La lunga marcia nel deserto prossima ventura

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È facile scrivere davanti allo schermo di un computer, più complicato è trasportare le stesse cose nella vita. È verissimo ma questo, oggi, è l’unico strumento che possiedo.

Inizio col dire che non bisogna essere dei sondaggisti di vaglia per capire che se un fronte elettorale è formalmente unito e l’altro diviso, per quest’ultimo le difficoltà si moltiplicano, è una questione aritmetica non politica. Karl von Clausewitz sosteneva che “Il mezzo più sicuro per perdere ogni guerra è impegnarsi su due fronti”, figuriamoci quando i fronti sono tre.

La cosa assurda è che se si guarda alle percentuali dei soliti sondaggisti, destra e centrosinistra (nel suo valore ampio) si equivalgono, anzi c’è un lieve vantaggio per il centrosinistra. Tuttavia la destra avrà un beneficio notevole in termini di seggi, giacché farà man bassa in quelli uninominali. Ecco il bel risultato di una legge elettorale lazzarona, che nessuno si è sognato di cambiare nonostante lo imponessero la riduzione del numero dei parlamentari e la logica democratica. Ma siccome questa schifezza di legge elettorale è rimasta in vita, questo fatto avrebbe dovuto consigliare maggior prudenza, meno avventatezza e più cinismo. Così non è stato e mi è sembrato di assistere a un vecchio film di avventura, dove il capitano, saldo nei principi ma poco furbo, invece di salvarsi preferisce affondare con la nave. Eppure anche la sconfitta può avere un valore perché non c’è stata mai vera crescita che non sia passata da errori, sbandamenti, delusioni, “l'arte di vincere la si impara nelle sconfitte” diceva un vecchio generale.

Sapete cosa mi fa paura nella vicenda delle elezioni prossime venture? Non l’eventuale vittoria della destra, non credo a un ritorno, anche se quest’anno è il centenario della marcia su Roma, di fascismi vecchi e nuovi. Anzi, se la volete sapere tutta, sono curioso di vedere come questa destra affronterà l’austerità che ci attende. Una austerità che, se vogliamo salvare il sistema produttivo, inciderà nei costumi, nei consumi smodati, in uno stile di vita sprecone di ricchezza e killer di intelligenze. Una sfida mica da poco. A me fa pura che la possibile sconfitta non serva a niente.

Se i numeri dei sondaggi saranno confermati il centrosinistra è atteso da una lunga marcia nel deserto. Una peregrinazione che spero non duri come nella Bibbia quattro decenni. Eppure, come allora, sarebbe il momento della catarsi, l’occasione per un cambiamento coraggioso che vada oltre i mille compromessi che hanno segnato gli ultimi anni. La mia paura, una paura fottuta, è che invece di mettere insieme le energie si litigherà sulla poca acqua rimasta in fondo al pozzo.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.