La filosofia dello scaricabarile

. Inserito in #madecheseragiona

Il presidente degli Stati uniti Harry Truman teneva sulla scrivania un fermalibri con la scritta “The buck stops here”, a indicare che in quella sede le decisioni andavano prese e le responsabilità assunte. Per dire: "il presidente non può scaricare su altri i propri doveri".

Se oggi facessimo un’ispezione alle scrivanie di tanti uomini pubblici, difficilmente troveremmo una scritta uguale. Oggi infatti è invalsa la “filosofia dello scaricabarile” che consiste nel prendersi i meriti ma nessun fardello. Ad essere onesti occorre riconoscere che In questo esercizio di de-responsabilizzazione i politici sono stati aiutati dal guazzabuglio creatosi nella gestione di enti e servizi. Un intreccio di burocrazia e tecnicismo pieno di termini anglosassoni: governance, road map, authority, know-how, city user, parole fatte apposta per non capirci niente. Dentro questo labirinto non solo è facile perdersi ma soprattutto è facile nascondersi ed è quello che stanno facendo alcuni amministratori.
Fateci caso. Quando le cose non vanno la colpa è sempre di qualcun altro. Aumentano le tariffe della nettezza urbana o il camion non passa a raccogliere la differenziata? La responsabilità è di SEI Toscana. Le tubature si rompono? Andate a cercare Nuove Acque. La sanità non va? Prendetevela con la Usl. I fossi esondano? Cercate il Consorzio di Bonifica. Ne vien fuori un’amara verità e cioè che i servizi essenziali non sono più in mano alle amministrazioni locali. Ma è proprio così? In parte è vero, tuttavia c’è anche il rovescio della medaglia. Per esempio nell’assemblea dell’ATO dei rifiuti siedono i Sindaci, così come possono dire la loro sul servizio idrico. In sanità poi è codificato che le conferenze di zona (dove ci sono tutti i sindaci) interagiscano e cooperino con l’azienda USL. Purtroppo la politica è gracile e con poche idee e invece di produrre movimento indulge alla paralisi.
Un cattivello potrebbe chiedere a qualche amministratore, particolarmente aduso allo scaricabarile, «ma che ci stai a fare?»
La domanda non è irragionevole e tuttavia viene liquidata con un’alzata di spalle a segnalare, ancora una volta, l’assenza di una visione amministrativa. Ergo sono le aziende ad imporre le regole e la gente subisce, senza nemmeno più lo scudo della politica. Perché non se ne può più di questi tromboni che alzano la voce contro i “baracconi” e poi stanno dentro questo sistema come topi nel formaggio. E siccome la politica ha abdicato al suo ruolo si sceglie un un’altra strada. Si fa come gli antichi romani: “Panem et circenses”. Invero, se mi guardo intorno, vedo parecchi amministratori pubblici trasformati in bravissimi organizzatori di eventi ludici. Niente di male. Solo che non c’entra niente col compito assegnato loro dagli elettori. Tutto questo riduce la politica al lumicino, non c’è dunque da meravigliarsi se più passa il tempo più la gente diventa disillusa e il primissimo partito è quello del non voto.

Tags: Sindaci

Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.