Manca il personale nella Asl Tse, ad Arezzo gli infermieri scendono in piazza

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Tre presidi in contemporanea nelle città di Arezzo, Siena e Grosseto per dimostrare che “la misura è colma e dopo due anni di emergenza sanitaria esigiamo delle risposte serie e strutturate dalla Regione Toscana”. E’ quanto dichiara Claudio Cullurà, segretario del sindacato autonomo degli infermieri Nursind per l’area dell’Asl Toscana Sud Est, alla vigilia dell’azione di protesta condivisa da cinque delle sei sigle sindacali presenti nella RSU.

I presidi si terranno giovedì 10 marzo alle ore 10 davanti agli ingressi principali dell’Ospedale San Donato di Arezzo, del Centro Direzionale di Siena (piazzale Rosselli) e dell’Ospedale Misericordia di Grosseto. Sarà garantito un collegamento video tra le tre sedi.

“Il personale è in sofferenza – sottolinea Cullurà – non riesce a fruire di ferie e permessi a causa di una perdurante situazione di emergenza. Le assunzioni arrivano con il contagocce e non sono in grado di sopperire nemmeno al turn over dovuto ai pensionamenti”.

“Il sistema sanitario toscano ha retto all’onda d’urto del Covid solo grazie ai sacrifici del personale, che ha sospeso i propri diritti in questa fase drammatica, ha sacrificato famiglia e vita privata. Ma non possiamo spingerci oltre: abbiamo bisogno di risposte immediate e strutturate. Con questa azione di protesta – conclude Cullurà – manifestiamo il proseguimento dello stato di agitazione che abbiamo proclamato qualche mese fa. E non ci fermeremo finché non avremo ottenuto risposte”.

 

LETTERA APERTA AI CITTADINI ED ALLE ISTITUZIONI LOCALI

I lavoratori e le lavoratrici dell'AUSL Toscana Sud Est per il tramite delle Rappresentanze Sindacali Unitarie e delle Organizzazioni Sindacali chiedono sostegno e solidarietà alle cittadine e ai cittadini e alla società civile tutta.

Questi due anni di emergenza pandemica hanno mostrato, anche a chi non lavora nella sanità, la debolezza del sistema sanitario pubblico, già nel 2019 la carenza di organico rappresentava una criticità a causa della quale, come RSU, avevamo un confronto aperto con l'amministrazione aziendale.

E' innegabile che le lavoratrici e i lavoratori dell'AUSL Toscana Sud Est abbiano dimostrato senso di responsabilità nel farsi carico dei bisogni della popolazione, malgrado la mancanza cronica di personale, la richiesta di nuove prestazioni legate al Covid 19 e l'apertura di nuovi servizi.

Ora, però, la misura è colma!

Gli operatori e le operatrici sanitarie sono stanchi, provati. Tutto ciò, care e cari cittadini, è stato garantito grazie a ore di straordinario in più, al ricorso alle prestazioni aggiuntive, alla mancata fruizione di ferie ed alla rinuncia ad una vita privata e familiare. L'Azienda alle nostre proteste risponde che si tratta di una nostra percezione e nega l'esistenza di un problema. Abbiamo preteso che ci fossero forniti i dati relativi alla dotazione organica del personale al fine di aprire un confronto serio, ma ad oggi nessuna risposta è pervenuta. Il Direttore Generale sbandiera in modo propagandistico cifre mirabolanti di assunzioni, senza chiarire dove siano stati collocati i nuovi assunti e per colmare quali carenze. Nulla viene detto circa i pensionamenti, i licenziamenti e le carenze ante pandemia. Come mai nelle stesse delibere aziendali si ammette una carenza di infermieri pari a 335 unità, ma si prevede di assumerne meno della metà? Come si spiega la continua cessione al privato di pezzi dell'azienda, dalle postazioni del 118 (Giglio) ai tamponi covid, dai centri vaccinali alle accettazioni, dai trasporti dei pazienti ai reparti covid, per non parlare dell'allungamento delle liste di attesa e della riduzione di attività chirurgiche?

La sola soluzione per ovviare alla carenza di personale è la riduzione o chiusura dei servizi?

Come mai adesso l'Azienda intende cedere il Mo.di.ca (modulo di continuità assistenziale) al privato, per altro senza coinvolgere in queste decisioni le rappresentanze sindacali! Qual è il costo della privatizzazione per la salute pubblica e per le tasche dei cittadini?  Ormai subiamo le scelte aziendali senza alcun confronto. Il Direttore Generale non si presenta da quasi 2 anni e apprendiamo delle sue decisioni dalle delibere, se non dai giornali.

Tutto ciò è un chiaro sintomo della debolezza dell'Azienda.

Tutto questo ci preoccupa come lavoratori e lavoratrici, ma anche come cittadini/e. La sostituzione della sanità pubblica con il privato costituisce un costo per le casse dello stato, per il diritto alla salute e per quello di chi lavora in queste strutture. E' tempo che prendiate atto delle problematiche che affliggono ormai cronicamente il sistema sanitario. Il 50% del personale del comparto in servizio alla AUSL ha oltre 50 anni! Una quota consistente ha limitazioni fisiche ed ora, anche a causa della pandemia, psichiche che impediscono la sua collocazione in alcuni reparti. Molti medici nel corso della pandemia hanno abbandonato il servizio pubblico, troppo stressante e poco remunerato, per transitare nel privato, lasciando scoperti alcuni settori, a cominciare dai Pronto soccorso. Questo ha ricadute devastanti sui livelli di prestazione al cittadino, oltre che sul personale del comparto. A tutto questo si aggiunge l'attesa del rinnovo contrattuale che arriva già in ritardo rispetto al triennio 2019/21, che dovrebbe sostenere le assunzioni con la copertura economica adeguata, valorizzare le risorse, riconoscere il giusto merito, non solo quello svolto nell'emergenza pandemica, ma come investimento futuro nella sanità collettiva che vede l'affacciarsi di una profonda riorganizzazione nella quale occorre investire nelle competenze di professionisti e operatori sanitari.

Cari cittadini e care cittadine, sono queste le ragioni che ci costringeranno nei prossimi giorni ad intraprendere azioni dimostrative e di protesta nei confronti dell'azienda ed è per questo che chiediamo fin da ora la vostra solidarietà e il vostro sostegno.

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