Eccidio della Fontaccia, la memoria che ci unisce, contro ogni guerra

Castiglion Fibocchi – Ogni anno, l’11 luglio, la collina della Fontaccia si riempie di silenzio. Un silenzio profondo, che non nasce dall’assenza, ma dalla presenza viva del ricordo. A 81 anni dall’eccidio nazifascista del 1944, Castiglion Fibocchi ha rinnovato anche quest’anno il proprio impegno di memoria e di civiltà, ricordando i 14 concittadini innocenti brutalmente uccisi in quel tragico giorno.
In un tempo in cui la parola “guerra” è tornata a riempire le cronache quotidiane – dall’Europa dell’Est al Medio Oriente – la commemorazione ha assunto un valore ancora più forte. Non è solo un dovere verso il passato: è un appello al presente, una responsabilità condivisa, un monito collettivo.
Accanto al sindaco Marco Ermini, hanno preso parte alla cerimonia, oltre ai Consiglieri e Assessori del Comune di Castiglion Fibocchi, il Consigliere regionale Marco Casucci, il Consigliere comunale di Arezzo Mattia Delfini, il Vicesindaco di Loro Ciuffenna Cinzia Santini, l’Assessore del Comune di Capolona Daniele Pasqui, le rappresentanze dell’ANPI (sezioni provinciale e comunale), dell’Associazione Combattenti e Reduci di Guerra, molte associazioni del paese e un folto gruppo di cittadini e cittadine. Il gonfalone della Provincia di Arezzo, decorato con Medaglia d’Oro al Valor Militare, ha impreziosito la cerimonia, simbolo visibile dell’impegno delle istituzioni nella conservazione della memoria storica.
Il sindaco Marco Ermini, nel suo intervento, ha ricordato che l’eccidio della Fontaccia non fu un episodio isolato. In quell’estate del 1944, tutto il territorio fu teatro di stragi: 212 morti a Civitella il 29 giugno, 31 a Oreno il 6 luglio, 78 a San Polo il 14 luglio, e tanti altri episodi di violenza e distruzione. Un dolore diffuso, che ancora oggi vive nella memoria delle famiglie e nei racconti tramandati di generazione in generazione.
Ma il cuore del messaggio non è stato solo rivolto al passato. Il sindaco ha invitato a non ridurre queste commemorazioni a un gesto rituale, ma a farne un’occasione viva di consapevolezza, soprattutto per le nuove generazioni. La guerra è il più grande fallimento dell’uomo e della politica, ha sottolineato, ricordando l’articolo 11 della Costituzione italiana, che sancisce il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie. La memoria, dunque, come impegno concreto e quotidiano per la libertà, la democrazia, la dignità umana.
Sulla stessa linea il messaggio del consigliere regionale Marco Casucci, che ha ricordato come memoria, attesa e speranza siano elementi inscindibili nel cammino di una società che vuole cambiare in meglio. Non può esserci speranza senza una memoria viva, coltivata e condivisa da chi aspira a un futuro più giusto, più umano, più consapevole.
La cerimonia si è svolta in un clima di partecipazione intensa e composta, accompagnata nei momenti più solenni dalle note del Silenzio e dell’Inno nazionale, suonate alla tromba dal Professor Maurizio Pasqui, che hanno dato voce all’emozione collettiva.
A rendere ancora più significativo l’appuntamento, una semplice celebrazione religiosa, che ha unito i presenti in un momento di raccoglimento spirituale, senza clamori, ma ricco di significato.
L’81° anniversario dell’eccidio si è concluso tra i cipressi della collina, davanti al monumento che custodisce i nomi delle vittime. Tra i fiori deposti, il silenzio ha parlato forte. Ha parlato alle coscienze, ai cuori, alle generazioni che verranno. E ha ricordato che fare memoria non è un gesto del passato, ma una scelta del presente.
Una scelta di pace, di rispetto, di responsabilità.