Zona rossa, per le categorie si va verso la desertificazione commerciale: "Un'impresa su tre potrebbe non riaprire"

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Confcommercio esprime "fortissima preoccupazione, in quanto un’impresa su tre potrebbe non riaprire”. Anche Confesercenti critica i tre repentini passaggi di colore in una sola settimana. Confartigianato e CNA non si spiegano la chiusura dei centri estetici
È un coro unanime e fortemente critico, quello delle categorie economiche, rispetto alla decisione del Ministro Speranza di stringere la Toscana in zona rossa. Nelle ultime ore sono intervenuti Franco Marinoni, direttore della Confcommercio Toscana, che definisce "schizofrenica" l'azione del Governo e la vicedirettrice della Confcommercio aretina Catiuscia Fei, la quale paventa lo spettro della "desertificazione commerciale". Già a fine ottobre, durante la presentazione dell'indagine Format Research, il presidente dell'istituto Pierluigi Ascani aveva messo in guardia: "Abbiamo davanti mesi durissimi, potenzialmente più preoccupanti di quelli che abbiamo già vissuto durante la prima ondata della pandemia, l'accenno di ripresa che si era registrato nel terzo trimestre presso le imprese del terziario della Toscana rischia di essere interamente vanificato dall'incertezza con la quale si sta affrontando il ritorno del virus. Si profila un inverno rigido e le misure che saranno adottate dovranno necessariamente trovare un equilibrio tra la salvaguardia della salute e la difesa dell'economia". Inascoltato. A metà 2020 dimezzata l'apertura di nuove attività rispetto allo scorso anno (ne mancano 1.800 all'appello nel saldo nuove nate-cessate); consumi in calo di ben 12 miliardi di euro (-13,8%, peggio della media nazionale); ripresa della liquidità ancora lontana, sale al 42% la quota delle imprese che hanno inoltrato la domanda di credito tra aprile e settembre e in due casi su tre la risposta delle banche è positiva; sette imprenditori su dieci temono l'aumento del fenomeno usura, il 59% i tentativi della malavita di impadronirsi delle aziende; quasi sei imprese su dieci hanno difficoltà a rispettare le scadenze fiscali: Irpef, Irap, Ires e Tari le imposte considerate più pesanti. Se già la situazione fotografata era questa, figuriamoci cosa accadrà dopo questo ennesimo lockdown. Non solo Confcommercio lancia l'ennesimo grido d'allarme, nelle ultime ore anche le altre associazioni di categoria sono salite sulle barricate:

Mario Checcaglini, Confesercenti, si dice critico sui tre repentini passaggi di colore in una sola settimana. “Adesso ristori altrettanto tempestivi”.

La Toscana è in zona rossa. Tre repentini passaggi in una sola settimana hanno lasciato il settore del commercio, dei pubblici esercizi, della ristorazione e dell’ambulantato decisamente sconcertati.

“Le categorie” spiega il direttore Mario Checcaglini “sono decisamente preoccupate. Erano stati annunciati cambi di colore delle regioni dopo attente valutazioni sull’andamento dei contagi. Per vedere gli effetti delle misure restrittive servono settimane e quindi non riusciamo a capire come si possa procedere a distanza di pochi giorni con decisioni così repentine che incidono sulle famiglie, sulle attività e sull’economia. Dal giallo, all’arancione fino al rosso, il passaggio in Toscana non permette di comprendere quale motivazioni siano alla base dell’inasprimento delle misure restrittive. A questo punto serve altrettanta rapidità per garantire immediatamente i ristori a chi difronte a incassi a zero deve comunque adempiere a scadenze. Le imprese sono ormai paralizzate. Il futuro è incerto e quindi chiediamo la certezza di misure atte a fronteggiare l’emergenza economica e non solo sanitaria”. 

Zona rossa inevitabile, ma non c'è tempo da perdere: subito i ristori a chi sarà costretto a chiudere. Si annullino alcune tasse". Lo chiede il segretario generale di Confartigianato Arezzo Alessandra Papini. “Di fronte a questi drammatici dati, lo scivolamento della Toscana in zona rossa era inevitabile. Adesso però non c’è più tempo da perdere: subito i ristori per le aziende che dovranno chiudere la propria attività. Alle Istituzioni di ogni livello chiediamo l’annullamento di alcune tasse per evitare una vera e propria ecatombe economica”, dichiara Papini sulle conseguenze dell’ordinanza del Ministero della Salute che sposta la Toscana in zona rossa. Un provvedimento che rischia di mettere ancora più in ginocchio aziende e famiglie

A Papini fa eco Marzocchi, presidente di Confartigianato Estetica Toscana: "Il passaggio toscano dalla zona gialla alla zona rossa in pochi giorni ha creato sconforto nelle imprese e confusione nei clienti. Estetisti in rosso: cronaca di un disastro annunciato. I nostri imprenditori  hanno investito tantissimo per garantire la massima sicurezza dei loro clienti e dei loro dipendenti. Uno stillicidio vivere giorno per giorno senza sapere se c’è un domani. Questo è come stanno vivendo questo periodo tantissime imprese e che, con il passaggio della Toscana in zona rossa, tocca direttamente oltre moltissima imprese del settore dell’estetica e gli addetti cui danno lavoro".

“Alcune scelte del Dpcm dello scorso 3 novembre – spiega l’aretino Pierluigi Marzocchi, presidente di Confartigianato Estetica Toscana -  non ci hanno convinto fin dall’inizio e, in particolare, non ci ha convinto la limitazione progressiva all’esercizio di alcune attività che si erano organizzate per gestire in modo responsabile il rischio del contagio. Il passaggio dalla zona gialla alla zona rossa in pochi giorni ha creato sconforto nelle imprese e confusione nei clienti”.

“Reduci da un periodo di chiusura prolungata – insiste Marzocchi - che ha costretto molte aziende ad abbassare per sempre la saracinesca, i centri estetici e i saloni di acconciatura di Confartigianato hanno raccolto la propria clientela con la professionalità di sempre, offrendo quella sicurezza che durante il periodo del lockdown primaverile è stata messa a rischio dal dilagante fenomeno degli operatori abusivi”.

“I nostri imprenditori  - spiega ancora il rappresentante artigiano  - hanno investito tantissimo per garantire la massima sicurezza dei loro clienti e dei loro dipendenti, rispettando tutte le norme anti Covid previste dalle schede tecniche mascherine, sanificazioni dei locali, distanziamento e sono stati tutti molto scrupolosi nell’applicare alla lettera tutte le procedure richieste, a dimostrazione di quanto questi servizi  godano di un particolare rapporto fiduciario tra impresa e cliente, per cui penalizzarle sarebbe illogico".

“Il divieto di spostamento - spiega a sua volta Barbara Catani, presidente di Confartigianato Acconciatori Toscana - al di fuori del Comune di residenza imposto nel momento in cui la Toscana è diventata zona Arancione e la chiusura in toto dell’estetica con il passaggio in zona rossa non solo ha ulteriormente inasprito le evidenti difficoltà economiche per i nostri imprenditori ma sta creando anche un crescente disagio per i cittadini che si vedono privati della possibilità di usufruire del loro operatore di fiducia o di compromettere radicalmente l’esito di trattamenti in corso che, spesso, non sono sfizi ma necessità

“Tutto questo senza contare – conclude Catani -  che sempre più dati ci indicano che il Covid sta pesantemente colpendo l’occupazione femminile. Ci chiediamo se la scelta di chiudere o di limitare queste attività, che per più dell’80% impiegano proprio personale femminile, sia una scelta appropriata e lungimirante”.

PERCHÈ NELLE ZONE ROSSE CHIUDONO I CENTRI ESTETICI?

Pagni CNA: un’anomalia che deve essere sanata per la sopravvivenza del settore. Da domani Toscana zona rossa. Partono quindi misure più restrittive tra cui il blocco totale dei centri estetici per 15 giorni. Ma non degli acconciatori.

“In sostanza, mentre i parrucchieri possono continuare a lavorare è stato imposto ai centri estetici di abbassare la serranda. Perché questa anomalia? - si chiede Roberta Pagni, portavoce estetiste CNA Arezzo - Oggettivamente non c'è nessuna ratio nella distinzione che il Dpcm ha introdotto nelle zone rosse tra parrucchieri e filiera dell'estetica. Il nostro è un settore in cui non ci sono assembramenti, lo sanno tutti: lavoriamo su appuntamento. Non solo: ormai da anni applichiamo protocolli di legge molto severi sulle disposizioni di carattere igienico-sanitario. Quindi onestamente se ci sono dei luoghi dove è proprio improbabile contrarre il virus è da un parrucchiere o in un salone di estetica.

Quella del Governo è una decisione talmente priva di senso dal punto di vista della razionalità socio-sanitaria. Sul piano dei protocolli anti-Covid tutto il settore benessere ha introdotto a proprie spese ulteriori presidi sanitari, ma, ripeto, sulla sicurezza eravamo già molto avanti. Lo dimostra il fatto che abbiamo fatto meno fatica, anche come organizzazione di rappresentanza, a definire il nostro contributo alle linee guide del Governo, perché già con molta esperienza in fatto di misure di sicurezza. Oggi il rischio è l'emergere dell'abusivismo: più teniamo chiusi soggetti corretti e formalmente disciplinati di questa filiera più emergono soggetti abusivi che non applicano le disposizioni sanitarie. Tolgo lavoro a chi il Covid non me lo fa prendere e dò lavoro a chi non solo evade, ma mi fa pure prendere il Covid, detto molto in soldoni.

Sul fronte del sostegno economico, poi, i soldi sono sempre pochi e le difficoltà riguardano tutti i colori delle zone, al di là dei blocchi che, certamente, collassano le attività. Quindi il provvedimento sulle nostre chiusure va urgentemente rivisto così come dovranno essere stanziate ulteriori e robuste risorse finanziarie per fronteggiare una situazione in rapido peggioramento. Senza interventi tempestivi e incisivi rischia il fallimento il 60% delle estetiste sotto il peso delle spese e delle tasse”.

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Guido Albucci

Guido Albucci

Di tante passioni, di molti interessi. Curioso per predisposizione, comunicatore per inclinazione e preparazione