Chi perde non cogliona

. Inserito in #madecheseragiona

«La sinistra è agonizzante, ora dobbiamo ucciderla definitivamente», attacca sui social un esponente della destra Toscana. L’ espressione non è elegante, anzi decisamente granguignolesca. Il colpo di grazia sparato a bruciapelo fa orrore, però rende bene l’idea e riflette il pensiero neo-nostalgico di chi intravede l’occasione per una grande rivincita sulla storia.

Ma al di là di certi rigurgiti da beccaio, quello che dovrebbe preoccupare chi ha ancora a cuore le sorti della sinistra in Toscana è l’incontrovertibile declino non solo della sinistra ma dell’idea di governo della regione. La faccio troppo difficile? Allora traduco in italiano.

In Toscana in questi anni la sinistra ha perso (quasi) tutto il possibile: capoluoghi e piccoli comuni, deputati e senatori. In quella che un tempo era la “Toscana Rossa” intere zone non annoverano più una amministrazione di centro sinistra. È la fine di un’epoca. Quando si perdono per esempio Piombino, con il suo retroterra operaio e Cortona, con la sua tradizione di lotte mezzadrili, significa che la storia ritorce il muso e guarda in cagnesco. Un disastro epocale sul quale si è preferito sorvolare mettendo la polvere sotto il tappeto. Attenzione, questo atteggiamento reticente e direi refrattario non è da imputare tutto, come qualcuno sostiene, per liberarsi la coscienza, agli ex-renziani. Suvvia non ci prendiamo in giro. Al tavolo sedevano tutti e in pochi hanno sollevato problemi. Compresi quelli che oggi sembrano diventati zapatisti.
Diciamo le cose come stanno: il compromesso politico e la non belligeranza servivano per cementare carriere, non per risolvere i problemi.
Potrà il prossimo segretario regionale del PD trovare una soluzione?
Ne dubito assai, qui non si tratta di far largo al “factotum della città”, come direbbe il barbiere di Siviglia. Qui si tratta di ricostruire un rapporto con la società Toscana: dagli operai alle imprese, dal mondo del volontariato alla cultura. Disgraziatamente non mi pare ci sia questa consapevolezza, si preferisce fare come i polli di Renzo, che si beccano prima di finire in pentola. E per favore non chiamatela dialettica democratica o confronto di idee. Il confronto e la dialettica esistono quando ci sono le idee. Qui c’è il deserto. Un ultimo appunto: è mai possibile che chi ha perso (e in questa regione si sono prese scoppole incredibili) possa continuare a dare le carte e decidere a quale gioco si gioca?
Dalle mie parti si dice «chi perde non cogliona».
E con questo vi saluto.

Tags: Regione Toscana Partito Democratico

Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.