Ambiente
A Camaldoli montagna in prima linea
I Consorzi di Bonifica ci sono e sono pronti ad assumersi responsabilità progettuali e operative per contrastare la desertificazione imprenditoriale e demografica delle aree interne. Il messaggio è arrivato forte e chiaro da ANBI (Associazione nazionale dei Consorzi di Bonifica e Irrigazione) che, venerdì scorso, ha organizzato al Monastero di Camaldoli la prima tappa della campagna di sensibilizzazione per riportare aree interne e marginali al centro dell’attenzione politica ed istituzionale.
Nel corso dell’iniziativa, è stato rilanciato il poker di proposte, giudicate fondamentali per attuare le politiche di adattamento che la crisi climatica ormai impone e rende urgenti:
• Piano nazionale manutenzione straordinaria del territorio
• Piano invasi multifunzionali
• Legge contro il consumo di suolo
• Proposta di legge ANBI–CNEL per rafforzare la gestione idrogeologica e il ruolo dei Consorzi di bonifica
Lo ha sottolinearlo Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI, a conclusione di una giornata di dibattito e riflessione sul tema dei territori montani.
“È necessario cambiare paradigma, intervenendo in prevenzione e non sempre in emergenza. Dobbiamo valorizzare i nostri territori interni, avviando l’agenda del controesodo, come auspicato dal Presidente della Repubblica Mattarella. Noi lo stiamo facendo con esperienze concrete, come dimostrano gli interventi PNRR che – nel pieno rispetto dei cronoprogrammi europei – saranno tutti consegnati e rendicontati entro la prossima estate”, ha detto Gargano.
“Da Camaldoli parte la richiesta di provvedimenti economici e normativi utili per migliorare la sicurezza idraulica e la vivibilità delle terre alte, territori ricchi dal punto di vista ambientale e paesaggistico, da cui dipende anche la vita a valle”, ha ribadito la Presidente del Consorzio di Bonifica 2 Al Valdarno Serena Stefani.
“Attaccamento al territorio, sua valorizzazione e promozione: sono questi i principi, con i quali operiamo per ridare motivazione a chi vuole restare nei territori alti e di cui a Camaldoli abbiamo presentato esempi concreti: dal Nord al Sud Italia. L’agenda del controesodo deve, però, iniziare dal presidio dei servizi essenziali: lo chiediamo noi, ma soprattutto lo ha chiesto il Presidente della Repubblica”, ha concluso Massimo Gargano.
Ai lavori del convegno “Montagna in prima linea: gestione, conservazione, sfide climatiche” sono intervenuti, fra gli altri, Davide Baruffi (Assessore a Bilancio, Montagna ed Aree Interne di Regione Emilia Romagna, Gaia Checcucci (Segretario Generale Autorità di Bacino Distrettuale Appennino Settentrionale), Luca Santini (Presidente Federparchi), Andrea Gennai (Direttore Parco Nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campiglia).
Parte dalla Toscana la campagna di Anbi nazionale dedicata alle aree interne. Rimettere al centro la montagna per arginare fenomeni come lo spopolamento, l’abbandono dei territori e il dissesto. È partita venerdì 21 novembre scorso, dalla Toscana, la campagna promossa da Anbi (Associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue) per riportare al centro dell’agenda politica e istituzionale le aree interne e marginali. L’appuntamento si è svolto negli spazi del Monastero di Camaldoli a Poppi (Arezzo), col convegno “Montagna in prima linea: gestione, conservazione, sfide climatiche”, organizzato in collaborazione con Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, Anbi Toscana, Anbi Emilia Romagna.
«Le aree interne per noi sono un valore aggiunto – ha detto il direttore generale Anbi, Massimo Gargano – e devono essere un modello di sviluppo distintivo per questo Paese. Partiamo dalla legge sul consumo del suolo che deve essere fatta a tutela dei cittadini e noi siamo pronti ad assumerci la responsabilità. E poi occorre provvedere a dotare queste aree di infrastrutture necessarie come la rete, e supportarle con sostegni finanziari su misura. Centrale anche il nostro piano invasi per produrre energia e sostenere la falda. Con il Cnel stiamo elaborando un progetto di legge per permettere a tutte le regioni di fare come la Toscana e utilizzare i Consorzi di bonifica per la manutenzione delle aree interne. Perché se le mantieni e tieni in sicurezza si evita che le problematiche scendono a valle. Questa per noi è una sfida sul futuro sulla quale abbiamo messo la faccia».
«Per noi, ospitare questo evento a Camaldoli è un grande motivo di orgoglio – ha detto Serena Stefani, presidente del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno e vicepresidente di Anbi Toscana -. Siamo in un luogo straordinario, dove il rapporto tra la montagna, l’uomo e la natura è ormai consolidato nel tempo. Siamo in un luogo che ha un altissimo valore ambientale, dove il Consorzio opera per la manutenzione dei corsi d’acqua. Grazie a una legge regionale la manutenzione ordinaria è centrale, ma oggi con i cambiamenti climatici, abbiamo bisogno di strumenti nuovi. Da Camaldoli chiediamo dunque alle istituzioni di inserire con forza all’interno delle normative il concetto di bonifica montana per richiedere finanziamenti adeguati».
«L’80% della superficie del nostro distretto è composta da collinari e montane – ha dichiarato Gaia Checcucci, segretario dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale -. Per questo non possiamo che confermare la centralità delle aree interne nella salvaguardia e nella prevenzione per la tutela del suolo. Su questo territorio, noi abbiamo fatto studi sia per l’incidenza delle cosiddette bombe d’acqua sia per i movimenti franosi. Il rischio idrogeologico deve essere affrontato in maniera unitaria non solo dal punto di vista Idraulico ma anche da quello del dissesto geologico. Noi siamo pronti a fornire il nostro quadro di conoscenza e a lavorare per la prevenzione in collaborazione con i soggetti come i consorzi di bonifica che sono nati esattamente per questo».
«Abbiamo messo in evidenza l’esperienza abbiamo costruito in un parco nazionale che è tra i più protetti d’Italia dove le esigenze di conservazione sono piuttosto spinte – ha dichiarato Andrea Gennai, direttore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi -. Questo ci ha spinto a confrontarci per tenere conto di altre esigenze, quelle della messa in sicurezza del territorio e della manutenzione del reticolo dei fiumi per garantire a valle una sicurezza in più. Questo esperimento è andato bene perché, scarponi ai piedi, ci siamo confrontati sul territorio con la scienza e con gli altri soggetti che dovevano intervenire: non dando per scontato che tutto quello che era stato fatto fino a oggi fosse buono, ma trovando anche soluzioni innovative e di compromesso che ci hanno permesso di ottenere il risultato. Per salvaguardare la biodiversità ma anche le esigenze di conservazione. Penso che questa sarà la nostra strada per il futuro e vorremmo lo fosse anche per altri territori».
ESPERIENZE DEI CONSORZI – CONSORZIO DI BONIFICA 2 ALTO VALDARNO
Tra manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere idrauliche – L’esperienza del Consorzio 2 Alto Valdarno a Camaldoli
Il Consorzio 2 Alto Valdarno realizza la manutenzione ordinaria del reticolo idraulico e delle opere idrauliche connesse in un contesto prevalentemente montano. Circa il 70% del reticolo in gestione è infatti da considerarsi montano ed esso ospita una molteplicità di opere di regimazione idraulica spesso difficilmente raggiungibili o “perse di vista” nel tempo dal progressivo abbandono delle aree montane. L’attuale censimento a disposizione ci parla di oltre 3.500 opere trasversali censite (contando solo briglie e soglie, ovvero le sole tipiche opere montane). Per individuare tali opere e tutte quelle che sono sfuggite ai censimenti realizzati dagli enti che si sono susseguiti nel tempo nell’attività di bonifica montana, conoscerne lo stato di conservazione e programmare e progettare eventuali interventi è necessaria una sinergia tra i vari enti e soggetti che vigilano, lavorano e custodiscono i territori montani. L’esperienza di Camaldoli nasce e si sviluppa proprio in questa linea di condivisione: Consorzio 2 Alto Valdarno, Carabinieri Forestali, Parco delle Foreste Casentinesi, Regione Toscana hanno dapprima indagato congiuntamente i tratti di reticolo all’interno della Riserva naturale Biogenetica di Camaldoli, aggiornato i dati a disposizione e valutato lo stato di conservazione delle opere idrauliche presenti e iniziato un percorso che ha previsto la programmazione nel Piano delle Attività di Bonifica da parte del Consorzio della manutenzione ordinaria di alcune briglie e successive “passeggiate progettanti” per condividere le scelte progettuali e aspetti delle fasi esecutive: tra esse l’individuazione di misure di mitigazione dell’impatto dei cantieri, il preventivo riconoscimento e recupero di fauna ittica e anfibia, la scelta e i processi di lavorazione dei materiali di costruzione. Il processo condiviso intrapreso prosegue sia a Camaldoli, dove interventi straordinari su ulteriori 6 briglie sono stati oggetto di richiesta di finanziamento attraverso un canale regionale, sia nel resto del Parco delle Foreste Casentinesi e della Zone Speciali di Conservazione dove l’attività sinergica continua a consentire rilievi puntuali dello stato delle opere e successive pianificazioni, progettazioni ed esecuzioni di interventi condivisi.










