Conti pubblici, D'Ettore: "I messaggini rapidi non servono, proviamo a riflettere dati alla mano"

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Il parlamentare aretino di Forza Italia Maurizio D'Ettore preoccupato per la situazione dei conti pubblici italiani: "La politica, prima o poi, tornerà ad occuparsi con maggior rigore e chiarezza della realtà economica del Paese"

"So bene - dichiara D'Ettore - che oggi va di moda il messaggino rapido e lo slogan ad effetto corredato da opportuna foto con sorriso, ma provo comunque a ragionare pacatamente con dati e numeri reali, tratti interamente da fonti terze, sulle prospettive della legge di bilancio 2020. La politica, prima o poi, tornerà ad occuparsi con maggior rigore e chiarezza della realtà economica del Paese e della complessità dei problemi che non si risolvono mediante facili spot.

La lettera di Conte e Tria alla Commissione europea non indica un obiettivo di deficit per il 2020 ma “reitera l’impegno a raggiungere un miglioramento strutturale in linea con le regole del Patto di Stabilità e Crescita". Il DEF indicava come obiettivo programmatico un deficit del 2,1 per cento del Pil e non è chiaro se tale deficit sarà considerato come adeguato per garantire un miglioramento strutturale in linea con le regole europee. Per il momento assumiamo che lo sia e concentriamoci sulle intenzioni del governo. La lettera alla Commissione conferma che il governo non intende aumentare l’IVA. Ma per raggiungere l’obiettivo del 2,1 per cento di deficit senza aumentare l’IVA occorre trovare 23 miliardi. A ciò si aggiunga che il governo sembrerebbe orientato a introdurre la “flat tax”. Non è chiaro in che forma questa sarebbe introdotta, ma il Vice Presidente del Consiglio Salvini ha indicato più volte che i benefici della flat tax varranno “almeno 15 miliardi”. Inoltre, è possibile che il quadro programmatico del DEF non comprenda le cosiddette “spese indifferibili”, che qui si assume arrivino a un miliardo.

Quindi, prima del pacchetto fiscale approvato recentemente, introdurre la flat tax, evitare l’aumento dell’IVA, finanziare le spese indifferibili e raggiungere l’obiettivo del 2,1 per cento di deficit avrebbe richiesto di trovare 39 miliardi.
Che implicazioni ha questo pacchetto fiscale per il 2020? In altri termini, in che misura le variazioni di entrate e di spesa per il 2019 si trascinano al 2020?

Il miglioramento dei conti per il 2020 potrebbe valere circa 10 miliardi, pari alla differenza tra risparmi (11,2 miliardi), e nuove spese (1,2 miliardi). Quanto manca quindi al governo per il 2020? Dai 39 miliardi del quadro pre-pacchetto occorre sottrarre 10 miliardi: servono quindi 29 miliardi!
Il Governo ha indicato che intende trovare risorse attraverso la revisione della spesa e la riduzione delle spese fiscali. Sembra però difficile ottenere in tempi  brevi risparmi sul lato della spesa per importi elevati senza procedere a tagli lineari (o all’assorbimento degli “80 euro di Renzi” che valgono quasi 10 miliardi  e sono classificati dall’ISTAT come spesa pubblica, e non come riduzione della tassazione); - per quanto riguarda le spese fiscali, gli importi potrebbero invece  essere rilevanti, ma un intervento di questo tipo consisterebbe in eliminazioni di deduzioni e detrazioni che, per quanto appropriate, si tradurrebbero in un  aumento dell’imposizione fiscale. 
Non è quindi chiaro al momento come nel 2020 il governo possa raggiungere al tempo stesso gli obiettivi di un deficit in linea con le regole europee e di una riduzione della pressione fiscale, anche alla luce delle decisioni di spesa per Quota 100 e RdC che, seppure più contenute del previsto, avranno il loro effetto pieno il prossimo anno. (Fonte: OCPI, osservatorio sui conti pubblici italiani)".

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Guido Albucci

Guido Albucci

Di tante passioni, di molti interessi. Curioso per predisposizione, comunicatore per inclinazione e preparazione