Donne e impresa, più strumenti e servizi per conciliare lavoro e famiglia

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Erminia Romagnoli, presidente del Gruppo Donne di Confartigianato Arezzo: “Il calo occupazionale ad Arezzo deve far riflettere”.

Le donne italiane sono tra le più intraprendenti d’Europa, ma il nostro Paese non offre strumenti sufficienti per conciliare lavoro e famiglia. Lo dimostra il tasso di occupazione femminile, pari al 49,5%, che colloca l’Italia all’ultimo posto tra i principali paesi dell’UE, preceduta dalla Spagna con il 56,9%, dalla Francia con il 61,9%, dal Regno Unito con il 70,3% e dalla Germania, che con un 72,1% è quarta nell’Unione.

La fotografia del lavoro delle donne è stata scattata alla 24a edizione della Convention di Donne Impresa Confartigianato che ha riunito a Roma 150 imprenditrici provenienti da tutta Italia. Le donne imprenditrici di Confartigianato chiedono al Governo politiche strutturali e agli Enti Locali più servizi che consentano alle donne di coniugare il lavoro nell'impresa e insieme di poter essere madri, mogli e figlie.

“Occorre destinare più risorse ai servizi per la famiglia e migliorare il welfare, sopratutto per le lavoratrici indipendenti che non hanno gli stessi diritti delle dipendenti – spiega Erminia Romagnoli, presidente del Gruppo Donne di Confartigianato Arezzo - in particolare servono misure sui servizi che consentano alle donne di sostenere il carico maggiore che hanno rispetto agli uomini nella gestione della famiglia.”

L’Italia conta 1.510.600 donne che svolgono attività indipendenti e in questo settore, quello del lavoro autonomo, portano il Paese al secondo posto in Europa, dietro soltanto al Regno Unito che ne conta 1.621.000. A trainare il lavoro indipendente femminile sono le 182.853 titolari di imprese individuali artigiane il cui numero è aumentato del 2,6% negli ultimi 10 anni e che insieme a socie e collaboratrici costituiscono un piccolo esercito di 350.405 donne d’impresa, con una presenza in Toscana di 30.981 unità.

“Che ci sia grande bisogno di politiche volte ad aiutare le donne a sostenere l'impegno familiare oltre a quello lavorativo – continua Erminia Romagnoli – lo dimostra il fatto che ad Arezzo in particolare si è registrata una flessione che ha portato alla perdita del 5% dei posti di lavoro fra il 2017 e il 2018. In un solo anno – sottolinea la presidente del gruppo Donne – si è scesi dal 63,1% di occupate al 58,1% . Un dato che dovrebbe indurre il Governo nazionale ma anche il Governo degli Enti Locali a riflettere e impegnarsi con provvedimenti urgenti perché la forza lavoro delle donne imprenditrici e delle loro collaboratrici è importante, è qualificata, non deve essere trascurata, ma va sostenuta con servizi adeguati.”

Che la presenza femminile nelle imprese artigiane sia sempre più qualificata lo dimostra la presenza crescente di laureate che in Toscana sfiora il 30% e porta la regione al 6° posto a livello nazionale. E anche i settori innovativi, come l'hi tech, vedono una presenza di donne sempre maggiore. In Toscana infatti nel settore hi tech operano 408 imprese femminili (sono 170 ad Arezzo, il 15,9% del totale nazionale) e crescono le imprese artigiane che vedono le donne impegnate in ruoli di responsabilità, con la Toscana che raggiunge il 5o posto in Italia in questa classifica. Numerose anche le imprese condotte da donne in settori tradizionalmente maschili. In Italia alla fine del 2018 sono 24.830, di queste Arezzo ne può vantare 572.

Ma resta il tema cruciale per l'imprenditoria femminile del welfare. Confartigianato Donne Impresa ha calcolato in Toscana all'83% il rapporto tra tasso di occupazione delle donne tra 25 e 49 anni con figli in età prescolare e delle donne senza figli (il sesto valore tra le regioni italiane).

Solo la provincia di Prato in Toscana vanta una copertura totale sugli asili nido e i servizi di prima infanzia, mentre Firenze riesce a raggiungere questo risultato considerando anche i servizi integrativi. La provincia di Arezzo e quella di Pisa con una percentuale di comuni coperti dai servizi dell'89,2% e un indice di presa in carico del 19,9%, mostrano ancora margini di miglioramento, pur superando la media regionale.

 

“Questi numeri – conclude Romagnoli – mostrano che nostre donne sono tra le più intraprendenti e hanno saputo ampliare i campi in cui poter investire le proprie capacità e le proprie competenze. Fra le varie possibilità professionali quella di diventare imprenditrici oggi è una scelta effettuata da molte donne, ma resta la necessità di fare i conti con la difficoltà a conciliare il lavoro con la cura della famiglia. Per la provincia di Arezzo, che vanta numeri di rispetto della presenza femminile nell'imprenditoria, compresa quella artigiana, il calo di occupazione registrato fra il 2017 e il 2018 è un campanello d'allarme che non deve passare inosservato. Per questo come Gruppo Donne di Confartigianato rivolgiamo un appello al Governo ma anche agli amministratori locali perché, pur in un contesto di finanza pubblica difficile, si impegnino a trovare le risorse necessarie a migliorare ulteriormente gli strumenti di conciliazione per il lavoro e la famiglia. Le donne, che hanno dimostrato di saper valere molto e di contribuire in maniera decisiva allo sviluppo della nostra economia e della nostra società, ne hanno bisogno. Il rischio altrimenti è quello di registrare in futuro altri numeri negativi e crediamo che sia davvero necessario evitare di correrlo.”

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