Ottavia Piccolo si racconta
La presentazione della Stagione Teatrale 2024/25 è stata l’occasione per incontrare la celebre attrice Ottavia Piccolo, sempre più presente nella Città del Sansovino, dove sta preparando il debutto di “Matteotti (anatomia di un fascismo)” di Stefano Massini per la regia di Sandra Mangini, con I Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo.
Con grande gentilezza, la stessa che porta al di fuori del suo ruolo pubblico, Ottavia Piccolo inizia:
«E’ da diversi anni che mi fermo a Monte San Savino, sia per presentare qualche mio spettacolo, sia per preparare un nuovo spettacolo come Matteotti (anatomia di un fascismo)” di Stefano Massini, che porteremo poi in vari teatri italiani».
«Vista la sua costante presenza nella cittadina savinese possiamo proporre al Sindaco di Monte San Savino di conferirgli la cittadinanza onoraria?»
«Mi farebbe immenso piacere, visto che mi sono innamorata di questa realtà fin dal mio primo spettacolo al Teatro Verdi»
«Ci dica, invece, qualcosa di “Matteotti (anatomia di un fascismo)”?
«E’ un appuntamento con la grande Storia. Una storia per cui si sente l’urgenza di raccontare a teatro, cento anni dopo l’assassinio di Matteotti per mano fascista. Matteotti (anatomia di un fascismo) parte dalla testimonianza di chi c’era, di chi ha visto e non s’è tirato indietro, per ricostruire quanto Matteotti stesso chiamava il pericolo più grande».
«In questi ultimi anni Lei ha messo da parte il teatro classico per portare in scena tematiche civili contemporanee, sociali. Perché?»
«Semplicemente perché volevo raccontare tutto quello che gira intorno a me. Sono una persona molto curiosa e penso che il teatro sia il migliore veicolo per raccontare le storie del nostro mondo». «Com’è messo secondo lei il teatro oggi? «La storia è un po’ cambiata, ma il teatro è sempre bello»
«E il cinema? Visto che lei è stata una grande attrice e vinse la Palma d’Oro come miglior attrice protagonista a Cannes?
«Mi piacerebbe tornare a fare cinema e visto che in giro vi sono attori e attrici con qualche anno più di me non dispero e forse tornerò davanti alla cinepresa»
«Qual è il ruolo del teatro nelle piccole realtà come Monte San Savino?»
«Importantissimo, sia dal punto di vista di luogo di aggregazione che di discussione. A Monte San Savino in questi anni della mia presenza ho visto un pubblico attento, presente sulle tematiche che di volta in volta abbiamo proposto».
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