Crisi economica per artigiani e piccole imprese in Valdarno, l'appello della Cna

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Artigiani e piccole imprese del Valdarno messi a dura prova dal Covid-19. Cna: "Alle imprese servono contributi a fondo perduto, sospensione dei pagamenti di tasse e tributi, agevolazioni tariffarie. Con l'intervento dei Comuni"

L'intero tessuto imprenditoriale valdarnese ha subito pesanti danni economici dai blocchi e dai rallentamenti imposti dall'emergenza sanitaria.

Dai dati forniti dalla Camera di Commercio emerge che in Valdarno si concentra il 26% delle imprese artigiane della provincia di Arezzo, 2539 su 9.790 (al 30.09.2020), soprattutto nel settore delle costruzioni e nel manifatturiero legato al settore moda (tessile, abbigliamento, pelletteria).

Un dato già in flessione negli ultimi anni (erano 2649, 110 in più a fine 2017), quelli a crescita economica zero. Flessione che si registra anche sul totale delle imprese che operano nella vallata: erano 8694 a fine 2017, sono 8554 al 30 novembre 2020, il 23% del totale (37.244).

L'anno Covid ha avuto un forte impatto sull'economia della vallata, il calo del lavoro ha interessato e continua ad interessare tutti i settori, dalla produzione ai servizi.

"Lavoriamo a ritmi rallentati", è l'analisi del presidente Cna Valdarno Fabio Mascagni, "non è certo pensabile recuperare i livelli pre Covid nel giro di quest'anno. Lo dicono anche i risultati di un'indagine condotta a livello nazionale da Cna secondo cui, anzi, una piccola impresa su 4 è a rischio chiusura nel 2021. Credo che la situazione economica potrà recuperare appena comincerà a normalizzarsi quella sanitaria: la ripartenza dipenderà dal controllo dei contagi e le prospettive potranno migliorare solo con la rapidità della somministrazione dei vaccini. Mi auguro che ciò avvenga nella seconda parte dell'anno".

Una nota positiva dal comparto costruzioni:

"La spinta del superbonus 110%", continua Mascagni, "rappresenta un importante volano per la ripresa considerando che la filiera delle costruzioni (edili ed impiantisti sono un terzo dei nostri associati) ha un effetto moltiplicatore sull’economia del territorio. I nostri uffici hanno messo a punto un servizio con consulenti ed esperti qualificati pronti a rispondere alle richieste di imprese e cittadini".

"Il settore moda della vallata sta pagando pesantemente gli effetti della crisi pandemica", commenta Aldo Cappetti, vice presidente Cna Valdarno. "Stime recenti indicano nel 2020 un crollo di oltre il 30% del fatturato complessivo del comparto tessile, abbigliamento, pelle, cuoio, calzature e accessori, con picchi aziendali che arrivano ad accusare riduzioni del giro d'affari di oltre il 50%. Si tratta di un settore costituito in larga parte da artigiani e piccole imprese, con una filiera articolata su tutte le fasi produttive e distributive".

Di cosa hanno bisogno le imprese?

"I nostri associati", precisa la vice presidente Cna Valdarno Monica Turini, "chiedono contributi a fondo perduto per compensare la forte contrazione dell'attività nel 2020 rispetto al 2019, adeguate risorse per il sostegno al reddito per i lavoratori, la sospensione dei pagamenti di tasse e tributi, tariffe calmierate. Misure che chiamano in causa anche le amministrazioni comunali: dall’alleggerimento burocratico e dei tributi fiscali locali alla lotta all’abusivismo, dai contributi su canoni di locazione alle agevolazioni tariffarie per i centri storici ed i giovani imprenditori".

Resta il problema dell'indebitamento delle imprese verso le banche. Sono a rischio soprattutto le più piccole.

"Per molte imprese", osserva il presidente Mascagni, "si sommano le vecchie rate e quelle nuove, frutto di nuovo indebitamento attivato nel pieno della pandemia, i pagamenti fiscali sospesi e quelli in scadenza, gli stipendi arretrati e quelli da pagare. Il tutto in un contesto di imprese poco capitalizzate che pone molte attività al limite della sopravvivenza anche in condizioni di normalità. L'anno nuovo, come se non bastasse il Covid-19, si è aperto con l'entrata in vigore di una norma bancaria europea per cui basta un'esposizione verso la banca, anche di soli di 100 euro per 90 giorni consecutivi, per essere classificato come cattivo debitore. Regole assurde per effetto degli automatismi incorporati in alcune norme che rischiano di compromettere le prospettive di recupero dell'economia. Su questi come altri temi sarà importante il tavolo delle categorie economiche: mai come in questa fase i problemi sono trasversali e c’è bisogno di un dialogo tra tutti i protagonisti dell’economia reale nel confronto con le istituzioni, a partire dai Comuni".

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