Processo Coingas Estra, colpo di scena: la Procura deposita il ricorso Ar24Tv

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La vicenda giudiziaria che ha scosso per anni la politica e l'economia aretina è destinata ad avere un seguito. La Procura della Repubblica di Arezzo ha depositato infatti gli atti per il ricorso alla sentenza, pronunciata al Tribunale di Arezzo lo scorso 28 febbraio e le cui motivazioni furono rese note lo scorso 25 maggio. 

Sono 30 i giorni di tempo per impugnare una sentenza, quando la motivazione è depositata successivamente all'udienza, ma entro il quindicesimo giorno dalla pronuncia. 45 giorni, quando si tratta di sentenze con motivazione complessa. E il cosiddetto processo Coingas Estra è davvero tema complesso e controverso, oltre che ampiamente dibattuto. Ma il dispositivo della sentenza del 28 febbraio 2023, o meglio, parti di esso, del collegio del Tribunale di Arezzo presieduto dal giudice Filippo Ruggiero, non ha convinto la pubblica accusa. Conviene precisare subito che non sono emersi nuovi elementi di indagine. Sarebbe impossibile dal punto di vista processuale. L’appello avverso la sentenza è stato predisposto e depositato col fine di rivalutare gli elementi già esaminati in primo grado. La Procura della Repubblica di Arezzo ha quindi impugnato la sentenza del processo Coingas Estra relativamente al filone delle assoluzioni dall'accusa di peculato. Tra gli assolti dal capo d'imputazione di peculato, il 28 febbraio 2023 e ora nuovamente chiamati in causa, il commercialista Marco Cocci, per il quale il  pm Roberto Rossi (nel frattempo nominato dal Csm Procuratore Generale della Corte d'Appello di Ancona) aveva chiesto 4 anni e l'avvocato Pier Ettore Olivetti Rason, 4 anni e sei mesi la richiesta, 3 anni di reclusione e interdizione dai pubblici uffici la condanna. Oltre a loro, viene richiamato in causa per concorso in peculato il presidente di Estra Francesco Macrì, assolto com'è noto da ogni capo d'imputazione. Evidentemente la Procura contesta l'impianto che ha portato alle assoluzioni secondo cui Macrì "non può essere chiamato a rispondere di peculato solo per aver presentato Rason e Staderini", si legge nelle motivazioni rese note lo scorso 25 maggio. Quel "il fatto non sussiste" e quel "per non aver commesso il fatto" pronunciati in aula, insomma, non tornano a chi ha indagato per mesi sulla vicenda principale e sui vari filoni del processo.

In aggiornamento

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Guido Albucci

Guido Albucci

Di tante passioni, di molti interessi. Curioso per predisposizione, comunicatore per inclinazione e preparazione