Saldi estivi, budget quasi dimezzato per le famiglie aretine

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Ogni famiglia spenderà in media 138 euro (3 euro in più della media nazionale, ma -40% sul 2019), per un valore complessivo intorno ai 12,2 milioni di euro. Ma solo sei famiglie su dieci faranno acquisti

Lo dice l'indagine previsionale di Confcommercio sulle vendite di fine stagione, che partono questo sabato 1 agosto per concludersi 30 giorni dopo. Poco più di 12 milioni di euro. Sarà questo il budget complessivo che le famiglie della provincia di Arezzo destineranno ai saldi dell'estate 2020, con un crollo del 40% rispetto a quanto speso lo scorso anno. La previsione arriva dall'Ufficio Studi della Confcommercio a poche ore dall'avvio delle vendite di fine stagione, che si apriranno sabato 1 agosto per concludersi esattamente 30 giorni dopo.

"La pandemia ha sconvolto le carte in tavola e le nostre stime previsionali non possono che essere al ribasso, anche se ovviamente tutti speriamo in qualche sorpresa positiva", dichiara il presidente di Federmoda Confcommercio Arezzo Paolo Mantovani, "tra gli effetti occupazionali della crisi innescata dal COVID-19 e le preoccupazioni per l'autunno, molti saranno cauti nell'affrontare lo shopping. Poi c'è il fatto che ormai da diverse settimane i negozi stanno facendo vendite promozionali (quest'anno la Regione Toscana, in via eccezionale, non le ha vietate nei 30 giorni prima dei saldi), quindi quest'anno mancherà quell'effetto 'start' che garantiva un avvio brillantissimo, almeno nei primi giorni".

Saranno sei su dieci le famiglie aretine che parteciperanno al "rito collettivo" dei saldi, ognuna con una spesa media di 138 euro (60 euro pro capite). Una cifra più alta di tre euro rispetto alla media nazionale, ferma a 135, ma comunque ben lontana da quelle 230 euro dell'estate 2019.

"L'attesa resta comunque alta fra i consumatori, anche perché è probabile che molti negozi applicheranno sconti ancora maggiori. Quindi ci aspettiamo una bella affluenza nei negozi in questo primo fine settimana", commenta Mantovani, "purtroppo sentiremo la mancanza dei turisti stranieri, che sono notoriamente degli 'high spender' e acquistano sempre volentieri capi di abbigliamento, borse e calzature a ricordo della loro vacanza italiana. I nostri negozi hanno bisogno di liquidità, come le imprese di tutti gli altri settori in questo momento difficilissimo, ma è chiaro che vendere a prezzi scontati riduce moltissimo il nostro margine di ricavo. Ed è questo che tiene in piedi il bilancio aziendale".

L'invito ai consumatori resta quello di rivolgersi con fiducia ai negozi di vicinato, dove è garantito il rapporto diretto. "I tanti negozi multimarca della moda che fanno parte della rete distributiva tradizionale sono un patrimonio da salvaguardare per tutte le nostre città, per questo è importante stringere un'alleanza con i consumatori. Poi servono anche interventi strutturali che ci aiutino a superare questa fase salvando l'occupazione. Una passeggiata in un centro storico senza le vetrine della moda illuminate sarebbe paradossale, perderebbe appeal anche per i turisti. Un Paese come l'Italia, che ha fatto dello stile la sua cifra identitaria, non può permetterselo".

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