Truffa dei rifiuti, contrasto a logica del mero profitto

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13 imprese in parte specializzate nelle utilizzazioni forestali, in parte operanti nel settore della manutenzione del verde pubblico/privato e in parte nei servizi di autotrasporto, per una maxi illecita gestione di rifiuti speciali e una connessa frode finalizzata all’ottenimento di ingiusti profitti a danno dell’ambiente. Il  plauso dell'amministrazione comunale.

In merito all'operazione “Osiride” l’Amministrazione Comunale di Arezzo ritiene doveroso ringraziare l’Arma dei Carabinieri di Arezzo per aver scoperto una organizzazione con più stabilimenti abusivi utilizzati per un traffico di rifiuti da biomassa vegetale che sfocerebbe nel loro incenerimento illegale.

"Questa è pura logica del mero profitto che, in mani sbagliate e incurante delle conseguenze sull’ambiente e sulla salute dei cittadini, non esita a smaltire biomasse di pessima qualità e speriamo non altro. Questo ancora una volta conferma l’importanza degli impianti di proprietà pubblica, come Aisa Impianti, che recupera i rifiuti urbani sotto forma di materia ed energia. Per sua natura l’impianto di San Zeno non deve fare profitti ma al contrario investire le risorse nel continuo miglioramento. La corretta gestione dei rifiuti solidi urbani, quando è saldamente in mano pubblica, protegge l’ambiente e si automigliora di continuo. Ricordiamo a tutti che l’impianto è sempre visitabile, quindi c’è massima trasparenza; presto produrrà anche biometano che sarà a disposizione dei cittadini; nelle prossime settimane sorgerà Bosco Fratino, il parco urbano che servirà principalmente per catturare anidride carbonica".

L'operazione Osiride

L’indagine ha portato alla luce una organizzazione costituita da più stabilimenti abusivi tra loro interconnessi nei quali giungevano rifiuti della manutenzione di torrenti, del verde pubblico e privato e di aree industriali per essere cippati e rivenduti alle centrali elettriche con la falsa qualifica di biomassa di pregio prodotta da lotti boschivi così consentendo agli autori di questo ‘’sistema’’ l’ottenimento di ingiusti ricavi di alcuni milioni di euro a danno delle risorse pubbliche riservate invece alle vere produzioni di filiera. In particolare due soggetti a cui sono da ricondurre 6 delle 13 imprese coinvolte avevano allestito, in assenza di qualsivoglia autorizzazione edilizia, paesaggistica e ambientale, dei veri propri impianti di trattamento rifiuti mediante i quali eseguivano delle attività finalizzate ad occultare, mediante cippatura, la reale provenienza delle biomasse utilizzate. Una vasta area che fungeva da vero e proprio interporto e centro baricentrico delle attività illecite è stata sottoposta e sequestro preventivo. Sotto sequestro oltre una cinquantina di veicoli professionali appartenenti ai soggetti e alle imprese che a vario titolo hanno contribuito a mettere insieme questo ‘’organismo illecito’’, e, tra queste, alcune collocate in Lombardia, Campania e Calabria. Una rete di imprese impegnate nella manutenzione dei torrenti, di aree industriali e verdi, sia pubbliche che private, dopo aver percepito gli oneri per il corretto smaltimento dei residui vegetali derivanti da quelle lavorazioni, invece di utilizzare  gli stessi e conferire quanto dovuto in impianti autorizzati, li dirottavano in queste piazzole/stabilimenti dove venivano trasformati in cippato "fake’’ per essere rivenduto come biomassa di pregio alle centrali energetiche. L’attività posta in essere dalla Sezione di Polizia Giudiziaria dell’Arma dei Carabinieri ha consentito di ricostruire i movimenti che per mesi hanno collegato gli stabilimenti in questione con i loro conferitori. Un giro milionario sommerso portato alla luce del sole e da qui il nome all’operazione, Osiride, volto a simboleggiare il ritorno ai valori della natura, dell’agricoltura e dell’ambiente alle porte di una primavera ormai prossima. 

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