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domenica | 13-07-2025

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Alessandro Bergonzoni a Cavriglia: “Mi vedrete a pezzi”

E’ un cartellone, quello di Fondazione Toscana Spettacolo, in cui fino a marzo 2020 si susseguiranno occasioni di apertura alle emozioni, alla curiosità, alla vita, alla creatività e alle riflessioni e che ha visto un’eccellente risposta del pubblico.

E’ stato superato il numero degli abbonamenti della scorsa stagione ed adesso dunque tutto è pronto per l’avvio: primo appuntamento per gli appassionati giovedì 12 dicembre alle 21.30 con “Trascendi e sali”, monologo scritto ed interpretato da Alessandro Bergonzoni che cura anche la regia assieme a Riccardo Rodolfi.

Bergonzoni ama da sempre giocare con le parole quando sale sul palco e ovviamente “trascendi e sali” non fa eccezione.

Il titolo è un consiglio ma anche un comando, o forse una semplice constatazione dovuta ad un’esperienza vissuta o solo un pensiero da sviluppare o da racchiudere all’interno di un concetto più complesso.

Bergonzoni non ha mai rinunciato alla sua matrice comica ed aggiunge in questo suo quindicesimo spettacolo teatrale un’ulteriore complessità narrativa, nella quale la comicità non segue obbligatoriamente un ritmo costante e dove a volte le radici artistiche vengono mostrate per essere subito sotterrate di nuovo.

Sul palco Bergonzoni guarderà tutti dall’alto, e questa non è una metafora visto che almeno la prima parte di “Trascendi e sali” lo vedrà su una torre inserita nelle quinte e proprio da questa diversa prospettiva, l’invito agli spettatori sarà quello di osservare in modo particolare la nostra società.

Ci sono ancora alcuni biglietti disponibili, per informazioni ed acquisto dei tagliandi è possibile chiamare lo 0559669733 o inviare mail a [email protected] oppure recarsi al teatro la sera stessa dello spettacolo.

L’appuntamento successivo in cartellone è poi fissato per il 24 gennaio 2020 con “La parrucca”, con Maria Amelia Monti, tratto da “La parrucca” e “Paese di mare” di Natalia Ginzburg e sempre a gennaio partirà anche la rassegna “Materiali in scena” con proposte artistiche del territorio valdarnese e non solo.

Trascendi e sali
di e con Alessandro Bergonzoni
regia Alessandro Bergonzoni e Riccardo Rodolfi
scene Alessandro Bergonzoni
produzione Allibito Srl
durata: 1h 20’
Lo spettacolo
Trascendi e sali: un consiglio ma anche un comando. O forse una constatazione dovuta ad una esperienza vissuta o solo un pensiero da sviluppare o da racchiudere all’interno di un concetto più complesso. Perchè in fin dei conti Alessandro Bergonzoni in tutto il suo percorso artistico, che in questi anni l’ha portato oltre che nei teatri, nei cinema e in radio, nelle pinacoteche nazionali, nelle carceri, nelle corsie degli ospedali, nelle scuole e nelle università, sulle pagine di giornali quotidiani e settimanali, nelle gallerie d’arte e nelle piazze
grandi e piccole dei principali festival culturali, Bergonzoni dicevamo è diventato un “sistema artistico” complesso che produce e realizza le sue idee in svariate discipline per, alla fine, metabolizzare tutto e ripartire da un’altra parte facendo tesoro dell’esperienza acquisita. E tutto questo ad un autore che non ha rinunciato alla sua matrice comica, mai satirica, aggiunge un ulteriore, ovvia, complessità per il suo quindicesimo debutto teatrale. Trascendi e sali arriva infatti dopo Urge e Nessi spettacoli che hanno inciso profondamente Bergonzoni, in tutti i sensi, aprendogli artisticamente e socialmente strade sempre più intricate e necessarie. Uno spettacolo dove il disvelamento segue e anticipa la sparizione, dove la comicità non segue obbligatoriamente un ritmo costante e dove a volte le radici artistiche vengono mostrate per essere subito sotterrate di nuovo. Trascendi e sali come vettore artistico di tolleranza e pace, colmo di visioni che, magari, riusciranno a scatenare le forze positive esistenti nel nostro essere. Piuttosto che in avanti potrebbe essere, artisticamente, un salto di lato a dimostrazione che a volte per una progressione non è sempre necessario seguire una linea retta. Dove la carta diventa forbice per trasformarsi in sasso, dove il comico si interroga per confessare e chiedere e tornare a indicare quello che evidentemente lui vede prima degli altri. Forse dall’alto delle sue scenografie o nella regia condivisa con Riccardo Rodolfi. Forse. Sicuramente. Sicuramente forse.
Alessandro Bergonzoni: nuove prospettive e grandi responsabilità 
Andare oltre l’ovvio – delle parole, del pensiero comune e dello stesso teatro – è sia nelle intenzioni personali che nel dna artistico di Alessandro Bergonzoni, comico mai a cuor leggero, allergico alle strette etichette e ai meccanismi retorici…

“Stavolta gli spettatori mi troveranno ridotto ai minimi termini, non scherzo – avverte Bergonzoni – mi vedranno davvero a pezzi”. Letteralmente: perché dalla platea, almeno nella prima parte dello spettacolo, si riescono a spiare solo i passi frenetici delle sue gambe: “Sono in cima a una struttura sospesa sul palco e seminascosta dalle quinte, una sorta di torre di cui non si scorge la fine, mentre s’intravede il mio muovermi convulso… Dalla mia prospettiva sopraelevata, (tra)scesa, incoraggio ad abbandonare il punto di vista convenzionale di chi siede in poltrona e aspetta che il comico lo diverta. Chiedo invece di guardarsi intorno, scovarmi in alto, ascoltarmi di lato. Per suggerire la possibilità, che è fisica e mentale, di non seguire una traiettoria unica. E perché essere pubblico è un mestiere: significa prendere un impegno interiore e corporeo con la rivelazione di una risata, che non è liberatoria ma occupatoria. Ossia incita a occuparsi della rotondità e complessità dell’esistere, a percepirsi non nella propria solitudine ma in relazione al resto”.

Lui per primo cambia prospettiva. Guarda il mondo da lassù. E gli appare più folle che mai. Lo interroga a colpi di domande surreali, descrivendolo coi suoi stessi paradossi lessicali. Bergonzoni si immerge nelle parole, che sceglie, afferra, scandisce e poi viviseziona: le scompone, svincola le sillabe e libera i significati, distilla forma e sostanza di quel che pronuncia, per scoprire dove va (o non va) a finire il pensiero che le sottende. Le trascende, appunto, superando la cristallizzazione dei modi di dire…
Dall’intervista di Natalia Distefano
Corriere della Sera – Roma

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