Stanno tutti male e il problema non sono i social: intelligente comicità a teatro

. Inserito in La versione di Bianca

Stanno tutti male: è questa la premessa da cui prendono il via Riccardo Goretti, Stefano Cenci e Colapesce (pseudonimo di Lorenzo Urciullo) per lo spettacolo comico e cantato che aprirà la rassegna Teatri di Confine

La loro performance, in scena mercoledì 6 febbraio al Teatro Pietro Aretino di Arezzo, farà da battipista a una serie di sette spettacoli, per poi partire in tournée.

Teatri di Confine si propone di accompagnare il pubblico a misurarsi con le produzioni più recenti nel bacino della sperimentazione teatrale. All’inaugurazione, in programma sempre mercoledì ma alle 18, parteciperanno rappresentanti di tutti i soggetti ideatori della carrellata di eventi teatrali che mira ad avvicinare gli spettatori alle “nuove scene”.

"Stanno tutti male" è un esempio calzante, sia per la sua genesi che per la messa in scena. La pièce ha scelto come punto di partenza un sondaggio che i tre protagonisti hanno proposto ai loro follower «nell’unico posto del mondo dove ormai si trovano le risposte: no, non in India. Su internet». Il risultato dell’indagine, rielaborato e interpretato, finirà sul palcoscenico, trasformato per l’occasione in un karaoke bar.

Riccardo Goretti, autore e attore di "Stanno tutti male", guida i lettori di Arezzo24 dietro le quinte della sceneggiatura.

Bianca: C’è qualcosa che vi ha colpito più del resto nella vostra indagine online?

Riccardo Goretti: Per evitare gli spoiler posso dire che i motivi per cui la gente sta male oggi alla fine non sono tanto differenti da quelli per cui probabilmente stava male anche in passato. Nell’epoca dei social e dello straniamento totale delle persone si continua a stare male per amore, per esempio, come succede ormai da diversi secoli a quanto ci dice la letteratura. Poi chiaramente molti stanno male perché non trovano un senso particolare nell’esistenza, e tra di loro ci siamo allegramente anche noi tre.

Bianca: Quali sono i punti di forza del vostro trio?

Riccardo Goretti: Forse quello principale è che siamo diversissimi. “Nella differenza c’è la nostra forza”: si dice spesso e io di solito non ci credo. Non è sempre vero, può esserci anche soltanto la diversità. Nel nostro caso, no. Io e Stefano lo sapevamo da prima, abbiamo già lavorato insieme e in scena siamo complementari. La grande scommessa era su come ci avrebbe seguito Lorenzo, ma avevamo visto giusto inserendolo in questo terzetto. Ha un modo di stare sul palco che è stato più volte definito leggermente “celentanesco”, non perché richiami quello di Adriano Celentano ma per una flemma profondamente anti-teatrale che in realtà si rivela teatralissima.

Bianca: Perché il karaoke? Stanno tutti male sarà una specie di musical?

Riccardo Goretti: No alla seconda domanda: anche se di musica ce n’è veramente tanta, non si può parlare in nessun modo di musical. Per la scelta del karaoke bar, mi ricordo che un po’ di tempo fa c’era un’applicazione per cellulari che si chiamava Say the Same Thing. In questo gioco tu cominciavi dicendo una parola a caso e il tuo compagno di squadra un’altra parola. Lo scopo era cercare di indovinare qual era la parola che collegava le prime due. Penso che questo esempio si applichi molto bene a Stanno tutti male, perché i punti di partenza che conoscevamo di questo spettacolo erano il disagio e la musica. Se metti insieme queste due parole, quella in mezzo è karaoke. Dove altro puoi andare a parare?

Bianca: Lunedì Facebook ha compiuto 15 anni. Cosa pensa dei social network?

Riccardo Goretti: Credo che non ci sia più una risposta possibile a questa domanda. Ormai sono talmente parte della quotidianità che è un po’ come se qualcuno ti domandasse “cosa ne pensi dell’automobile, della tv”? Sono lì, ci sono e basta. Noi nello spettacolo non trattiamo volutamente questo argomento. Oggi lo stare male viene spesso associato all’alienazione, che a sua volta viene collegata ai social e all’utilizzo delle nuove tecnologie. Non è vero! Siamo noi esseri umani che funzioniamo a metà. Se poi ci forniscono dei motivi per essere ancora più difettosi, non siamo altro che contenti! Abbiamo trovato presto il modo di far funzionare al peggio Facebook, WhatsApp, Instagram eccetera, ma quelli progettati male siamo noi, non i social.

Bianca: A parte la diagnosi, qual è la vostra personale ricetta per stare bene?

Riccardo Goretti: Lo spettacolo. Noi siamo la soluzione definitiva a tutti i problemi di chiunque. È ovvio!

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Bianca Sestini

Bianca Sestini

Sono laureata in giurisprudenza e ho concluso il praticantato presso la Scuola di Giornalismo "Massimo Baldini" della Luiss di Roma. Parlo Inglese e un po' di Francese. Sono appassionata di fotografia, documentari e podcast della Bbc. Società, viaggi, cultura e scienza sono le aree che sono più curiosa di esplorare.