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lunedì | 05-05-2025

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La Gioconda? Niente a che vedere con Ponte Buriano. Paesaggio lombardo e Monnalisa napoletana

Quella forma a schiena d’asino e sette archi (più uno interrato) di epoca romanica che spezzano l’Arno nel punto in cui «torce il muso» ad Arezzo (distante pochi km) scegliendo di dirigersi non a Sud, verso Roma, ma a Ovest per sfociare nel Tirreno, dopo essersi lasciato dietro Firenze, Empoli e Pisa e quel panorama, sono sempre stati alle spalle della Gioconda, il capolavoro di Leonardo Da Vinci conservato al Louvre di Parigi. Che dire poi dell’enigmatica Monna Lisa? Toscana, di sicuro.

Ops, niente di tutto questo.

Nuove teorie sono pubblicate nel volume “Le radici umbre del genio”, dello studioso dell’arte Luca Tomio: da recenti ricerche, emergono nuove teorie su paesaggio e identità della famosa Monna Lisa, protagonista del quadro più celebre al mondo, la “Gioconda” di Leonardo da Vinci oggi conservata al Louvre di Parigi. 

A 500 anni di distanza dalla sua morte, il genio toscano continua a far parlare di sé. L’ipotesi riguarda l’identità della celeberrima Monna Lisa.

Secondo Luca Tomio, infatti,  all’età di 21 anni Leonardo non si trovava in Toscana come si è fin qui ritenuto, ma in Umbria, dove disegnava paesaggi francescani tra Terni e Rieti.

Partendo da questo dato, cioè dalla presenza in Umbria del genio, il professor Carmelo Petronio, geologo della Sapienza di Roma, ha realizzato un’analisi geomorfologica nel disegno degli Uffizi, dove è stata riconosciuta la Valle di Terni.

Con lo stesso metodo applicato al paesaggio della Monna Lisa, si è scoperto che non si tratta di paesaggi toscani, ma quello tipico montagnoso delle Prealpi lombarde.

A seguire, grazie a riscontri topografici e geografici, nella Gioconda è possibile scorgere a destra la Valle dell’Adda ripresa a volo d’uccello dalla Forra di Paderno fino alla confluenza nel Lago di Lecco e a sinistra le formazioni calcaree tipiche dei monti lecchesi, con in primo piano il Resegone e in evidenza il Pizzo d’Erna e il Canalone della Rovinata.

Insiste lo studioso: “Dall’analisi della copia del dipinto conservata al Prado, identica e perfettamente ripulita, sono emersi due fatti che ci permettono di datare e collocare l’esecuzione della Monna Lisa a Vaprio d’Adda tra la fine del 1511 e i primi mesi del 1512. Questi elementi fanno convergere l’esecuzione delle due Monna Lisa, quella del Louvre e la copia del Prado, al soggiorno di Leonardo e del suo allievo nella Villa Melzi di Vaprio d’Adda, a partire dal dicembre 1511”.

Secondo Tomio,  la figura velata a lutto che compare sullo sfondo dei baluardi a nord del Ducato di Milano e dipinta a Vaprio d’Adda tra il 1511 e il 1512, non può che essere Isabella d’Aragona Sforza. Madre del Duchetto e defraudata del titolo di duchessa dalla politica spregiudicata di Ludovico il Moro, Isabella portava il velo a lutto dalla morte del duca e consorte Gian Galeazzo Maria nel 1494. Quando Paolo Lomazzo vide il dipinto della Monna Lisa a Fontainebleau, la definì la “Monna Lisa napoletana“, poiché Isabella d’Aragona era nipote del re di Napoli.

I misteri intorno alla Gioconda e al genio di Vinci restano tutti, ma per noi dietro alla Gioconda c’è Ponte Buriano

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