Ambiente e povertà: tutti sordi, ciechi e muti

. Inserito in #madecheseragiona

Ho la brutta sensazione che ancora non si sia capito che tutti giochiamo dalla stessa parte del campo. Fino a qualche anno fa erano i modelli matematici a prevedere che il clima del pianeta stesse cambiando e in parecchi ci ridevano sopra, pensando a chissà quali esagerazioni.

Oggi, di fronte a fenomeni climatici sempre più estremi, frequenti e devastanti si ride di meno. Non ci sono solo le misurazioni strumentali a darne la prova, ci sono le piogge torrenziali, l’innalzamento dei mari e, di converso, le siccità, gli incendi devastanti, i cambiamenti di comportamento di molte specie animali. Davanti a questi scenari c’è poco da stare allegri. Se non si cambia il futuro rischia di essere ipotecato per sempre. La sfida del clima e dell’ambiente è la sfida del futuro, perché se tra cinquant’anni consegneremo ai nostri eredi un pianeta devastato qualunque altra cosa non avrà più alcun senso.
E che la colpa sia nostra non ci sono dubbi. Sono le attività umane le responsabili della crisi climatica: il consumo di carbone, petrolio, gas. L’abbattimento delle foreste, l’aumento degli allevamenti intensivi di bestiame. E’ il modello economico basato sul consumo che colpisce al cuore il pianeta. È un argomento così assoluto e universale che dovrebbe interessare tutti, con maggior ragione la politica. Per questo sono rimasto incredulo per la fredda accoglienza che hanno ricevuto in parlamento le parole del premio Nobel Parisi.
Eppure le cose che ha affermato sono cristalline. Ha detto che le azioni dei governi per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici, confermate dai modesti risultai della Conferenza delle Nazioni Unite COP26, hanno dato risultati “estremamente modesti“. Ma soprattutto ha indicato la necessità di trasformare la “misura per l’economia”, superando il parametro del prodotto interno lordo che, “se rimarrà al centro”, porterà a “un futuro triste”. Perché il PIL, per come è stato congegnato, risponde solo all’imperativo della crescita quantitativa ed il suo aumento contrasta con l’arresto del cambiamento climatico.
Parole sincere in un mondo che non ama la verità, specialmente se quest’ultima è scomoda e ingombrante. E’ mai possibile che la risposta a queste considerazioni sia solo un flebile balbettio?
Possibile essere così cechi e sordi? Ciechi, sordi e muti verrebbe da dire, visto che l’unica voce fuori dal coro è quella di Papa Francesco il quale non perde occasione per ricordare che l’uscita dalla pandemia può rappresentare l’opportunità per plasmare il mondo futuro: “La pandemia ha scoperchiato l’illusione del nostro tempo di poterci pensare onnipotenti, calpestando i territori che abitiamo e l’ambiente in cui viviamo”.
Nondimeno la politica, anche quella più vicina ai cittadini, sembra girare la testa da un’altra parte, perfino quando sono i numeri a mostraci che tutto è connesso: ambiente, lavoro, futuro.
Perché insieme ai disastri naturali ci sono quelli sociali e non in terre lontane, anche qui da noi, nella nostra un tempo opulenta provincia, dove il rapporto della Caritas parla del grande aumento di vecchie e nuove povertà. Tuttavia buona parte della politica e del sistema istituzionale appaiono lontani, quasi vivessero in un mondo parallelo da cui è bandito il lato brutto delle cose. Meglio ridere, far festa, ballare. Una danza che ricorda il valzer suonato dall’orchestra del Titanic.

Tags: povertà cambiamenti climatici cop26

Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.