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martedì | 19-08-2025

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L’opera “Contrasto 59-2V” esposta alla Piancoteca di Castiglion Fiorentino

Presentata domenica 26 giugno, alla presenza (tra gli altri) della professoressa Federica Chezzi, dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, l’opera Contrasto 59-2V di Emilio Vedova, la tela che fa parte della collezione privata del Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. «Grazie all’intervento della professoressa Ghezzi abbiamo potuto approfondire e conoscere più da vicino l’artista che è stato una delle figure centrali anche nel dibattito politico dell’epoca con la sua partecipazione alla lotta di liberazione», spiega l’assessore alla Cultura, Massimiliano Lachi.

Grazie alla collaborazione con il Mart è nata la collaborazione che ha prodotto, appunto, all’esposizione “Contrasto 59-2V” di Emilio Vedova che viene ospitata presso la Pinacoteca Comunale di Castiglion Fiorentino fino al 18 settembre.

Emilio Vedova nasce il 9 agosto 1919 a Venezia, autodidatta di formazione, comincia a lavorare sin da giovane per guadagnarsi da vivere. Nel 1941, rientrato a Venezia, ottiene uno studio dalla Fondazione Bevilacqua La Masa e si avvicina ai circoli antifascisti italiani. Nel 1942 espone al Premio Bergamo e aderisce al gruppo di Corrente a Milano.

Negli anni della guerra partecipa alla Resistenza e alla fine del conflitto è attivo nei principali gruppi di tendenza per il rinnovamento artistico nazionale. Nel 1951 espone per la prima volta a New York alla Galleria Viviano mentre l’anno successivo è alla Biennale di Venezia presentato da Lionello Venturi nel Gruppo degli Otto, ala astratta distaccatasi dal Fronte Nuovo delle Arti. Il linguaggio di Vedova, in questi anni già definito e maturo, consiste in una pittura gestuale apparentemente incontrollata, fortemente espressiva e violenta, caricata di valenze politiche di contestazione.

Tra gli anni Quaranta e Sessanta partecipa a numerose edizioni della Biennale di Venezia, dove nel 1956 ottiene una sala personale e nel 1960 viene insignito del Gran Premio della Pittura.

Gli anni Sessanta vendono le prime sperimentazioni dei Plurimi: modulazioni scultoree e architettoniche della pittura di Vedova che prendono corpo nello spazio emancipandosi dalla bidimensionalità della parete.

Nel 1967 realizza per il padiglione italiano dell’Expo di Montréal l’opera Spazio/Plurimo/Luce, il più grande complesso architettonico-pittorico da lui mai realizzato, l’anno dopo è attivo all’interno del clima di contestazione sessantottino con interventi e azioni ai Controconcorsi dell’Accademia di Venezia, dove insegnerà fino al 1986.

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