Quella volta che l’Italia guardava Arezzo e la Toscana

. Inserito in Diario di Bordo

160 comuni al voto in tutta Italia, ma Arezzo è l'unico capoluogo di Provincia al voto in tutto il Paese. E per la prima volta dal 1970 la Regione Toscana pare contendibile. La tornata elettorale ha una valenza “nazionale”. In ballo la sopravvivenza del Governo e dei big

Pci-Psi, Pds e poi Pd si sono alternati per 50 anni al Governo della Toscana. 5 anni fa Enrico Rossi toccò il 60% dei consensi, la destra allora era a 30 (trenta) punti. 5 anni in cui molto è cambiato a livello sociale, economico e politico, dentro e fuori la Regione. Pisa, Arezzo, Siena, Grosseto, Pistoia e Massa, sono passati al centro destra. E poi la pandemia: premesso che il sistema sanitario ha "tenuto" meglio che in altre zone, la Toscana è tra le regioni più colpite dalle conseguenze economiche, soprattutto per i comparti filiera turistica, il sistema moda e la manifattura, che fanno della Regione una delle più importanti in Italia per fattore di apertura internazionale con forte proiezione sui mercati mondiali, tanto che il prodotto interno lordo (PIL) della Toscana corrisponde al 6,8% del totale italiano, mentre l’export corrisponde al 7,5% del totale nazionale. Lo sviluppo industriale della Toscana è stato in larga misura fondato sui sistemi locali di piccole e medie imprese, anche se rilevante è stato e continua ad essere, il ruolo delle grandi imprese. Ora: secondo gli scenari più accreditati da Irpet, con la Regione in (quasi) stagnazione già nello scorso anno, con gli investimenti in frenata, si innestano elementi ancor più preoccupanti, dati dallo tsunami pandemia. I sistemi previsionali indicano nel 2020 il Pil della Toscana in flessione dell'11%, con un rimbalzo positivo del 4,9% nel 2021, ma l’elemento ancor più preoccupante è che i successivi anni non promettono niente di buono, tanto che il ritorno ai livelli di Pil del 2019 è previsto non prima del 2030.

Il Pil toscano avrà un andamento peggiore della media nazionale (-9% previsto nel 2020, +5,8% nel 2021), secondo l'Irpet, a causa del peso di esportazioni e turismo sull'economia regionale, entrambi particolarmente colpiti. Il calo dell'export verso l'estero dovrebbe essere del 18,7%, in linea col dato italiano ma con un impatto maggiore a livello regionale.

In termini di posti di lavoro, a fine maggio in Toscana si contavano 53.000 posti in meno rispetto a un anno prima, ma il rischio paventato dalla Regione è che a fine anno i posti perduti possano arrivare a 100.000. Il settore più colpito è quello del turismo con meno 29mila addetti. Più contenuto il dato del commercio al dettaglio (-7%) e ancor più di quello all’ingrosso (-3%). Cali anche nei comparti manifatturieri, soprattutto quelli soggetti a lockdown come la moda, maggiore la tenuta dei settori essenziali: cartario, chimica e farmaceutica, alimentare.

L’aumento delle disuguaglianze e della povertà sarà un altro effetto della crisi. Già prima dell’emergenza infatti, il reddito disponibile delle famiglie toscane si era contratto (-10% a fine 2019 rispetto al 2007), provocando un aumento della povertà assoluta che però non ha riguardato tutte le famiglie in ugual misura, ma andando a colpire soprattutto quelle giovani, numerose e straniere. Tutte le indicazioni vanno nella direzione di un’ulteriore accentuazione delle disuguaglianze, non solo nella distribuzione dei redditi, ma anche sul fronte dell’istruzione, sulla conciliazione dei tempi di vita e lavoro, con un peso maggiore sulle donne.

In questo quadro, si capirà che la partita elettorale è non solo, o non più solo ideologica, quindi. Credo che non sia più aderente alla realtà ragionare esclusivamente sullo schema cui siamo abituati, quello tradizionale della contesa centro destra contro centro sinistra. Si imporrà chi avrà saputo prospettare e trasmettere la migliore ricetta per uscire dalle “secche” di una crisi il cui perimetro non è stato ancora del tutto delineato e che riguarda ognuno di noi. Chi avrà saputo “rispondere” a una diffusa esigenza di “certezze” da recuperare nello sconcerto generale. Da questa inedita “asimmetria” della tornata elettorale, cercano di uscire indenni i big: il voto toscano e aretino avrà conseguenze sulla politica nazionale, mettendo in gioco in primo luogo l’alleanza Pd-5Stelle che guida il Paese, ma non è stata in grado di dialogare a livello locale. Poi la leadership nel centro destra, con il “capitano” che vede stringersi il cerchio delle inchieste e la Meloni che incalza. Conte, Zingaretti, Di Maio, Salvini, la stessa Meloni, su Arezzo e sulla Toscana si giocano, chi prospettive, chi addirittura la sopravvivenza politica.

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Guido Albucci

Guido Albucci

Di tante passioni, di molti interessi. Curioso per predisposizione, comunicatore per inclinazione e preparazione