Carnevale Storico di Bibbiena: la sfida del Carraccio, balli, duelli e una bellissima lavandaia

Origini medievali ma incerte per il Carnevale Storico di Bibbiena. L'ipotesi più probabile è che sia nato per volontà del Conte Pier Saccone Tarlati, signore locale, ispirato da feste simili che si svolgevano a Firenze.

La divisione del borgo in due rioni risale almeno alla prima metà del Trecento: quello dei Piazzolini (bianco e celeste i suoi colori), abitato dagli aristocratici, si contrapponeva a quello dei Fondaccini (dalle insegna gialle e rosse) dove vivevano i popolani. Sembra che procurarsi cibo e vino per i festeggiamenti fosse compito dei ragazzi bibbienesi, che legavano ai loro cappelli dei merli vivi con dei nastri e offrivano il loro canto di casa in casa in cambio di un contributo per il carnevale. La festa riuniva tutta la comunità nella Piazzolina, a metà strada fra i due rioni, dove tradizione voleva che si bruciasse un ginepro prima di dare il via a musica e danze.

Il Carnevale Storico di oggi però risente anche di un'altra leggenda legata alla figura di Bartolomea, detta Mea. La giovane e bellissima lavandaia attirò le brame di Marco Tarlati, figlio del conte, che la fece rapire scatenando una rivolta popolare guidata dal promesso sposo di Mea, Cecco il tessitore. Per volere del signore, la giovane fu restituita al rione del Fondaccio vestita come una vera nobildonna. La manifestazione ripercorre questa storia mescolandola con una fitta serie di momenti goliardici e di intrattenimento. La gara del Carraccio fra Piazzolini e Fondaccini premia la squadra che si aggiudica la vittoria in un tiro alla fune per trascinare un imponente carro di legno da uno dei due lati di piazza Tarlati. Il corteo storico, balli in costume, sbandieratori e gare di scherma medievale si sono succeduti sulla scia della conduzione di un "giullar cortese" capace di presentare in rima tutto il pomeriggio carnevalesco, offerto gratuitamente ai visitatori.