Settore orafo, il vero motore dell'economia aretina: 1.100 imprese, 8.000 addetti

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Confindustria Toscana Sud e Intesa Sanpaolo a fianco delle aziende orafe: analisi sul settore e soluzioni dedicate per essere competitivi nel mercato nazionale ed internazionale. Ad Arezzo occupa il 7% della forza lavoro. Rappresenta il 28% delle esportazioni aretine.

Un incontro molto partecipato quello che si è tenuto oggi presso la sede di Arezzo di Confindustria Toscana Sud: le aziende orafe associate hanno potuto assistere all’evento organizzato insieme a Intesa Sanpaolo per approfondire andamento ed evoluzione del distretto orafo di Arezzo.

Dopo i saluti di Fabrizio Bernini, Presidente Confindustria Toscana Sud, di Giordana Giordini, Presidente Sezione Oreficeria e Gioielleria Confindustria Toscana Sud e di Andrea Bartolini, Direttore Commerciale Imprese Toscana e Umbria Intesa Sanpaolo, è seguita l’analisi dello scenario macroeconomici a cura di Stefania Trenti, responsabile Industry Research Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, con un focus sul settore orafo di Arezzo, di Sara Giusti, economista Industry Research Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo.

Un approfondimento sui prezzi delle commodity in riferimento anche al prezzo dell'oro è stato svolto da Daniela Corsini, senior economist Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo. A seguire sono stati illustrati gli strumenti finanziari di copertura del rischio di oscillazione dei prezzi delle materie prime e prodotti dedicati alle aziende orafe grazie a Federica Vitali e Marco Del Ferraro, Divisione IMI Corporate & Investment Banking Intesa Sanpaolo.

Un incontro estremamente utile, specialmente in un contesto in cui, nonostante l’aumento dei prezzi dell’oro, delle materie prime e dell’energia, il settore orafo aretino continua a registrare un’ottima tenuta – dice Giordana Giordini, Presidente della Sezione Oreficeria e Gioielleria di Confindustria Toscana Sud - non dimentichiamoci che quello di Arezzo è il principale distretto orafo italiano: più di 1.100 imprese con 8.000 addetti che nel 2022 hanno esportato prodotti per 3.200.000.000 di euro. L’attenzione che Intesa Sanpaolo ha voluto riservare alle aziende del nostro settore è importante per l’operatività quotidiana delle nostre aziende ed il generale benessere di tutto il territorio”.

Con l’incontro di oggi a fianco di Confindustria Toscana Sud abbiamo voluto testimoniare ulteriormente la vicinanza della nostra banca verso il tessuto produttivo orafo aretino, vanto del Made in Italy che continua a dare un apporto rilevante all’export della Toscana e del nostro Paese grazie a produzioni di eccellente qualità - ha dichiarato Tito Nocentini Direttore Regionale Toscana e Umbria Intesa Sanpaolo. - Un supporto offerto alle aziende di tutta la filiera dell’oro, attraverso le competenze del nostro Gruppo, in una relazione sinergica con l’imprenditore nell’affrontare rischi e opportunità del dinamico contesto economico internazionale, a beneficio del business e delle sue positive ricadute sul territorio”.

Come hanno sottolineato nei loro interventi Marco Del Ferraro e Federica Vitali della Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo, le repentine e continue variazioni del prezzo della materia prima, dei tassi di interesse e delle valute di regolamento, impongono una conoscenza approfondita dei prodotti che limitano tali tipologie di rischi. Il gruppo Intesa Sanpaolo, attraverso l’expertise della Divisione IMI CIB, è da sempre al fianco delle imprese e delle eccellenze del Made in Italy per accompagnarle e supportarle nei loro percorsi di crescita e di sviluppo. In considerazione di ciò, sono state illustrate dalla Divisione le soluzioni messe a disposizione dalla Banca per rispondere alle varie esigenze produttive/finanziarie delle aziende orafe, dai tradizionali prodotti in oro fisico (come il prestito d’uso d’oro o la vendita di oro con pagamento differito e a pronti), ai prodotti più evoluti utilizzati per la copertura del rischio di oscillazione dei prezzi delle materie prime in generale e quindi anche dell’oro.

Analisi dello scenario macroeconomico, focus sul settore orafo e sui prezzi delle commodity – A cura della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo

Il settore orafo italiano ha continuato a mostrare una buona evoluzione anche nel 2022 consolidando il processo di rafforzamento e crescita già avviato nel 2021 in risposta alla crisi pandemica; questa tendenza è confermata anche dalle prime evidenze sul 2023 dove nei mesi di gennaio e febbraio si rileva per l’oreficeria una crescita tendenziale dell’indice del fatturato dell’11,5%, migliore di quanto osservato per il manifatturiero nel suo complesso che si attesta al +9,2%. Pur in un contesto complesso e incerto, si conferma centrale la capacità del comparto di competere con successo nel contesto internazionale: il settore orafo italiano ha realizzato 8,2 miliardi di euro di esportazioni con una crescita di 1,5 miliardi (+22,5%) rispetto al 2021. Gli Stati Uniti si confermano come primo mercato di destinazione: grazie anche a un cambio favorevole, l’oreficeria italiana ha mostrato un ulteriore rafforzamento, arrivando al 12,6% dell’import americano. La lettura di questi risultati può essere integrata e completata con le evidenze emerse dall’indagine periodica presso un campione di imprese del settore condotta da Intesa Sanpaolo e il Club degli Orafi arrivata alla terza edizione nella rilevazione di dicembre 2022. Per il 2023 si confermano aspettative positive, seppure in rallentamento; per le imprese di maggiori dimensioni resta però un sentiment a maggioranza positivo sia per il mercato interno (56% dei rispondenti), sia per il mercato estero (61%). Gli operatori evidenziano le opportunità derivanti dalla ripresa dei flussi turistici internazionali che è stata indicata soprattutto dai rispondenti di micro-piccole dimensioni con una percentuale del 60%; le imprese più grandi indicano invece le operazioni di acquisizione (44%) a dimostrazione di un’elevata sensibilità alle opportunità di rafforzamento dimensionale che il mercato può offrire. Si sono accentuate le difficoltà nel reperire manodopera, indicate da un rispondente su due (erano poco più di una su quattro nella rilevazione effettuata a inizio 2022), con punte dell’87% tra le imprese specializzate nella produzione. Si sono invece ridimensionate le problematiche legate alla gestione delle materie prime e degli approvvigionamenti.

Il distretto orafo di Arezzo si inserisce in un contesto provinciale di elevata specializzazione nei settori del sistema moda come la pelletteria, il tessile e abbigliamento, e ricopre un ruolo di primo piano per l’economia del territorio con un peso del 7% in termini di addetti. La specializzazione nella gioielleria è ancora più visibile nei dati di commercio internazionale, dove grazie all’elevata vocazione internazionale si rileva che l’Oreficeria di Arezzo rappresenta il 28% delle esportazioni aretine del 2022, percentuale che sale al 72% se si considerano anche le vendite di metalli preziosi che nel 2022 si sono attestate a 4,9 miliardi di euro. Anche nel contesto settoriale, il distretto esprime un ruolo di primo piano con dei primati relativi in quanto rappresenta il 13% delle unità locali e il 24% degli addetti italiani dedicati alla fabbricazione di gioielleria, bigiotteria e lavorazione di pietre preziose. Il distretto Orafo di Arezzo mostra un’elevata concentrazione nelle imprese di piccole dimensioni: il 79% impiega meno di dieci addetti e il 19% dai 10 ai 49 addetti. In queste imprese trova lavoro il 78% degli addetti del settore orafo della provincia di Arezzo. Arezzo, insieme agli altri due principali poli orafi italiani, Valenza e Vicenza, rappresenta circa il 70% dell’export italiano del settore; nel 2022 Arezzo ha superato i 3 miliardi di euro di vendite all’estero in crescita di oltre 500 milioni rispetto all’anno precedente. L’Oreficeria di Arezzo può vantare un tessuto produttivo di grande qualità e con risultati solidi in termini di crescita e competitività. È questa l’evidenza che emerge dall’analisi di 287 bilanci di imprese orafe di Arezzo, nel confronto con quasi 9.000 imprese del sistema Moda e 830 imprese dell’oreficeria. Dal punto di vista della crescita del fatturato 2021 rispetto al 2019, il distretto si è distinto con i tassi più elevati, meglio degli altri distretti e dell’oreficeria italiana (+13,4% vs +5,7% in termini mediani) e anche rispetto agli altri comparti del sistema Moda, che nel 2021 non avevano ancora completamente recuperato i livelli del 2019 (-8,3%). Nell’ultimo triennio oggetto di analisi dal 2019 al 2021, il campione delle imprese distrettuali ha mostrato un rafforzamento in termini di patrimonializzazione con un incremento di circa 5 punti percentuali e, anche tra le imprese più piccole, si rileva un’incidenza del patrimonio sull’attivo di misura consistente, pari a circa il 30%. Risulta, inoltre, rilevante il ruolo dei fattori immateriali: le imprese con certificazione RJC (Responsible Jewellery Council) che attesta il perseguimento di standard e pratiche aziendali responsabili lungo tutto il processo dall’estrazione alla vendita, mostrano un’evoluzione migliore delle imprese senza certificazione sia in termini di crescita del fatturato, sia per la marginalità. Per preservare la competitività, un tema che dovrà essere affrontato dal distretto riguarda la gestione del passaggio generazionale: il 14,4% di imprese si caratterizza per avere tutto il board composto da over 65 che rappresenta una situazione di maggior urgenza.

In merito all’oscillazione dei prezzi emerge come il 2022 sia stato un anno di elevatissima volatilità per i mercati dei metalli preziosi. L’oro è passato da un picco di circa 2.070 dollari l’oncia l’8 marzo 2022, guidato dalla domanda di beni rifugio nei primi giorni di guerra in Ucraina, a un minimo di 1.615 dollari l’oncia il 28 settembre, complice la politica restrittiva della Fed e il rafforzamento del dollaro americano. In marzo 2023, l’oro è risalito nuovamente sopra i 2.000 dollari l’oncia per le preoccupazioni legate ad un possibile rallentamento dell’economia mondiale e alle difficoltà di alcuni istituti bancari negli Stati Uniti e in Europa. Anche nei restanti mesi del 2023, i principali driver delle quotazioni di oro e argento resteranno probabilmente le aspettative sulle politiche monetarie e, in particolare, sul futuro andamento dei tassi di interesse statunitensi e sulla relativa forza del dollaro americano. A loro volta, le decisioni delle banche centrali saranno influenzate da diversi fattori: pressioni inflazionistiche, resilienza dei mercati del lavoro, crescita economica e instabilità del settore finanziario. Nello scenario di base è prevedibile una resiliente domanda di oro e argento nei principali settori di consumo, con un’accelerazione nei comparti gioielleria e industriale e un aumento della domanda per investimenti come copertura contro i rischi inflazionistici e recessivi. Si ritiene quindi che le quotazioni di questi due metalli preziosi potrebbero essere ben sostenute nei prossimi mesi. Anche per platino e palladio le quotazioni potranno essere ben supportate da un’accelerazione della domanda mondiale, poiché la produzione industriale e il settore automobilistico dovrebbero beneficiare della crescita della domanda in Asia e Cina. Inoltre, i rischi geopolitici rimangono significativi, soprattutto per il palladio.

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