Arezzo, 15.000 disoccupati, 3.200 giovani che nemmeno cercano un lavoro, 10.000 anziani soli

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Com'è bella la città, cantava Gaber. Ma è vero? Nel convegno Koinè - Acli al Cas Tortaia, il Direttore della cooperativa sociale, Paolo Peruzzi, ha fotografato Arezzo non come una sola città, ma come tante città diverse che convivono nello stesso spazio e nello stesso luogo senza essere in grado di comunicare tra loro.

Fatti e numeri a sostegno di questa tesi:

Natale illuminato si o no da una parte e famiglie che faticano a pagare le bollette dell’elettricità dall'altra. Pensionati che pensano alle vacanze natalizie e pensionati che devono vivere con 750 euro al mese. La città avvantaggiata è rappresentata e si esprime da sola. Noi – ha detto Peruzzi - vorremmo rappresentare quella che, se ne avesse la possibilità, urlerebbe. Alcuni numeri. 15.000 iscritti al centro per l’impiego che sono il 26% degli attivi: 1 su 4. I Neet sono 3.200, giovani tra 18 e 30 anni che non studiano, non lavorano, non si formano e che rappresentano il 25% del totale. Ci sono più di 10mila anziani che vivono in famiglie mononucleari. Reddito medio da pensione: 748 euro al mese. 2.100 sono gli anziani non autosufficienti. Quelli affetti da demenza sono 2.600. 1.300 i disabili in condizioni di gravità. Centrale è il tema del lavoro. Dal 2001 al 2016 sono aumentate le povertà: l’imponibile medio fiscale è cresciuto nominalmente ma il potere d’acquisto è calato del 5%”.

Anche Matteo Bracciali, vice Presidente della Federazioni Acli internazionali, ha parlato di “città capovolta” ed ha affermato che

abbiamo bisogno di uno sguardo diverso sulla città. C’è una scelta valoriale: la generatività che è la capacità delle nostre vite di incidere su quelle degli altri: non si può fare la nostra felicità senza fare quella degli altri. Sfidare il vento dell’indifferenza e della paura, quindi. Arezzo è fragile: se sei solo hai alte probabilità di rimanerci e se sei laureato hai basse possibilità di trovare un lavoro e quindi di rimanere in questa città.  E’ necessario far emergere il protagonismo del cittadino”.

Arezzo non è certo un’isola, sia nel contesto italiano che internazionale. Il professor Leonardo Becchetti, docente di economia politica all'università Tor Vergata di Roma, ha ricordato come negli Stati Uniti si stia registrando “un’ epidemia di morti per disperazione, tanti quanto i soldati morti in Vietnam e Iraq. Morti per depressione. Fattori: basso reddito, bassa istruzione, bassa qualità di relazioni, malattia del materialismo (vali per quello che guadagni e se guadagni nulla non vali nulla)”.

La ricerca della felicità torna quindi ad essere un  tema all’ordine del giorno. Sei i fattori che la determinano e che sono stati indicati da Becchetti: "reddito, salute, libertà d’iniziativa, assenza di corruzione, qualità delle relazioni e gratuità".

Nel corso del convegno di stamani, coordinato dal giornalista Mattia Cialini, è stata presentata la ricerca di Avvenire sulla qualità sociale delle città. Classifica che vede Arezzo al numero 56 in Italia e al numero 7 in Toscana. Alcuni dettagli: posto numero 12 per impegno civile, 72 per capitale umano. Benino nella classifica della sanità ma in relazione al quadro italiano: rispetto a quello toscana, la posizione è peggiore.

Nel corso del convegno di stamani sono state presentate alcune video testimonianze sui temi degli anziani, del lavoro e dell'ambiente che sono state commentate da Antonietta Milani, Presidente del Direttivo Spi Cgil; Silvia Russo, della Segretaria provinciale Cisl e Alessandra Pedone, Coordinatrice del Centro Francesco Redi.

Concludendo il dibattito, Francesco Riccardi, caporedattore di Avvenire, ha chiarito che quella del suo giornale "non è l’ennesima classifica ma un’analisi sul benessere complessivo della società italiana. La ricerca deve servire a stimolare nelle città un dibattito sul come agire. Quindi un filo per relazioni e creare senso di appartenenza alla comunità".

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