Processo Coingas, assoluzioni e condanne: fuori le motivazioni

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In quasi 160 pagine redatte dal giudice Michele Nisticò e dal presidente Filippo Ruggiero, le motivazioni della sentenza del processo Coingas, terminato lo scorso 28 febbraio con l'assoluzione per Francesco Macrì dalle accuse di peculato e abuso d'ufficio, di Cocci, Cacioli, Roggi, Scortecci, Pasquini, la condanna di Rason, Bardelli, Amendola, Merelli e Ghinelli a tre mesi per favoreggiamento nella vicenda Multiservizi.

Nella prima parte il corposo documento sintetizza l'esito delle udienze, dalla prima del 2 novembre 2021, fino alla sentenza del 28 febbraio 2023, le varie fasi processuali, i capi di accusa nei confronti degli imputati, la vicenda Staderini, dalle registrazioni all'incidente probatorio, l'esame dei testi, le dichiarazioni spontanee, le nomine e le prestazioni contestate. "Un dibattimento lungo e complesso", così viene definito dagli stessi giudici, in cui Staderini è centrale. "Le prove a carico degli imputati risultano anzitutto - si legge - anche se non esclusivamente, dalle dichiarazioni rese da Sergio Staderini nel corso dell'interrogatorio reso in incidente probatorio all'udienza del 1 giugno 2021" e dalle registrazioni effettuate dall'ex amministratore unico Coingas. Dal cellulare e dal pc, ricordano i giudici, sono venute fuori "registrazioni pienamente utilizzabili in dibattimento, come assodato dalla giurisprudenza".

Gli assolti per favoreggiamento di peculato, Ghinelli, Scortecci, Merelli, Pasquini e Cacioli, "si adoperarono nei loro ruoli, ma non erano consapevoli del reato presupposto", mentre Macrì "non può essere chiamato a rispondere di peculato solo per aver presentato Rason e Staderini" e non era a conoscenza di accordi successivi tra i due. Per quanto riguarda le parcelle contestate, risulta dalle motivazioni che il commercialista Marco Cocci fu pagato da Coingas per attività effettivamente svolte. Diversa la posizione dell'avvocato Pier Ettore Olivetti Rason: una parte delle attività fu effettivamente svolta, mentre per alcuni incarichi personali affidati da Staderini al legale fiorentino, ci fu appropriazione di denaro pubblico.

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