Mafie, Fondazione Caponnetto: "Toscana debole, c'è auto omertà" Audio Salvatore Calleri

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Salvatore Calleri, presidente della Fondazione intitolata a Antonino Caponnetto: "Lupara, cravatta e computer: è il peggior momento degli ultimi 25 anni, con il Covid situazione peggiorata di 20 volte. Le associazioni mafiose hanno liquidità"

Il rapporto della Fondazione Caponnetto: La Toscana “rischia di essere divorata dalla mafia in quanto le cosche fanno quello che vogliono, il principale punto debole è quello che esiste l'auto omertà, ossia la paura di affrontare la mafia in modo effettivo e non a parole”.

E’ quanto denuncia un rapporto dell’osservatorio OmCom presentato dalla Fondazione Caponnetto sui lungarni a Firenze, nel giardino dedicato al magistrato Antonino Caponnetto. Il report riassume varie criticità emerse nella regione Toscana e acuite nel periodo Covid. Intervista a Salvatore Calleri presidente Fondazione Caponnetto Caponnetto 

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Salvatore Calleri presidente Fondazione Caponnetto Caponnetto

Caricato Martedì 21 Luglio 2020 in Cronaca | 1351 visualizzazioni

La Toscana oggi è una terra con alcuni punti deboli in un momento tra l’altro il cui quadro sociale è cambiato. Il principale punto debole è quello che in Toscana esiste la auto-omertà, ossia la paura di affrontare la mafia in modo effettivo e non a parole. La paura di ammettere che la mafia e la criminalità organizzata sono molto presenti. La paura di dover riconoscere che in Toscana si sversano i rifiuti.  “Le  mafie  in  Toscana  non  ricorrono  a  manifestazioni  eclatanti:  omicidi,  attentati  oggi  non  fanno  parte  della  loro  strategia” che, invece, “si  realizza  con  l’acquisizione  di  settori  economici  sempre  più  importanti”. Così il Procuratore distrettuale antimafia di Firenze, Giuseppe Creazzo, si è espresso, il 10 ottobre 2019, in occasione del rinnovo dell’“Intesa per la prevenzione  dei  tentativi  di  infiltrazione  della  criminalità  organizzata  negli  appalti  pubblici”,  siglata tra la Prefettura di Firenze e i Comuni della provincia. Un accordo che, non a caso, nella circostanza è stato integrato nelle procedure di monitoraggio e controllo, al fine di prevenire il rischio dell’infiltrazione criminale proprio in quei settori che, in una regione come la Toscana, risultano particolarmente appetibili per le mafie. L’iniziativa si affianca alla delibera del Consiglio regionale della Toscana, adottata nel primo semestre del 2019, che mira a rafforzare le disposizioni organizzative sulle procedure per l’affidamento di lavori in materia di appalti pubblici. A sostegno di tali risoluzioni, il Procuratore ha voluto, inoltre, precisare che dalle indagini emerge come “forze camorristiche, della  ‘ndrangheta e di  cosa nostra siano  ben presenti in  Toscana,  ma  anche come alcuni  imprenditori,  assolutamente alieni all’ambiente mafioso, si siano lasciati tentare dal fare affari con loro”. Rispetto alle criticità evidenziate,  il supporto  della DIA  e delle Forze di polizia assume un’importanza fondamentale non  solo  per la  tutela del  settore  degli appalti pubblici, ma  anche,  indirettamente, per la  salvaguardia degli Enti locali che assegnano le commesse. Da una prima analisi delle interdittive antimafia adottate nel semestre in esame dai Prefetti toscani, sono risultate maggiormente esposte agli interessi delle mafie le aziende operanti nei settori della ristorazione, delle attività ricettive, del commercio  e dei servizi, per legami con la criminalità organizzata campana, calabrese e siciliana.

Occorre richiamare anche i provvedimenti emessi  dai Prefetti di Verona e di Vibo Valentia nei confronti di aziende con sede legale nelle rispettive province, ma con interessi in Toscana. Altri elementi di valutazione circa le presenze di criminalità organizzata nella Regione possono essere estrapolati  dalla lettura  dei dati, riferiti  alla Toscana, resi noti dall’Agenzia nazionale per  l’amministrazione  e la destinazione  dei  beni  sequestrati  e  confiscati  alla  criminalità  organizzata. Allo stato attuale, sono in corso le procedure per la gestione di ben immobili confiscati, mentre altri sono già stati destinati. Risultano, inoltre in corso le procedure  per la gestione di 44 aziende,  mentre 11 sono  state già destinate. Alberghi, ristoranti, attività immobiliari, commercio all’ingrosso, costruzioni, attività  manifatturiere ed edili, terreni agricoli, appartamenti, ville, fabbricati industriali, negozi, sono solo alcune tra le tipologie di beni sottratti alle mafie in Toscana, concentrati, seguendo un ordine quantitativo  decrescente, nelle province di Lucca, Firenze, Arezzo, Pisa, Livorno, Pistoia, Prato, Massa Carrara, Siena e Grosseto. Per quanto riguarda la  ‘ndrangheta,  in Toscana  non risultano attivi  locali,  espressivi  di un radicamento  territoriale consolidato. Emergono, invece, presenze di esponenti delle  ‘ndrine,  che potrebbero  rappresentare  cellule primarie  con legami di sangue tra i componenti e costituite, quindi, dalla famiglia naturale del  capo-bastone, cui se ne aggregano altre. Queste operano,conformemente alle consolidate strategie della mafia calabrese, mantenendo il centro nevralgico in Calabria, ma  svolgendo  molte attività criminose,  specie  quelle connesse  al reimpiego di capitali, attraverso una costante opera di proiezione fuori dall’area di origine, confondendosi  nelle realtà locali dove costituiscono strutture periferiche dotate di un limitato autogoverno. Il livello di diffusione degli interessi della  ‘ndrangheta  nel tessuto socio-economico  toscano, emerso  dagli esiti info-investigativi, tende a far ritenere la criminalità organizzata calabrese, al momento, quella più diffusa nella Regione. Un territorio in cui appare attrattivo per le mafie anche per i tradizionali intenti criminali, come il traffico di droga, l’usura, le estorsioni e il riciclaggio. E proprio nel riciclaggio, abbinato a tentativi di infiltrazione dell’economia legale, i sodalizi calabresi inToscana hanno confermato la tendenza a diversificare gli investimenti, rafforzando la propria presenza imprenditoriale in diversi contesti economico-finanziari, grazie anche ad una rete collusiva di appoggio. Un’analisi che trova conferma nelle conclusioni della pubblicazione della Banca d’Italia, dal titolo“Gli  effetti  della ‘ndrangheta sull’economia reale: evidenze  a livello di impresa”. Nel documento vengono, in particolare, illustrati i possibili effetti negativi che l’infiltrazione della criminalità organizzata determina sulla crescita aggregata di lungo periodo nei contesti del centro-nord. I risultati del lavoro mettono in evidenza la tendenza della mafia calabrese ad infiltrare soprattutto imprese che si trovano in periodi di difficoltà finanziaria, che operano in settori maggiormente legati alla domanda pubblica o più adatti al riciclaggio, mettendo in risalto come l’infiltrazione, in tali casi, faccia registrare un significativo aumento del fatturato delle imprese coinvolte. In linea con  le considerazioni sin qui formulate, la riscontrata presenza nello scenario  criminale  toscano di soggetti affiliati o comunque ritenuti vicini ad organizzazioni criminali di  matrice siciliana1598,  in  particolare  Cosa nostra, non si fonda sul canonico controllo del territorio, bensì su forme e tentativi di infiltrazione nell’economia e nella finanza locali e di condizionamento dell’azione pubblica, funzionali soprattutto al controllo degli appalti. Dedita prevalentemente al reinvestimento di capitali illeciti, la criminalità siciliana si avvale anche di figure professionali dotate di competenze specifiche in materia tributaria, finanziaria e fiscale. Significativi e le menti al riguardo sono emersi negli esiti dell’operazione“Golden wood” , eseguita dalla Guardia di finanza a Prato all’inizio del 2020, nell’ambito della quale sono  stati tratti in arresto 12 persone  (7 delle quali residenti in provincia di Palermo) ritenute responsabili di associazione finalizzata ad una serie di reati di riciclaggio, auto-riciclaggio, emissione di fatture per operazioni inesistenti, intestazione fittizia di beni, contraffazione di documenti ed altro, molti dei quali aggravati dalla finalità di agevolare l’associazione mafiosa denominata cosa nostra. L’indagine, che sarà oggetto di più approfondita analisi nella prossima Relazione, ha riguardato un consistente flusso di denaro proveniente dalla Sicilia, alimentato dagli illeciti proventi della famiglia mafiosa palermitana di CORSO DEI MILLE, riciclati attraverso imprese, per lo più inesistenti, operanti  nel commercio  di  pallets, con sedi in Toscana,  in Sicilia  e  nel Lazio.  In  particolare, il  capo  dell’organizzazione,  nel periodo  in cui  il  boss  della  famiglia di CORSO DEI MILLE è stato detenuto presso la Casa Circondariale di Prato, si era attivato“per mettere a  sua disposizione un  immobile  (in provincia di Firenze)  dove lo stesso  veniva collocato agli arresti  domiciliari,  ed un  telefono al fine di consentirgli di avere contatti, in violazione delle prescrizioni imposte dall’A.G.”,  con appartenenti alla  cosca.
Le attività criminali legate agli ambiti  camorristici in Toscana non forniscono un profilo unitario, risultando distribuite in maniera eterogenea sul  territorio regionale, con  insediamenti  sulla costa  tirrenica, nelle province  di Grosseto, Arezzo, Prato, Pistoia e Lucca. A fattor  comune, si percepisce come la  camorra,  contravvenendo a quelli che sono in linea generale  i propri canoni operativi, stia mirando a mantenere un profilo basso, evitando azioni criminose eclatanti, tali da attirare l’attenzione degli inquirenti. Infatti, al di là dei risultati investigativi e giudiziari riferibili al semestre  in esame, sembra che anche i  clan  di  camorra stiano facendo ricorso a più sofisticate modalità di infiltrazione, mettendo a disposizione delle aziende in crisi il proprio supporto (finanziamenti, manodopera in nero, forniture di materie  prime, ecc.), mirando, in definitiva, a fagocitare attività imprenditoriali o rami dell’economia locale nella propria sfera criminale. La pressione estorsiva resta, comunque, uno degli strumenti essenziali attraverso cui i sodalizi campani esprimono la propria forza, accrescono  il proprio potere e reperiscono le risorse per gli investimenti nei settori turistici e dei locali pubblici. In Toscana risulta da tempo consistente anche la presenza di una  criminalità straniera, prevalentemente  di origine cinese, balcanica e nordafricana, che ha trovato nella Regione un tessuto economico-sociale  prospero, connotato da un efficiente sistema infrastrutturale (terrestre, marittimo e aereo) che, agevolando ogni forma di connettività, viene indebitamente sfruttato anche per i traffici illegali e forme di“pendolarismo criminale” (così per il narcotraffico e di reinvestimento dei proventi illeciti). Queste organizzazioni operano con metodologie assimilabili a quelle di stampo mafioso “tradizionali”, con le quali tal ora creano collaborazioni o alleanze finalizzate all’ottimizzazione dei guadagni. Significativa al riguardo l’interdittiva emessa, a gennaio del 2020, dalla Prefettura di  Prato  nei confronti  di  un’azienda  operante nel  commercio,  la  cui  compagine  societaria,  composta  da  italiani e cinesi, è stata ritenuta a rischio d’infiltrazione mafiosa per la vicinanza ad un  clan  di  camorra. In ogni caso, si continua ad assistere ad una ripartizione, per grandi linee, delle attività  delinquenziali cui i gruppi di diversa provenienza etnica sono prevalentemente dediti. La  criminalità  organizzata  cinese, concentrata soprattutto nell’area che abbraccia le province di Firenze e di Prato, con propaggini  in provincia di Pistoia, si conferma un insidioso fenomeno per l’intrinseca ed impenetrabile componente “solidale”, ma soprattutto per le ricadute che la contraffazione dei marchi e il contrabbando dei prodotti determinano a lungo termine sui mercati e sull’economia legale, specie nella filiera del tessile e dell’abbigliamento.  Un  settore ove,  notoriamente, le  ditte cinesi  avviano  la  produzione  con  gravi violazioni  della normativa ambientale,  sanitaria  e del lavoro, spesso con l’impiego di manodopera clandestina nonché irregolarità in materia di sicurezza. Un fenomeno che viaggia parallelamente a sistemi di trasferimento illegale di capitali, desumibili anche da numerose  segnalazioni  per operazioni  sospette  e da indagini che, nel recente passato, hanno profilato ipotesi di riciclaggio. Oltre  a ciò, la criminalità cinese gestisce importanti giri di affari legati  allo sfruttamento della prostituzione, anche all’interno di circoli e locali notturni, nonché bische clandestine e sale per il gioco d’azzardo. Si richiamano gli esiti investigativi che, a settembre del 2019, hanno consentito alla Procura della Repubblica fiorentina di contestare il reato associativo di tipo mafioso nei confronti di soggetti, già coinvolti nell’indagine “China truck” per analoghi fatti, conclusa nel mese di gennaio del 2018. Va precisato che l’evoluzione giudiziaria dell’indagine“China truck” era favorevole agli indagati, ai quali non veniva riconosciuta l’associazione mafiosa. La  criminalità  organizzata  albanese  continua ad occuparsi prevalentemente del traffico di sostanze stupefacenti, ma non rinuncia a realizzare importanti proventi illeciti attraverso altre attività  criminali, come lo sfruttamento della prostituzione, attuato  anche in forma organizzata con gruppi  di romeni o nigeriani. Quelle albanesi sono organizzazioni criminali di difficile disarticolazione, per la loro abilità nel rivitalizzarsi e rinnovarsi attraverso affiliazioni,  consolidate  dai legami familiari e dalla comune provenienza geografica, nonché per la capacità di mantenere legami anche all’estero. Ormai da anni sono  consolidate  nella Regione presenze provenienti dal Nord  e Centro Africa,  in particolare, elementi appartenenti  ad organizzazioni di origine sia maghrebina (provenienti dal Marocco,  dalla Tunisia e dall’Algeria)  che nigeriana. Con riferimento a questi ultimi contesti criminali  desta preoccupazione  il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione che spesso degenera in forme di riduzione in schiavitù  e, al riguardo, si richiama il  progetto regionale “anti-tratta”. Come osservato, il  narcotraffico  risulta l’attività illecita privilegiata dai gruppi criminali stranieri, poiché il consumo di sostanze stupefacenti, in crescita in tutta la Regione, alimenta un mercato sempre più fiorente, che viene gestito dai  sodalizi,  separatamente o  in sinergia, in base ai contingenti interessi  delle  piazze.  I  gruppi albanesi (e in modo residuo i romeni) conservano una posizione dominante nel traffico, anche internazionale, di cocaina  ed eroina, mentre il commercio  di  hashish  e  marijuana è gestito soprattutto dai gruppi  nordafricani. Nello spaccio di piazza,  sostanzialmente gestito  da tunisini e marocchini, si sta affermando anche la manovalanza nigeriana, che peraltro resta strettamente connessa  alla struttura gerarchicamente  superiore,  la  quale gestisce itrafficidimaggiorrilevanza. La  Toscana,  per il proprio dinamismo  economico,  continua a essere  un polo  di  attrazione anche  per i gruppi provenienti dai paesi satelliti dell’ex Unione Sovietica, in particolare ucraini, moldavi  e georgiani, con una particolare concentrazione nella zona della Versilia, in provincia di Lucca.

Provincia di Firenze
Come ripetutamente sostenuto, a Firenze e in tutte le province toscane, molteplici sono  gli interessi criminali delle mafie tradizionali verso la fiorente imprenditoria toscana, soprattutto in quei settori, come quello del turismo, della ristorazione e del tessile, che costituiscono eccellenze a livello nazionale. Nell’ambito delle correlate strategie di contrasto attuate sul territorio fiorentino, la Guardia di Finanza, il 5 dicembre 2019, ha sequestrato  il patrimonio immobiliare e aziendale, per un valore complessivo  di circa due milioni di euro, riconducibile ad un soggetto originario di Reggio Calabria. La misura di prevenzione, che ha trovato presupposto nella pericolosità sociale dell’imprenditore e nella dimostrata provenienza illecita dei beni direttamente a lui intestati, è stata estesa anche a quote sociali, ad aziende e alle movimentazioni economico-finanziarieri conducibili allo stesso per il tramite dei suoi familiari, ritenendole, sia sotto l’aspetto formale, sia sotto l’aspetto sostanziale, in una linea di evidente continuità rispetto alle attività  pregresse del soggetto proposto. Il destinatario della misura era stato arrestato nel corso dell’operazione“Vello d’Oro”del febbraio 2018, che aveva confermato l’operatività nella provincia di  sodalizi  criminali  calabresi, con  la contestazione agli arrestati dei reati di associazione di tipo mafioso, riciclaggio, autoriciclaggio, reimpiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita, usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, trasferimento fraudolento di valori, frode fiscale, associazione per delinquere finalizzata all’emissione di false fatturazioni, reati fallimentari ed altro. Nell’inchiesta erano stati coinvolti anche imprenditori conciari toscani e sono state raggiunte  da provvedimenti ablativi anche aziende operanti all’estero.
Anche la criminalità albanese si è ritagliata nella città, un proprio ambito di operatività connessa allo spaccio di stupefacenti. In tal ambito si cita l’operazione  “Sabbia  2” ,  conclusa  dai Carabinieri il 12 dicembre 2019, con l’esecuzione in provincia di Firenze di un’ordinanza di custodia  cautelare emessa  nei confronti di un sodalizio italo-albanese composto da 9 soggetti ritenuti responsabili di traffico di marijuana  e cocaina  provenienti dall’Albania, che serviva ad alimentare le piazze dispaccio del capoluogo toscano. Il traffico di droga avveniva, peraltro, con  il coinvolgimento di  un soggetto della  provincia  di  Vibo Valentia contiguo alla  ‘ndrangheta  che utilizzava in una pizzeria a Montecatini Terme(PT) per intrattenere i rapporti illeciti con i trafficanti albanesi nell’interesse della consorteria calabrese. Si registrano nel capoluogo toscano anche presenze criminali di sodalizi romeni dediti soprattutto  a reati di tipo predatorio. Emblematica, in tal senso, è l’operazione del 9 ottobre 2019 nel cui ambito i Carabinieri di Firenze hanno eseguito un provvedimento di fermo nei confronti di un  gruppo  criminale, composto  da 4 romeni ed un albanese, che si spostavano dalla Romania all’Italia per compiere delitti  contro il patrimonio. L’associazione criminale, attiva sia in Italia che in altri Paesi europei, composta  complessivamente  da 13 cittadini romeni ed un albanese (tutti indagati), era dedita alla commissione di furti in abitazioni e in esercizi commerciali,  rapine in sale scommesse  (slot), e ricettazione di veicoli. Il sodalizio, oltre ad avere la disponibilità di armi, agiva con particolare violenza attraverso varie “batterie” e con un’intercambiabilità nei ruoli.

RAPPORTO DCSA 2020

CITTÀ METROPOLITANA DI FIRENZE

La Città metropolitana di Firenze è un ente territoriale di area vasta il cui territorio coincide con quello della preesistente provincia. Istituita l'8 aprile 2014, è operativa dal 1° gennaio 2015 con una popolazione di 1.011.349 abitanti.

INCIDENZA PERCENTUALE DEI DATI SUL COMPLESSIVO NAZIONALE

Nel 2019, nella città metropolitana di Firenze è stato registrato l'1,44% delle operazioni antidroga svolte sul territorio nazionale, lo 0,25% delle sostanze sequestrate (kg) e l'1,67% delle persone segnalate all’Autorità Giudiziaria.

OPERAZIONI ANTIDROGA

Nell'area metropolitana di Firenze nel 2019, sono state effettuate 372 operazioni antidroga, con un decremento del 2,11% rispetto all’anno precedente, corrispondenti all'1,44% del totale nazionale.
Nell'ultimo quinquennio i valori più consistenti sono stati osservati nel 2017, con 544, e nel 2016, con 497; i dati più bassi nell'anno in esame, con 372 e nel 2018, con 380.

SOSTANZE SEQUESTRATE

Nel 2019, in questa area metropolitana le sostanze sequestrate sono diminuite del 90,82%, passando da kg 1.139,48 del 2018 a kg 104,64 del 2019, i cui dati vengono illustrati in dettaglio nel grafico sottostante.
Andamento quinquennale
... L’andamento dei sequestri per tipo di droga nell’ultimo quinquennio:
si evidenziano i picchi massimi per l’eroina nell'anno in esame, con kg 9,58; per la cocaina nel 2018, con kg.37,82; per l’hashish nel 2018, con kg 947,28; per la marijuana nel 2018, con kg.150,65; per le piante di cannabis nel 2016, con 865 piante e per le droghe sintetiche nell'anno in esame, con 191 dosi.

PERSONE SEGNALATE ALL'AUTORITÀ GIUDIZIARIA

In questa area metropolitana, sono state denunciate all’Autorità Giudiziaria per reati sugli stupefacenti 583 persone, delle quali 325 in stato di arresto, con un incremento dell'8,57% rispetto all’anno precedente, corrispondenti all'1,67% del totale nazionale.
Stranieri
Gli stranieri coinvolti nel narcotraffico sono stati 370, dei quali 248 in stato di arresto, con un incremento del 2,21% rispetto all’anno precedente, corrispondenti al 2,69% dei segnalati a livello nazionale.
Le nazionalità prevalenti sono quelle albanese, marocchina, nigeriana, gambiana e tunisina.
Le denunce hanno riguardato per il 90,81% il reato di traffico/spaccio e per il 9,19% quello di associazione finalizzata al traffico di droga.
Minori
I minori denunciati all’Autorità Giudiziaria per reati sugli stupefacenti sono stati 16, dei quali 4 in stato di arresto, con un decremento del 20,00% rispetto all’anno precedente, corrispondenti all'1,25% dei minori segnalati a livello nazionale. Dei 16 minori denunciati per i reati concernente gli stupefacenti, 1 è straniero, di nazionalità polacca.

DECESSI

In questa area metropolitana i casi di decessi, provocati all’abuso di sostanze stupefacenti, sono diminuiti del 15,38% passando da 13 del 2018 a 11 del 2019, corrispondenti al 2,95% del totale nazionale.

RIFLESSIONI ED ANALISI

Dai rapporti pregressi e dalle ultime operazioni emerge un quadro che non va in alcun modo sottovalutato.
Emergono in primis ben presenti sul territorio sia gruppi riconducibili alle famiglie mafiose siciliane, calabresi e campane che gruppi criminali più o meno organizzata di nazionalità straniera in particolare albanesi, nordafricani e nigeriani-gambiani.
L'attenzione dei siciliani benché se ne parli poco è ben presente. L'ultima operazione in proposito del 2020 ha visto la famiglia di Corso dei Mille di Palermo ben radicata a Prato e a Firenze. I clan siciliani storicamente si sono specializzati in italia ed all'estero nelle intermediazioni immobiliari, pertanto da un punto di vista strettamente analitico occorrerrebbe iniziare a fare dei controlli a tappeto. Degno di nota pure l'interessamento delle cosche palermitane degli Acquasanti e degli Arenella in merito alle corse dei cavalli. Si veda in tal senso l'indagine "mani in pasta" e relativo pestaggio del fantino. Non si può inoltre non notare poi non notare la presenza dei fratelli Sutera a Firenze.
I clan calabresi da tempo son pure presenti organizzati in modo organico pure nel narcotraffico come la recente indagine che ha coinvolto Dicomano dove risultano presenti da almeno 20 anni. I campi d'interesse sono variegati, in tal senso non si può non notare il loro interesse per la Stazione AV Foster ed il commissariamento di una importante società multiservizi che operava pure sulla FI-PI-LI. Bisogna capire se, come probabile, vi è una presenza dei clan calabresi ma non solo alla Mercafir dove anni fa si registrò un episodio di presenza 'ndranghetista su richiesta. Successivamente nel 2019 si è assistito ad una spedizione punitiva su cui poi è calato il sipario. È necessario approfondire.
I clan campani anch'essi sono innamorati del nostro territorio da tempo. Attivi nei settori tradizionali tipici delle mafie hanno investito in numerose attività. Nel tempo si possono trovare presenze storiche tra tutti dei Terracciano. Inoltre son presenti imprenditori che operano per i clan, vedasi in tal senso le numerose operazioni avvenute nel corso dell'anno.
I clan albanesi son anch'essi presenti e ben radicati in accordo con gli italiani. Il trafficomdi droga è la loro specializzazione. Bisogna seguire i loro soldi per vedere dove le stanno investendo. In alcune zone della città si assiste ad un fiorire di investimenti albanesi. Alcuni di questi saranno frutto di riciclaggio. Operano spesso in asse con i calabresi.
I clan cinesi son forti e radicati. L'area Firenze, Prato ed Osmannoro è considerata centrale a livello nazionale per la loro mafia/criminalità organizzata. Ultimamente è emerso che per i canali internazionali di riciclaggio si servono pure di un canale comune con i clan calabresi.
I clan nordafricani son presenti da tempo e si dedicano per lo più allo spaccio di droga.
I clan nigeriani a Firenze son ben presenti e sempre più radicati in vere e proprie piazze di spaccio quali le cascine, la fortezza da basso e la stazione smn. Operano con i gambiani che sono per il momento la loro manovalanza, ma non è detto che continui così in eterno. Nei loro confronti sono state fatte diverse operazioni ma al momento non gli è stato imputato l'art. 416 c.p. dell'associazione a delinquere e nemmeno il 416bis c.p. associazione mafipsa come in altre parti d'Italia. Questo non permette di colpirli in modo efficace.
A Firenze vi sono pure tracce e presenze di clan pugliesigeorgiani e rumeni. I georgiani sono specializzati nei furti, i rumeni nella prostituzione.

SETTORI D'INTERVENTO DA TENERE SOTTO STRETTA OSSERVAZIONE

In tempi di covid e conseguente crisi economica bisogna prestare alle mafie ed alla criminalità maggiore attenzione in quanto la loro forza economica aumenta esponenzialmente in tempi di pandemia. Il rischio è quindi altissimo.
Rischio usura. Di usura si parla poco. I casi denunciati sono pochi ma tutti sanno che esiste. Anzi siamo di fronte ad un fenomeno che per la crisi aumenterà in modo considerevole. Le vittime di usura purtroppo sono vittime spesso anche dei naturali meccanismi burocratici. Si assiste alla spasmodica lentezza dei risarcimenti anche dopo le sentenze di condanna degli usurai. La vittima rimane spesso sola. Bisogna trovare il modo, anche normativo, di intervenire
per dare un maggior ristoro preventivo alle vittime d'usura.
Riciclaggio. La crisi economica aumenterà il già alto rischio di riciclaggio esistente nell'aerea di Firenze. Le attività economiche tra le quali la ristorazione, gli alberghi, garage privati, determinate tipologie di negozi sono di sicuro interesse per i clan. È stimabile che il 70% delle nuove acquisizioni in alcune zone del centro possan essere frutto di riciclaggio.
Intermediazioni/acquisti immobiliari. Un altro terreno che interessa le organizzazioni criminali è in generale il settore degli immobili. Firenze è un mercato che fa gola. Se ne parla troppo poco. È altamente probabile l'interesse in proposito di numerosi clan.
Caporalato. È presente pure il caporalato. L'ultima operazione, che non è l'unica, dimpstra la tendenza in atto. Verrà redatto un report ad hoc.
Piazze di spaccio.  A Firenze cade un tabù. Oramai son presenti ed è un fenomeno da non sottovalutare. Non si può permettere che una parte del territorio fiorentino sfugga al controllo delle forze dell'ordine. Non siamo ancora al punto di non ritorno e le ultime operazioni di alleggerimento lo dimostrano ma non bastano. Le tre principali, ma ce ne sono altre di minori dimensioni sono: cascine, fortezza e stazione smn.
Zoomafia. Secondo il Rapporto Zoomafia della LAV, la Toscana per la sua posizione rappresenta un nodo importante per i traffici di animali. Non bisogna dimenticare, infatti, che sono state portate a termine diverse indagini sul traffico di cuccioli che hanno fatto emergere vere e proprie organizzazioni dedite a tale delitto, come pure, soprattutto in passato, inchieste sui combattimenti tra cani, con sequestri di allevamenti abusivi, che vedevano attivi gruppi organizzati e diramati a livello nazionale. Nelle prossime settimane sarà diffuso il nuovo Rapporto Zoomafia 2020 con il patrocinio della Fondazione Antonino Caponnetto.
Parcheggiatori abusivi. I parcheggiatori abusivi da diversi anni hanno manifestato la loro presenza a Firenze. Son essenzialmente divisi in tre gruppi. Gli italiani di origine meridionale. I gruppi di nomadi. I centraficani. Sono forme di criminalità basiche ed in alcuni casi organizzate come dimostra la recente operazione della polizia locale di Firenze che ha prodotto dei risultati notevoli. La situazione nonostante sia migliorata dopo la suddetta operazione non va trascurata.
Gioco e scommesse. Siamo di fronte ad un settore che interessa le organizzazioni criminali e che interessa la nostra città.
Appalti. Sono un settore tradizionale delle forme mafiose. Firenze è appetibile pure in questo delicato settore specialmente in quelli pubblici ma pure in quelli privati che verranno rilanciati con lo sgravio del 110%.
Rifiuti. La situazione inerente i rifiuti va monitorata con la massima attenzione.

CONCLUSIONI

In un periodo così difficile economicamente è necessario cambiare registro rapidamente. Bisogna agire prima che i fenomeni criminali avvengano per contenerli e combatterli in modo maggiormente efficace. Bisogna quando dei soggetti acquistano dei beni o subentrano in delle attività, domandarsi chi sono? Cosa fanno? Di chi sono amici? Di chi si circondano? Da dove prensono i soldi? Se le cinque domande non ricevono risposte chiare ed adeguate siamo di fronte ad un rischio criminale altissimo.
Dobbiamo quindi agire con intelligenza favorendo quella che si può definire la lotta alla mafia ed alla criminalità del giorno prima basandosi sulle analisi avanzate ed investendoci le risorse necessarie.
Oggi non possiamo permettere che le organizzazioni criminali guadagnino terreno, sarebbe un errore mortale per il nostro amato territorio.

Tags: Toscana mafia Fondazione Caponnetto

Guido Albucci

Guido Albucci

Di tante passioni, di molti interessi. Curioso per predisposizione, comunicatore per inclinazione e preparazione