L'avvelenata

. Inserito in #madecheseragiona

Nella politica, che in vista delle elezioni tracima ovunque, avverto una grande distanza tra le belle parole e i comportamenti individuali. E per comportamenti individuali non intendo solo l’assenza di sobrietà, la sovresposizione mediatica, gli atteggiamenti clowneschi di certi politici. No, queste cose lasciano il tempo che trovano. Per comportamenti individuali intendo l’avanzata prepotente dello spirito da conventicola, il menefreghismo del giorno dopo, la prostituzione intellettuale.

Intendo il diluvio di parole che promettono la luna, perché quel che importa non è quel che sarà domani ma quello che io posso avere oggi. Queste cose la gente le annusa e il naso si arriccia in una smorfia. Forse è anche questo uno dei motivi della disaffezione per la politica, la ragione che ha fatto diventare il partito dell’astensione il primo partito. Ma se dici queste cose sei un populista, sei quello che “disturba il manovratore”, ma perché sarebbe demagogico parlare delle ferite aperte di questo paese? Perché non poter dire che le persone sono diventare il mezzo e non il fine?

È sempre stato così dice il saggio. Si, forse è sempre stato così ma in passato c’era almeno la possibilità di un equo scambio. La politica anche allora viveva di parole ma in cambio progettava, costruiva, migliorava la vita collettiva. E l’ha fatto per tanto tempo, fino al punto che si può, con una qualche ragione, sostenere che viviamo più dei lasciti del passato che non degli anticipi di un futuro di cui ad oggi non si vede traccia.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.