Nel teatro dell'assurdo posso andare alle Baleari ma non in Val d'Orcia

. Inserito in #madecheseragiona

Davvero orribile quel titolo, “la guerra di Pasqua”, che campeggia sulla prima pagina di un quotidiano. Abbinare la guerra alla Pasqua è come collegarla al Natale, è una bestemmia lessicale.

Nondimeno è vero che siamo in guerra e più passa il tempo più rischia di diventare una guerra di tutti contro tutti: garantiti contro non garantiti, poveri contro poveri, imprese contro lo Stato. Un bailamme che offusca l’unica vera guerra, quella al virus, all’idiozia dei negazionisti e all’ignoranza di chi se ne strafotte delle regole. Tuttavia, dentro questo dramma collettivo dove si intrecciano crisi aziendali, difficoltà economiche, complicazioni esistenziali, non manca quello che Martin Esslin, definiva “teatro dell’assurdo”. Un luogo dove prevale l’assenza di logica consequenziale nei fatti e nelle parole. Qualcuno, con più sale in zucca di me, dovrebbe spiegarmi perché domani io potrei andare a Pisa, prendere un aereo e volare a Palma di Maiorca, ma se vado al lago Trasimeno o in Val d’Orcia mi becco 400 euro di multa. Se limitare al minimo gli spostamenti è una strategia per far scendere la curva dei contagi, questo fatto dovrebbe valere non solo per chi circola all’interno del paese ma, a maggior ragione, per chi va e torna dall’estero. In particolare, se passa le vacanze in posti dove le restrizioni sono state allentate, bar e ristoranti sono aperti, le occasioni di incontri e assembramenti non mancano. Su questo punto sposo in pieno le tesi dei nostri operatori turistici, ristoratori, albergatori, guide, i quali non solo non vedono un cliente da parecchio tempo, ma rischiano di perdere terreno sui concorrenti stranieri. Niente mi toglie dalla testa che le chiusure di esercizi pubblici e negozi non sia la soluzione. La risposta è il rispetto delle direttive: distanziamento e mascherina sopra ogni cosa. Sinceramente non ne posso più della tiritera per cui “siamo italiani e per natura non rispettiamo le regole” e pertanto meritiamo il coprifuoco.
Le regole, per essere tali, vanno rispettate e qui casca l’asino, perché nessuno, in particolare tra gli amministratori locali, ha voglia di fare controlli capillari. Meglio lasciar fare per non avere rompimenti di scatole, tanto la colpa delle chiusure, che ammazzano imprese e lavoro, è del governo e il governo è lontano.
L’altro tema, altrettanto importante, per non veder compromessa la stagione turistica, è capire il motivo per cui, in un paese dove il turismo rappresenta una bella fetta del PIL, ancora non siano stati messi a punto protocolli che diano certezza ad operatori e clienti. In Grecia e Spagna lo hanno già fatto. Come ha detto un albergatore a ucciderci non è solo il virus, ma anche l’incertezza che su questo settore e non solo in questo settore, regna sovrana.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.