Quello che ci dicono i bronzi di San Casciano

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Non so in quale modo la scoperta delle statue di S. Casciano dei Bagni riscriverà la storia, non ho le competenze per dirlo. Certo è intrigante veder riemergere dal fango quei bronzi che recano i segni del passaggio dalla civiltà etrusca al periodo romano. Quello che so è che oggi, tante persone, rilanciano nei social questa notizia.

Forse possediamo tutti un po' dello spirito di Indiana Jones e scoperte come questa ci coinvolgono a un livello quasi emotivo. Tuttavia in questa ardente passione ci vedo anche un’altra cosa: l’amore che i toscani hanno per la propria terra, per il passato, per le tradizioni. Abbiamo la consapevolezza di provenire da un’antichità che sfiora la leggenda, un’antichità così forte che nemmeno l’attualità, invero piuttosto grigia, riesce a mortificare. Come toscani abbiamo la consapevolezza di possedere nobiltà e bontà in tutte le sue forme: nei paesaggi, nell’arte, perfino nel cibo.
Quell’orgoglio che s’avverte nei messaggi social e nelle interviste in TV è il segno che in tanti, molti più di quanto si pensi, si rendono conto che in un mondo che tutto tende ad appiattire c’è bisogno del bello e dell’armonia.
I bronzi di S. Casciano ci dicono anche un’altra cosa. È stata la comunità e non qualche fondo privato o qualche magnate, a finanziare la ricerca e gli scavi. Certo, oggi il comune ne avrà un ritorno in termini turistici e di notorietà ma quando sono partiti che ne sapevano cosa c’era sotto quelle tonnellate di fango?
Anche questa è una lezione. Si può scegliere di fare promozione e marketing territoriale attraverso lustrini e panini imburrati oppure valendosi di quello che di più prezioso possediamo in questa terra Toscana: l’arte e la storia. Invece capita che si lascino in abbandono le aree archeologiche, si snobbino gli studiosi, si riempiano di terriccio gli scavi archeologici.
S. Casciano dimostra che puntare sulla cultura è sempre una scelta vincente.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.