Multiutility acqua, rifiuti e gas, Morini: "Comuni toscani espropriati" Ar24Tv

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I Sindaci dei Comuni di Firenze, Prato, Empoli e Pistoia con altri comuni minori del loro circondario hanno sottoscritto l’atto di fusione per incorporazione in una Multiutility destinata a gestire i servizi pubblici: servizio idrico e rifiuti urbani (monopoli naturali), distribuzione del gas e dell’energia (in regime di concorrenza). Per questa Multiutility è prevista la quotazione in Borsa.

"Quel che è accaduto ai prezzi del gas e dell’energia elettrica fa capire in modo chiaro quanto la quotazione in Borsa esponga a rischi speculativi", dichiara Gianfranco Morini, comitato acqua pubblica Arezzo, che entra nel dettaglio della questione enucleandone le criticità.

"I Comuni saranno espropriati dalla possibilità di garantire servizi pubblici efficienti ed a costi ragionevoli, poiché il Codice civile esclude gli azionisti dall’esercizio dei poteri di gestione ed amministrazione delle società. Saranno i manager del consiglio di amministrazione a gestire servizi socialmente fondamentali e beni collettivi non riproducibili e limitati, come l’acqua, le materie prime secondarie (i rifiuti), l’energia; anche la nomina degli amministratori e dei controllori delle società partecipate sarà di competenza degli amministratori e non dell'assemblea degli azionisti della Multiutility. I più danneggiati saranno i comuni medi e piccoli, che all’interno di questa holding finanziaria non avranno alcun potere, non potendo neppure accedere agli atti del Consiglio di Amministrazione. I sindaci di questi Comuni non potranno avere un ruolo attivo e significativo nella governance aziendale e nelle decisioni strategiche della Multiutility.

Riteniamo opportuno anche evidenziare le criticità emerse nel rapporto di cambio tra le società incorporate, rapporto che non è basato sullo stato patrimoniale delle aziende, ma sulla futura (teorica) capacità di produrre utili e risorse finanziarie da parte della Multiutility. È probabile che il concambio non rispecchi i reali valori delle singole società coinvolte: il calcolo è stato fatto sul valore dei flussi di cassa attualizzati in base ai business plan elaborati dalle singole società, ma non è chiaro quali controlli siano stati fatti per valutare la congruità e la plausibilità di tali stime. Secondo l’esperto nominato dal tribunale i business plan non sono stati sottoposti a due-diligence, vale a dire ad un controllo formale e documentale.

Si ipotizza inoltre un rinnovo dell’affidamento a Publiacqua della concessione del servizio idrico fino al 2031, ma tale ipotesi potrebbe non verificarsi: poiché la quotazione in Borsa è stata indicata come necessaria al fine di liquidare il socio privato, la possibile proroga della concessione è una conferma del fatto che le ragioni della scelta non sono quelle pretese da chi sostiene che la quotazione è l’unica via possibile per consolidare la gestione a titolarità pubblica dei servizi interessati (la contraddizione sarebbe palese). Sono anche in corso dei contenziosi, nei confronti sia dei comuni aderenti ad Acqua Toscana, sia di quelli che non hanno aderito: le valutazioni del rapporto di cambio non tengono conto dei rischi legali, di quali effetti tali rischi possano produrre sull’operazione in corso e di chi risarcirà gli eventuali esborsi a cui potrebbero essere chiamati i Comuni.

La Multiutility ha come scopo prevalente la crescita degli utili: investimenti, costi, tariffe e impiantistica saranno sottratti al controllo delle comunità e delle amministrazioni che quelle comunità dovrebbero rappresentare e tutelare. L’impossibilità di intervento da parte dei soci pubblici è dimostrata da quanto accaduto nelle ultime settimane con la tassa sugli extra-profitti. Gli utili saranno realizzati con l'aumento delle tariffe e delle bollette, come è successo per i recenti e ingiustificati aumenti della TARI e con i continui incrementi delle tariffe del servizio idrico, anche a fronte della forte riduzione dei costi di produzione relativi agli oneri delle concessioni degli impianti, che fino al 2021 pesavano sui costi con percentuali a doppia cifra. Affermare che la quotazione in Borsa serve ad accedere al credito per effettuare gli investimenti è un’invenzione: il ricorso all'indebitamento, come accade anche nelle attuali Multiutility quotate, è a servizio dei dividendi e non degli investimenti; il sistema tariffario predisposto dall’autorità nazionale ARERA prevede che tutti i costi di investimento, sia per i rifiuti che per il servizio idrico, siano pagati in tariffa.

Nel caso della gestione dei rifiuti urbani e assimilati, la raccolta di fondi attraverso le tariffe/bollette a carico degli abitanti-utenti, potrebbe servire, se il "Piano regionale di gestione dei rifiuti e delle bonifiche" lo rendesse possibile, per la realizzazione di impianti di "gassificazione"/combustione dei rifiuti per produrre energia (carburanti, combustibili) in aperto contrasto con le direttive dell'Unione Europea e con i princìpi più autentici dell'economia circolare. Impianti non necessari e costosissimi, che peserebbero sulle nostre bollette per decenni e che riteniamo non debbano essere inseriti nel Piano regionale di gestione rifiuti e bonifiche. Auspichiamo che la Regione Toscana possa diventare la prima regione a rifiuti zero, impegnandosi nella direzione della riduzione e del riutilizzo dei rifiuti urbani, riciclando le materie prime seconde, nella visione di un’economia circolare orientata verso la giustizia e l’utilità sociale.

Per quanto concerne il settore idrico lo scenario degli investimenti previsti non risulta migliore, sia rispetto ai cambiamenti climatici in atto che rispetto alla necessità di preservare la risorsa dall’inquinamento (in Toscana molte fonti di approvvigionamento dell’acqua potabile sono in categoria sub A3, quindi in deroga). Il piano stralcio per la messa a norma degli scarichi fognari, che doveva concludersi al 2021, è stato prorogato al 2026; invece di ridurre le perdite nella rete idrica (in Toscana sono oltre il 40%) si utilizzeranno i fondi del PNRR in parte per i contatori cosiddetti intelligenti, che rileveranno solo le perdite nelle nostre case e non quelle delle pubbliche condotte . I prelievi dei gestori spesso privano fiumi e laghi del minimo flusso vitale, ma non si progettano reti duali per reflui fognari e acque piovane al fine di creare, con l’acqua piovana, piccoli invasi nei territori; si continua invece con la pratica di gettare l’acqua piovana in fognatura creando pure problemi al funzionamento dei depuratori. I piani strategici per il settore propongono, come soluzione, la creazione di autostrade dell’acqua, grandi opere che avranno un ulteriore impatto in un ambiente già messo a dura prova.

Inoltre la gestione del servizio idrico da parte della Multiutility contraddice e stravolge l’esito del referendum del 2011, quando una forte maggioranza dei cittadini si pronunciò a favore della gestione pubblica dell’acqua e contro il suo utilizzo a scopo di profitto.

Infine occorre evidenziare che l’Ente Regolatore regionale per il servizio idrico e dei rifiuti in Toscana è l’A.I.T. (Autorità Idrica Toscana) la quale prima nel 2018 , poi nel 2020 in sede assembleare, con il voto unanime dei Sindaci, aveva stabilito che alla scadenza delle attuali concessioni la gestione del servizio idrico dovesse tornare totalmente pubblica e a livello di sub-ambiti geograficamente ristretti. Per cui se ne deduce che con l’atto di fusione e costituzione della Multiutility tale impegno viene ignorato e calpestato per volontà dei sindaci di Firenze , Prato, Empoli e Pistoia, appoggiati dalla Giunta Regionale , complice il totale silenzio dell’Ente Regolatore cui competono le scelte in fatto di affidamenti in concessione dei servizi idrico e di gestione dei rifiuti, in ossequio alla L.R. 69/2011".

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Massimo Gianni

Massimo Gianni

giornalista iscritto all’Ordine dal 1988, collabora con testate giornalistiche televisive e radiofoniche.