Ambiente
Il mistero dello sversamento di idrocarburi al Palazzo di Giustizia
Arezzo – Il pomeriggio del 6 novembre scorso, tecnici del dipartimento ARPAT di Arezzo sono intervenuti, su segnalazione del Comando dei Vigili del Fuoco di Arezzo e attivazione della Sala operativa della Protezione civile, per un possibile sversamento di idrocarburi, verificatosi durante i lavori di scavo presso il cantiere in Piazza Falcone e Borsellino, ad Arezzo.
Al momento del sopralluogo, è stato accertato che l’acqua immessa per lubrificare le trivelle rifluiva nello scavo insieme a materiale denso, nero, assimilabile verosimilmente ad olio combustibile. Questo materiale proveniva dallo scavo e non era oggetto di sversamento.
Contemporaneamente all’inizio dei lavori, veniva segnalata la presenza di odore di idrocarburi proveniente dalla vasca di pompaggio che si trova nei locali interrati del palazzo di Giustizia e che contiene acqua di falda, continuamente pompata e reimmessa in fognatura per evitare l’allagamento dei locali sotterranei del palazzo.
Al momento del sopralluogo, il materiale nella vasca, essendo più leggero dell’acqua, galleggiava in superficie mentre le pompe, trovandosi sul fondo, stavano aspirando acqua presumibilmente non contaminata.
La ditta incaricata dello scavo ha proceduto immediatamente alle operazioni di aspirazione e smaltimento dell’acqua presente sia nello scavo che nel locale vasche, per eliminare il prodotto libero in superficie; ha provveduto quindi alla notifica di potenziale contaminazione sia per la matrice suolo, interessata dallo scavo, che per la matrice acqua sotterranea di falda, presente nel locale sotterraneo.
ARPAT ha effettuato un campione conoscitivo di acqua direttamente dallo scavo, per la ricerca di idrocarburi. Le analisi sono tutt’ora in corso.
Il giorno seguente i tecnici dell’Agenzia si sono recati nuovamente sul posto per controllare la sala pompe del Palazzo di giustizia, verificando che l’acqua fluiva nella fognatura (delle acque meteoriche) senza particolari criticità o presenza di sostanze. Il gestore del servizio idrico integrato Nuove Acque ha comunque prelevato un campione presso il collettore per effettuare valutazioni approfondite.
Nel corso del sopralluogo è stato anche accertato lo svolgimento delle operazioni di aspirazione delle acque dello scavo, di scarifica e ripulitura dello scavo. Prima della chiusura di quest’ultimo, sarà effettuato dalla ditta incaricata, in contraddittorio con ARPAT, un campione di suolo al fine di verificare l’efficacia delle misure di messa in sicurezza. La procedura di aspirazione sarà eseguita anche all’interno del locale pompe del Palazzo di giustizia per rimuovere il prodotto presente in superficie.
Durante l’intervento di ARPAT, era presente sul luogo anche una ditta incaricata di verificare l’eventuale presenza di cisterne interrate o tubazioni.
Sono ancora in corso ulteriori indagini di approfondimento per risalire alla causa dell’evento.








