Attualità
4 novembre: ogni nome inciso nella pietra è un sussurro che ci chiede di non dimenticare
Scorrendo gli elenchi dei caduti della Prima Guerra Mondiale a Castiglion Fiorentino, come in ognuno degli oltre 8.000 comuni italiani, ciò che colpisce è la loro età.
La maggioranza erano ragazzi poco più che ventenni.
Nel leggere quei nomi immagini i loro volti e tocchi con mano cosa significhi davvero una generazione perduta: oltre 600.000 morti.
Nessun futuro. Sogni spezzati. Speranze scomparse.
Oggi, insieme al doveroso omaggio ai caduti e alle Forze Armate, non ricordiamo la guerra, ma la pace.
In un mondo che torna a parlare di conflitti non solo come possibilità, ma quasi come certezza, la memoria di quei giovani ci chiede di scegliere un’altra strada.
Di fronte alla sprezzante prepotenza dei signori della guerra, dobbiamo chiederci:
“È questo il futuro — o meglio, il non-futuro — che vogliamo per i nostri figli, per i nostri nipoti?
Un’altra generazione inghiottita dalla storia, inabissata nella nebbia del silenzio?
O una generazione che custodisca la memoria, ma scelga la pace?”.




