“Operazione Blofeld” sulle colline aretine, denunciata una coppia di bracconieri

Una indagine complessa e difficile dove il contributo fornito dalla tecnologia è stato determinante per documentare le condotte illecite che frequentemente si verificavano in piena notte in una località remota ma al tempo stesso turisticamente vocata.
I soggetti in questione, noti, conosciuti ed esperti selettori della zona, invece di svolgere la propria attività nel rispetto delle regole e della deontologia che regola la vita del selettore, tendevano vere e proprie trappole agli animali, attirandoli con il cibo e le illuminazioni artificiali per poi abbatterli con mezzi vietati, in orari non consentiti e vicino a civili abitazioni esponendo così residenti e passanti e pericoli per la loro stessa incolumità.
L’attività svolta dai Carabinieri, coordinati dal Pubblico Ministero della Procura di Arezzo, ha permesso di documentare in modo puntuale e dettagliato le modalità di attrazione e cattura della fauna selvatica da parte dei coniugi in questione; in particolare gli animali venivano attratti mediante foraggio all’interno di una piccola radura nella quale un articolato sistema di fili elettrici obbligava gli stessi a compiere un percorso prestabilito che si concludeva di fronte alla linea di tiro di un’altana mimetizzata, qui, un sistema di sensori di movimento, attivava telecamere e luci artificiali permettendo così agli sparatori di prepararsi e fare fuoco.
Una indagine lunga e complessa che ha richiesto l’istallazione di un sistema di videosorveglianza interamente approntato nel bosco con generatori sottoterra e l’impiego di un drone notturno che compiendo voli ad alta quota ha consentito di seguire i tragitti dei bracconieri documentando ogni loro azione.
Le modalità di attrazione e cattura degli animali e i pericoli generati durante gli abbattimenti degli stessi attestano l’esistenza di condotte che nulla hanno a che vedere con l’esercizio venatorio (sia generale che selettivo) perché contrarie a ogni regola e a ogni principio che regola il medesimo.
La caccia in dispregio della sue regole e con queste modalità, assimilabili a vere e proprie imboscate, non può che far ipotizzare il delitto di uccisione di animali trattandosi di abbattimenti non consentiti dalle Leggi e come tali senza necessità.
Nei giorni scorsi i soggetti in questione sono stati sottoposti anche a una perquisizione da parte della Stazione Carabinieri di Badia Al Pino e dai militari della Procura durante la quale sono stati rinvenuti gli strumenti per gli abbattimenti illeciti e tre fucili incustoditi.
Le condotte sopra descritte nel loro complesso sono state poi segnalate al Questore di Arezzo per i provvedimenti di competenza in materia di licenza e porto d’armi da fuoco.