Moda e Modi al finissage, la mostra che racconta il costume dell’Italia e quello che gli italiani erano
Donne che indossano abiti antichi e si aggirano negli spazi della Basilica Inferiore di San Francesco ad Arezzo. Non si tratta di un’allucinazione, ma di uno degli elementi del finissage di Moda e Modi. Stile e Costume in Italia 1900 – 1960, in programma per la serata di sabato 3 novembre
L’evento festeggia il successo dell’esposizione, che si chiuderà il giorno dopo e, da marzo, ha superato le 30.000 presenze.
Ad attirare un pubblico così numeroso, sono stati i vestiti della prima metà del ‘900, soprattutto femminili, messi in mostra dalle due curatrici Mariastella Margozzi e Laura Mancioli. Tutto ciò che gli italiani hanno deciso di indossare (e a un certo punto confinare nell’armadio) è una traccia silenziosa del passaggio del tempo sui singoli e sulla società. Uno specchio, insomma, in cui i visitatori possono riflettersi ancora per qualche giorno all’interno di una location d’arte fra le più rinomate della città.
Lorenzo Soave è responsabile delle gestioni museali e delle mostre per Munus, uno dei soggetti organizzatori dell’evento.
Bianca: Quanto ciò che indossiamo dice chi siamo?
Lorenzo Soave: La mostra racconta proprio questo attraverso l’evoluzione dell’abbigliamento: il costume dell’Italia e quello che gli italiani erano. Oltre agli abiti sono esposti anche tutti quegli oggetti che facevano parte della nostra quotidianità e riempivano le nostre case: dal primo giradischi alla televisione, la radio, i giocattoli, gli arredi. Da un’epoca in cui l’eleganza faceva parte della vita di ogni giorno a tutti i livelli fino a una contemporaneità in cui alcuni tabù sono stati abbattuti. Come nella moda femminile, che passa dagli abiti che dovevano coprire completamente la figura della donna alla rivoluzione degli anni ‘60 che introduce le minigonne.
Bianca: Cosa c’entra un’esposizione di storia della moda con Piero della Francesca?
Lorenzo Soave: Nella mostra c’è una sezione dedicata alla ricostruzione di alcuni degli abiti indossati dai personaggi degli affreschi di Piero della Francesca. Noi siamo abituati a osservare questi dipinti antichi con un po’ di distacco perché i personaggi sono vestiti in modo completamente diverso rispetto al nostro tempo. Però è molto affascinante che un artista che opera nel periodo storico di Piero della Francesca racconti degli episodi biblici con personaggi che indossano i costumi della sua epoca. C’era una distanza siderale fra il suo tempo e quello delle vicende negli affreschi! Il fatto di poter vedere questi abiti ricostruiti è sicuramente un motivo di grande interesse per il pubblico.
Bianca: Il finissage comincerà alle 20. Pensa che aprire i luoghi della cultura di sera o di notte sia una strada da coltivare di più?
Lorenzo Soave: Spesso le persone hanno tempo libero la sera, quindi queste aperture consentono a tutti coloro che lavorano di scegliere di partecipare a un evento culturale in un orario insolito. Tra l’altro, per esempio, entrare nella chiesa con il buio e ammirare gli affreschi illuminati solo dalla luce artificiale ha una carica di suggestione notevole. Io credo che tutto ciò che avvicina il pubblico ai beni culturali sia importante, anche con modalità innovative, quindi installazioni multimediali, eventi particolari, compreso lo stesso finissage con visite guidate. Invece, ciò che non funziona sono le gratuità. È giusto che il pubblico abbia il desiderio di partecipare al sostentamento del nostro sterminato patrimonio culturale. Quindi, ben vengano tutti questi appuntamenti, ma sarebbe bello anche arrivare al giorno in cui gli italiani, anziché cercare sempre di entrare gratuitamente nei musei, non vedano più il biglietto d’ingresso come un obolo ma siano felici di contribuire.