"Forse non morirò di giovedì", Remo Bassini racconta la vita e le storie di una redazione

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Operaio, disoccupato, portiere di notte, studente lavoratore, insegnante di scrittura in carcere, giornalista: così si descrive Remo, collega giornalista originario di Cortona, città cui è molto legato e alla quale ha dedicato una pubblicazione

Dal 18 febbraio in tutte le librerie e negli store online “Forse non morirò di giovedì”, il nuovo romanzo del giornalista Remo Bassini, che vive a Vercelli ma che è nato a Cortona nel 1956 (e a Cortona ha dedicato un suo libro: “Vicolo del precipizio”, Perdisa).

Forse non morirò di giovedì” (Golem edizioni, Torino) è il racconto di un’intervista che Antonio Sovesci, direttore di un giornale di provincia, concede ad una sua ex redattrice. In mezzo s’intersecano altre storie, con protagonisti numerosi personaggi che entrano ed escono dalla narrazione. E le vicende raccontate, comprese quelle d’amore e di sesso, riguardano la vita che si svolge all’interno di una redazione.

Alcuni frammenti del libro:

“Signorina, è un bel mestiere il nostro. È bello anche perché ci permette di incontrare persone e storie. Ma c’è una storia, quasi mai raccontata: è la storia del giornale stesso e di chi lo fa.”

«Divento pazzo» urlò e, in quel preciso istante, Antonio Sovesci pensò di capire il dolore dei pazzi. Ciò che desiderava di più al mondo era riabbracciarla; ciò che desiderava di più al mondo era cancellarla dalla sua testa.

Se un giornalista è libero per davvero, se cerca di non farsi condizionare dal potere, dalle sue simpatie politiche, dalle sue amicizie, da tutto insomma, editori compresi, riuscirà a svolgere questa professione in modo credibile, vero. Senza libertà e senza giornalisti liberi il giornalismo è morto, non crede, signorina?”

È superstizioso Sovesci. Se vede un gatto nero cambia strada, e se potesse abolirebbe dalla sua vita il giovedì: gli capita di tutto quand’è giovedì.

Remo Bassini, nato a Cortona nel 1956, vive a Vercelli. Un passato da operaio, disoccupato, portiere di notte, studente lavoratore, insegnante di scrittura in carcere, giornalista.

Ha diretto per nove anni il bisettimanale storico di Vercelli, La Sesia, e ha collaborato con diverse testate (L'indipendente, Il Corriere nazionale, Il Fatto).

Ha esordito nel 2005 con “Dicono di Clelia” (Mursia), il suo secondo romanzo, “Lo scommettitore” (Fernandel 2006) è stato Libro del mese della trasmissione Fahrenheit di Rai Radio tre.

Altre pubblicazioni: “La donna che parlava con i morti” (Newton Compton; ristampato da Il Vento antico), “Bastardo posto” (Perdisa), “Vicolo del precipizio” (Perdisa), “La notte del santo” (Fanucci), “La donna di picche” (Fanucci), “Il bar delle voci rubate” (I buoni cugini).
Attualmente dirige il giornale on line Infovercelli24 e ha un blog su Il Fatto quotidiano dove propone estratti di manoscritti scritti da esordienti.

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Guido Albucci

Guido Albucci

Di tante passioni, di molti interessi. Curioso per predisposizione, comunicatore per inclinazione e preparazione