Federazione Autonoma Bancari Italiani, Faltoni: "Per vari motivi, Banca Etruria ancora c'è"

Le dichiarazioni di Fabio Faltoni, sindacalista in UBI Banca e segretario provinciale coordinatore della FABI - Federazione Autonoma Bancari Italiani, il primo sindacato in Italia nel settore bancario e anche nel Gruppo UBI, sulle conseguenze del caso Banca Etruria "nonostante i due anni già passati dalla fusione in Ubi Banca".

Nei giorni scorsi si è tenuto a Milano il 125esimo Consiglio Nazionale della FABI -Federazione Autonoma Bancari Italiani, il primo sindacato in Italia tra i dipendenti di banca. Per la provincia di Arezzo erano incaricati: Fabio Faltoni, Anna Rita Picchiarelli, Mauro Battaglia, Marco Aurelio Quartini, Giovanni Lorito e Riccardo Tei. La tre giorni di Milano, che ha coinvolto quasi 2.000 sindacalisti FABI, ruotava intorno al Contratto Nazionale di Lavoro dei bancari, attualmente oggetto di un'importante e tesa trattativa sindacale con l'ABI, l'associazione che rappresenta le banche italiane; su questo, è stato proprio il segretario generale della FABI Lando Sileoni a illustrare lo stato della trattativa, i prossimi sviluppi e gli obiettivi della FABI.

Comunque, molti altri sono stati gli argomenti toccati dalle varie tavole rotonde: l'economia del nostro Paese, la pervasività della finanza, la rivoluzione digitale, i diritti dei lavoratori, le banche di credito cooperativo, il futuro del lavoro in banca, la legislazione europea. Qui, più volte si è parlato del tema aiuti di Stato, permessi o non permessi, per salvare o non salvare alcune banche italiane in difficoltà, e la vicenda della Popolare Etruria è tornata spesso fuori.

Il responsabile della FABI di Arezzo Fabio Faltoni, nel suo intervento - seppur incentrato sul rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro - non ha mancato di ricordare il caso Banca Etruria, con le vicende processuali che hanno coinvolto i lavoratori e con le dolorose condanne in primo grado di alcune lavoratrici e lavoratori. Non solo, ha riportato alla memoria di tutti quegli anni così tremendi per i lavoratori, quando dovevano subire in silenzio ingiusti e violenti attacchi giornalieri da parte di alcuni esponenti di certe associazioni, oltre che di alcune tv nazionali.