La seduta spiritica della sinistra toscana

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Credo che in pochi sappiano che domenica 26 febbraio alle primarie del PD si voterà, oltre che per la Segreteria nazionale, anche per scegliere la Segreteria regionale. Tutto è focalizzato sul confronto Bonaccini-Schlein e quasi nessuno accenna alla competizione tra Fossi e Mercanti. Eppure quest’ultima partita non è indifferente rispetto ai futuri equilibri di governo della Regione Toscana. Parliamo della Regione Toscana non del comune di Rocca Cannuccia.

Personalmente sono sconcertato dalla povertà o meglio dall’assenza di dibattito e informazione sul congresso regionale. Così che i pochi o i tanti che domenica 26 febbraio andranno a votare si troveranno di fronte due schede e quattro nomi senza sapere nulla e in molti casi voteranno perché qualcuno gli soffia nell’orecchio un nome, oppure perché vagamente sono a conoscenza che Fossi è collegato alla Schlein e Mercanti a Bonaccini, come se indossare una maglia fosse una garanzia di qualità.
Roba da matti! Poi ci si lamenta se gli elettori disertano le urne e stanno alla larga dai partiti?
«Il PD vuol tornare tra la gente», proclamano entrambi i candidati alla segretaria regionale e con cosa pretendono di tornarci? Offrendo cantuccini e vinsanto oppure con qualche idea del modo in cui, da qui in avanti, si dovrà organizzare il Pd e governare la regione?
La sovrapposizione tra consultazione nazionale e regionale, offusca la seconda in favore della prima dirà qualcuno. È vero e perché non sono state fatte in tempi diversi?
Questione di regole dirà qualcun altro, ma per favore… sono state fatte deroghe di tutti i tipi e questa che avrebbe consentito un un dibattito coscienzioso non è stata fatta. La sensazione è che non si voglia parlare del voto per il segretario regionale perché per coprire il vuoto che questo voto si porta dietro.
Si vuole evitare come la peste di parlare della Regione, dei suoi pregi ma anche delle sue carenze, come se quel dibattito non appartenesse ai cittadini toscani ma fosse riserva di caccia di pochi. Tutto rimandato a dopo, ad una discussione autoreferenziale tra gruppi dirigenti. Gli stessi che hanno scelto i propri candidati alla segreteria regionale senza guardare alla mutata realtà toscana, senza affrontare i nodi e le contraddizioni di una regione un tempo laboratorio della sinistra. Sono gli stessi che dopo il 26 febbraio si ritroveranno in conclave per ragionare di assetti di Partito e di governo regionale, con buona pace della partecipazione e della democrazia. Oggi, nel momento topico della scelta, tutto tace, eppure di cose da dire ce ne sarebbero a bizzeffe: dalla sanità al mondo del lavoro, dall’ambiente alle politiche urbanistiche per finire con le infrastrutture. Silenzio totale e intanto la destra toscana si attrezza, si prepara alle elezioni regionali prossime venture con la speranza che stavolta sia davvero l’occasione buona per ribaltare il tavolo. Nel congresso regionale ci sarebbe stato bisogno di aprire porte e finestre, spalancare cancelli e dirsi le cose sul muso e invece si predilige il buio di una seduta spiritica dove improbabili medium concederanno a noi mortali fumosi vaticini.

Tags: Regione Toscana Partito Democratico

Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.