Il silenzio che genera mostri
Le ricorrenze storiche ci portano a riflettere su come tempo e distanze giochino crudelmente col destino degli uomini. Prendiamo la data del 4 luglio 1944. Per Castiglion Fiorentino fu una data fausta. Gli alleati entrarono in paese e libertà e pace sembravano a portata di mano.
In quelle stesse ore, 62 chilometri più a nord, i tedeschi fucilavano 192 persone nel comune di Cavriglia.
Questo per dire che non esiste niente di certo, di stabile, di sicuro. Basta poco per cambiare il destino.
E oggi?
Oggi chi più, chi meno si festeggia tra Valdichiana e Arezzo l’anniversario della liberazione: convegni, mostre, conferenze, tuttavia c’è anche chi tace. Un silenzio carico di ambiguità, chi sta zitto è come se avesse un rospo in gola che non riesce a sputare. Un rospo velenoso.
Perché è da quella ipocrisia, da quel detto e non detto che nascono piccoli mostri. Creature, mentalmente deformi, come quelle che vigliaccamente hanno di nuovo imbrattato il murales con i volti dipinti dei partigiani Giovan Battista Mineo e Giuseppe Rosadi, gli eroi della Chiassa.
Piccoli mostri che se la prendono con i morti, con le lapidi dei partigiani, con la tomba di Berlinguer, con il monumento a Matteotti a Roma. Lo fanno di notte perché di giorno non hanno il fegato di guardare in faccia i vivi.
Silenzio, indifferenza e tolleranza stanno liberando i peggiori istinti, gli spettri della storia.
Nessuno sia complice di questo silenzio.