In ricordo di Roberto Maroni

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Roberto Maroni ha rappresentato, con Umberto Bossi, l’immagine più autentica delle Lega (Nord), un movimento differente da quella attuale: popolare ma non popolano, lontano dal sovranismo e vicino all’autonomismo, verace ma non volgare.

Un movimento nato in un’Italia che oggi non c’è più, in una Italia dove la politica poteva ancora fregiarsi della P maiuscola. Oggi quel paese è stato inesorabilmente fagocitato dal turbine inesauribile dei social, delle cazzate esibite con orgoglio, dalla politica spettacolo che ormai è diventata solo spettacolo.
Un regresso senza rimedio? Non lo so, se avessi la palla di vetro farei l’indovino.
Di certo una lezione possiamo impararla da Roberto Maroni. Egli era lontano dalla mia idea politica ma una cosa di lui mi piaceva: l’amore per la provincia, per i piccoli paesi polverosi e un po’ chiusi che, a dispetto delle grandi città, continuano a rappresentare la parte più vera di questa nazione. È una visione che in troppi hanno smarrito, convinti che la globalizzazione significhi rinunciare alla propria storia e alle proprie tradizioni.
Io la penso diversamente.
La parola “provinciale”, nella lingua italiana, è utilizzata per indicare una mentalità ristretta abbinata a una certa meschinità di gusto. Talvolta è così, tuttavia la faccio mia se, per provinciale, si intende essere attaccato ai valori della semplicità, della vicinanza, della comunità. Fino al punto da provare simpatia per lo scontro fazioso che di frequente nasce sotto i campanili.
Maroni ricordava spesso una frase di Voltaire “Il paradiso terrestre è dove sono”, ripartiamo da qui, da dove siamo.

Foto Ansa

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.