Essere come la moglie di Cesare

. Inserito in #madecheseragiona

La differenza tra ciò che è legittimo e ciò che è opportuno è segnata da una sottile linea rossa.

Io per esempio sono tra coloro che sostengo che è legittimo che le mogli o i mariti (in taluni casi anche la fidanzate o i fidanzati) di persone che fanno politica ai massimi livelli, possano candidarsi.
Così come sono d’accordo nel dire che l’essere moglie o marito di qualcuno non può rappresentare un elemento di disparità. In questo sono quasi in sintonia con la scrittrice Murgia quando afferma che “solo un paese misogino e sessista si aspetta che quando diventi la moglie di qualcuno tu smetta di essere una persona”.
Ma proprio perché uno o una rimangono delle persone e quindi stanno dentro i rapporti della vita sociale, scatta per loro quel meccanismo che io chiamo della opportunità.
A tal proposito i romani affermavano che “la moglie di Cesare non deve essere neppure sfiorata dal sospetto”.
Vedete, la politica non è un mestiere come gli altri, la politica è un mestiere pubblico che riguarda la vita, i diritti e gli interessi di una collettività. Per questo i discendenti di Romolo avvertivano che i comportamenti privati, che finiscono alle soglie di casa, potevano avere un riflesso negativo nella sfera pubblica.
Nasce da qui la convinzione che, benché legittimo, non è opportuno che nella stessa famiglia ci sono più candidature al parlamento. Tanto più se le candidature, come è stato scritto, riguardano “seggi blindati”. Questa affermazione, sia chiaro, vale tanto per gli uomini che per le donne.
D’altra parte se si decide di fare politica qualche rinuncia bisogna pur farla. C’è tanta gente che dura fatica ad arrivare a fine del mese e questo spettacolo di candidature familistiche, corredate di pingui indennità, non è un bello spettacolo.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.