Attualità
Casa del Vento esclusa da iniziativa Arci: la band aretina chiede chiarezza
L’evento di raccolta fondi di domani, 19 dicembre, al CAS di Indicatore di Arezzo, nasce da una proposta della band aretina, poi estromessa dall’organizzazione: «Sosteniamo l’iniziativa, ma difendiamo la nostra dignità»
Il prossimo 19 dicembre al CAS di Indicatore si terrà un’iniziativa di raccolta fondi per il progetto TOM – Tutti gli Occhi sul Mediterraneo, promossa da Arci Arezzo. Un’iniziativa di solidarietà che la Casa del Vento considera meritoria e che continuerà a sostenere senza riserve.
Tuttavia, la band aretina si vede costretta a intervenire pubblicamente per chiarire le circostanze che hanno portato alla propria esclusione dall’evento, nato originariamente da una loro proposta condivisa con la Presidenza Arci di Arezzo e successivamente riorganizzato senza il loro coinvolgimento, con evidenti imbarazzi anche tra gli ospiti invitati.
Una scelta mai spiegata nel merito, che rende necessaria una presa di posizione che ospitiamo, volta esclusivamente a tutelare l’onorabilità, la storia e il ruolo culturale della Casa del Vento nella città di Arezzo.
Nemo propheta in patria. Arci Arezzo vs. la Casa del Vento…che brutta figura!
Premessa: un paio di mesi fa, durante lo sciopero a sostegno della Global Sumud Flotilla, incontriamo la Presidente dell’Arci di Arezzo. Poiché nell’imbarcazione Karma del progetto Arci TOM (Tutti gli Occhi sul Mediterraneo) c’erano 2 nostri cari amici attivisti dell’Arci nazionale coi quali siamo stati in contatto fino a poche ore prima del loro arresto da parte delle autorità israeliane, proponiamo alla Presidente dell’Arci di invitarli ad Arezzo, una volta rilasciati, per una iniziativa. Ci proponiamo di provvedere alla loro ospitalità (sono appunto cari amici) e ci offriamo di portare un piccolo contributo musicale (giusto qualche canzone, non un vero e proprio concerto), ovviamente a titolo completamente gratuito. La Presidente dell’Arci ci dice che anche lei aveva pensato ad una iniziativa simile, perciò accoglie positivamente la proposta e, qualche giorno dopo, ci comunica il luogo (che Arci mette a disposizione) e la data (il 19 dicembre). Poi, stranamente, non veniamo più aggiornati sull’organizzazione dell’evento e, un paio di settimane fa, la Presidente Arci di Arezzo comunica ai due ospiti che la nostra presenza non era gradita e che la serata si sarebbe tenuta come previsto, ma senza di noi. Uno dei due, incredulo e in grave imbarazzo, addirittura sceglie di non partecipare, esprimendoci così la sua solidarietà. Noi restiamo ovviamente basiti, soprattutto quando la Presidente di Arci ci spiega che la nostra esclusione rispondeva alla necessità di «accogliere le sensibilità e le istanze di ogni attore dell’iniziativa», visto che l’evento è stato organizzato assieme «a una rete di partner cittadini». Restiamo ancora più basiti. A chi diamo tanto fastidio? E perché? Abbiamo rivolto queste due semplici domande all’Arci di Arezzo, ma ancora non siamo riusciti ad avere una risposta. Sia chiaro: non abbiamo certo la pretesa che la nostra musica piaccia a tutti; e chi non la apprezza fa benissimo a non coinvolgerci. Ma il fatto che qualcuno si sia dato pena di imporre alla Presidente dell’Arci la nostra esclusione da un evento proposto da noi stessi, ci pare questione che va ben al di là dei gusti musicali. Suoniamo da oltre trent’anni, abbiamo inciso più di una dozzina di dischi e collaborato con star di prima grandezza come Patti Smith. Non sarà la mancata partecipazione ad un’iniziativa di solidarietà – che avrà comunque il nostro sostegno, come ogni altra che si leverà per denunciare il genocidio del popolo palestinese – a cambiare il nostro curriculum musicale. In questi trent’anni, però, abbiamo portato in giro per l’Italia (e anche un po’ d’Europa) le storie della nostra terra: storie di Resistenza, di lavoro, di solidarietà, di antirazzismo. Che piaccia o no, nel nostro piccolo, siamo un’istituzione culturale cittadina con una credibilità riconosciuta a livello nazionale. Nemo propheta in patria, si dice. Ma almeno il rispetto, crediamo, sia dovuto.
La Casa del Vento.

