Prevenzione, formazione e controllo per stoppare le morti sul lavoro

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Le Acli di Arezzo avanzano l’urgenza di prevedere interventi per sviluppare la cultura della sicurezza. La priorità è di reprimere le situazioni di pericolo, omissione o mancato rispetto delle normative

AREZZO – Prevenzione, formazione e controllo come strumenti per stoppare le morti sul lavoro. Le Acli di Arezzo avanzano l’urgenza di prevedere urgenti interventi finalizzati ad uno sviluppo di una più incisiva cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro, attraverso un impegno congiunto tra istituzioni, aziende, associazioni e sindacati. Il decesso avvenuto in Casentino ha riacceso in terra d’Arezzo il problema delle morti bianche ma, giorno dopo giorno, la penisola registra continui episodi drammatici collegati allo svolgimento di una professione e dovuti da situazioni di pericolo, omissione o mancato rispetto delle normative.

Il primo intervento richiesto dalle Acli provinciali è a livello culturale attraverso la promozione di iniziative capaci di coinvolgere il mondo dell’imprenditoria e orientate a sensibilizzare sul tema della prevenzione che richiede un’attenta e periodica verifica delle procedure di sicurezza e dei macchinari, oltre a un’adeguata formazione del personale. Un’azione parallela deve invece essere svolta nella vigilanza sul rispetto delle normative, prevedendo un serio piano di controlli abbinato a sanzioni certe. In quest’ottica, le Acli di Arezzo hanno attivato il numero 334/74.155.90 per denunciare situazioni di pericolo o di scarsa attenzione alla prevenzione degli infortuni, garantendo un totale anonimato: gli operatori dell’associazione analizzeranno l’eventuale problematica e avvieranno rapporti con enti e istituzioni per valutare le possibilità di controllo e intervento. «Ogni ente e ogni azienda - commenta Luigi Scatizzi, presidente provinciale delle Acli, - dovrebbe avere il dovere di tenere alta la sensibilità verso queste tematiche, di investire in prevenzione e di dedicare attenzione al rispetto delle normative. L’attuale legislazione ipertrofica e spesso contraddittoria non contribuisce perché, chiunque la applichi, si può trovare allo stesso tempo nel giusto e in errore: ciò che viene prescritto non ha spesso controlli né sanzioni. Un Paese dove nessuno paga e nessuno ha responsabilità non può avere fiducia verso il futuro».

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