Il linciaggio mediatico di Barbero, ovvero il massacro dell'intelligenza e del buon senso

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Il Professor Alessandro Barbero, grande divulgatore della Storia, una materia che in parecchi farebbero bene a conoscere, è uno che dice le cose come le pensa. Delitto capitale, in una società di leccapiedi e di pseudo intellettuali, proni alle mode e alle lobbies.

Siccome anch’io (con tutti i miei limiti) dico le cose come le penso, trovo immondo il linciaggio mediatico cui è stato sottoposto per una frase, forse mal detta, ma che di sicuro non intendeva riabilitare Hitler o Pol-Pot.
Ma cosa ha detto di così grave il Professore da meritarsi gli strali delle vestali e dei sacerdoti del politicamente corretto? Ha detto che, a suo avviso, le donne trovano più difficoltà ad avere successo in una società come la nostra, fondata sulla competitività esasperata, sulla prepotenza, sull’arrivismo, sull’ arroganza perché mancherebbe loro quell’aggressività, spavalderia, sicurezza di sé che aiutano ad affermarsi. E questo fatto deriverebbe da alcune “differenze strutturali”.
Quali siano queste differenze non l’ha spiegato e questo è stato il suo errore!
A tal proposito Natalia Aspesi, persona intelligente, ha affermato una cosa che dovrebbe far riflettere certi gendarmi del pensiero: “È vero che siamo diversi. Non so cosa volesse dire Barbero con ‘differenze strutturali’, ma è certo che uomo e donna non sono diversi soltanto dal punto di vista biologico. Purtroppo le donne hanno la strana abitudine di pensare che se qualcuno dice loro che sono diverse dagli uomini stia sottintendendo che questi siano migliori di loro. È un vittimismo che non riesco a comprendere”. Ed ha concluso “A me fa piacere non essere aggressiva, non lo ritengo un insulto: non so se in quanto donna o in quanto persona educata”.
Finalmente qualcuno che dice le cose chiaramente! Probabilmente se lo può permettere perché non ha da far carriera nel cinema, nell’editoria, in Tv oppure in politica! Altri o altre, pur pensandola come lei, se ne stanno zitti per evitare noie e fastidi.
Perché, diciamolo una volta per tutte, non se ne può più di dover pesare ogni frase, ogni aggettivo, di forzare la grammatica sostituendo la vocale finale – che marca il genere grammaticale – con l'asterisco. Personalmente ne ho le scatole piene di gente che se la prende con Shakespeare tacciandolo di essere “razzista, colonialista, sessista”, ne ho le scatole piene della “cancel culture” e di chi butta giù le statue di Cristoforo Colombo. Non sopporto più chi mette all’indice la storia e i suoi personaggi perché in altre epoche e in altri contesti, hanno espresso valori contrari ai diritti delle minoranze, alla parità di genere, all'uguaglianza e al rispetto reciproco.
Cari amici, la memoria spesso è scomoda, ma non se ne può fare a meno, come non si può fare a meno di chi la pensa in maniera differente, siano essi anche i nostri peggiori nemici E soprattutto stiamo attenti a non perdere il senso delle proporzioni. Ergo più che delle frasi di Barbero ci sarebbero cose assai più gravi di cui occuparsi: del lavoro, delle morti sul lavoro, degli uomini che ammazzano le donne, dei diritti violati, dei precari, delle pensioni, della sanità. Sarò retorico e vecchio ma la penso così.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.