dimensioni per fare attività ludiche e tante altre iniziative da oltre 30 anni a questa parte. “Ci sono delle persone – afferma Aliverti – che sono entrate al “Veliero” a 15 anni e oggi che ne hanno 50 prendono sempre parte al centro diurno. Pensate il trauma nel doversi spostare in un’altra struttura senza spazio esterno ma solo marciapiedi e circondato da due strade di scorrimento”. Aliverti poi aggiunge: “In pratica si è tenuto conto più del maggiore ribasso nell’offerta economica che della storia della nostra Associazione, della nostra esperienza maturata, della struttura che possediamo”. L’associazione genitori ragazzi handicappati è divenuta proprietaria dell’immobile precedentemente in concessione il 30 dicembre del 2013, in cambio di un terreno nella zona del Fedini che andò a favore dell’allora amministrazione Viligiardi e sono andati avanti da sempre tantissimi lavori come bricolage, ceramica, pittura, libera espressione, falegnameria, laboratorio multimediale, attività di rilassamento e giardinaggio, la produzione di oggetti di artigianato nonché l’importante parte ginnico-motoria del laboratorio musicale e tantissimo altro ancora. Tutto in funzione dell’integrazione e del percorso di crescita nella vita di tutti i giorni. Ora questo repentino cambio di programma. Il massimo esponente dell’associazione che presiede ormai da anni, chiede un aiuto all’istituzioni: “Riteniamo grave – conclude Aliverti – che dopo tanti anni di attività svolta a San Giovanni in un immobile che nel tempo è stato adeguato alle normative con investimenti importanti si sia arrivati alla sua chiusura ed auspichiamo che le istituzioni cittadine possano far qualcosa per non disperdere un patrimonio che è ormai parte della città e del Valdarno”.