"Com'eri vestita?", una mostra con gli abiti delle donne vittime di stupro

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Curata dall’associazione Pronto Donna con il patrocino e il contributo dell’assessorato alle pari opportunità del Comune di Arezzo, è stata inaugurata la mostra “Com’eri vestita?” nel cortile d’ingresso di palazzo comunale. Rimarrà aperta fino a domenica 10 dicembre a ingresso libero. Il titolo prende spunto dalla poesia “What I was wearing” (Cosa indossavo) di Mary Simmerling.

Offre un’esposizione degli abiti indossati dalle donne nel momento in cui hanno subito violenza, con accanto testimonianze delle vittime stesse. Il percorso narrativo è in italiano e tradotto in inglese, spagnolo e francese.
“Proseguono le iniziative – ha dichiarato l’assessore Giovanna Carlettini – organizzate in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Dal palcoscenico teatrale, scelto per il trittico di spettacoli che ha avuto inizio sabato scorso con grande successo e che si concluderà la prossima settimana, ci spostiamo a palazzo comunale. La location riveste un particolare valore simbolico: la casa degli aretini manifesta sdegno e condanna verso ogni forma di violenza sulle donne, da quella esercitata nella forma più brutale a quella più subliminale. Da parte dell’amministrazione non ci sarà alcun cedimento su questo tema”.
“Naturalmente – ha sottolineato Loretta Gianni di Pronto Donna – l’iniziativa nasce per sensibilizzare il pubblico su un tema terribile e sradicare il pregiudizio che la donna avrebbe potuto evitare lo stupro se solo avesse indossato abiti meno provocanti. È dunque uno stimolo a riflettere, identificarsi nelle storie narrate e a prendere atto di quanto siano comuni gli abiti che le vittime indossavano”.
Il consigliere comunale Roberto Cucciniello: “ricordo che nelle sedi dei quattro quartieri della Giostra la mostra ha altrettante appendici che potranno essere visitate congiuntamente grazie a un percorso itinerante che prevede la partenza da piazza San Domenico alle 15 di domenica 26 novembre. È vero che l’evento in questione ci cala in una triste realtà ma crediamo che la consapevolezza sia la base di partenza per combatterla e fare in modo che i giovani maturino una forte sensibilità culturale”.

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