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lunedì | 05-05-2025

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“Typomachia”, Gianni Gaggiani esplora: “La scrittura non è più ad esclusivo appannaggio degli umani”

Fino al 10 luglio il Palazzo Comunale di Cavriglia ospita questa mostra che rappresenta un vero e proprio progetto artistico.  Sabato 10 maggio alle ore 18 si svolgerà l’inaugurazione della mostra “Typomachia” a cura di Gianni Gaggiani, che rimarrà visibile fino al 10 luglio all’interno del Palazzo Municipale.

Typomachia è un progetto artistico nato a fine 2022, quando il mondo si è improvvisamente accorto che, con l’uscita di ChatGPT, l’AI non era una tematica relegata alla sola fantascienza o un sofisticato strumento ad appannaggio di una ristretta élite di tecnocrati, bensì una concreta e tangibile realtà alla portata di tutti. In quello straordinario – e per certi versi sorprendente – periodo, e grazie ai LLM (Large Language Models), è stato possibile sperimentare l’incredibile potenza di questi sistemi di intelligenza artificiale accorgendosi che, per la prima volta da diversi millenni a questa parte, un tratto distintivo della nostra specie, ovvero la scrittura, non era più a nostro esclusivo appannaggio.

Potenti server in tutto il pianeta, infatti, attraverso la forza bruta del supercalcolo, sono in grado di generare testi ricchi, complessi e articolati come e meglio di ciascuno di noi, il tutto a una velocità che il genere umano non può neanche immaginare.

Da questa sconcertante presa di coscienza è nata l’idea di rimettere tutto in gioco, di ripensare la scrittura, quasi ripartendo da zero, dai suoi elementi basici, dalle parole, dalle lettere, dai segni che – come gli atomi per la materia – costruiscono e costituiscono i significanti del nostro sapere.

Per farlo è stato naturale partire dagli incipit di alcuni tra i più famosi romanzi della nostra storia e, come in un laboratorio di fisica sperimentale, farli “scontrare” tra di loro come si farebbe con gli atomi in un acceleratore di particelle, nel tentativo di coglierne una più intima essenza.

Attraverso una tecnica mista, fatta di elaborazione grafica, plexiglas e pittura più tradizionale, il segno con il quale familiarizziamo fin da bambini viene mischiato, fuso, incastrato e amalgamato, facendo in sostanza “combattere i tipi”, costringendoli a riconsiderare anche il loro spazio bidimensionale e, grazie all’uso delle trasparenze del plexiglas, a scoprire e prendere coscienza della terza dimensione.

Una mostra avveniristica, dunque, ma anche estremamente sofistica ed affascinate.

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